21.09.2005
Il coordinatore degli assessori all'Ambiente Tommasi: il ministro ha disatteso gli impegni. Parte un giro di incontri con enti locali e associazioni per avviare un percorso di concertazione. E da alcune giunte la minaccia di ricorsi alla Corte costituzionale. «È stato disatteso un impegno preso dal ministro», quello della collaborazione nella stesura dei decreti attuativi dalla legge delega ambientale che riscrivono l'intera normativa italiana in materia. Le bozze diffuse sinora «danno adito a sempre più consistenti preoccupazioni da parte delle regioni», tali che qualcuna «ha annunciato ricorso alla
Corte costituzionale» qualora non intervengano modifiche. È netto il capofila dell'Ambiente delle regioni italiane Diego Tommasi, assessore della giunta calabrese, nel giudizio delle bozze diffuse sui testi della Delega ambientale, e netto è il giudizio anche su quelle non diffuse ancora: «Ci preoccupa molto il decreto sulle aree protette non ancora emanato - spiega Tommasi - non vorremmo ci fosse un blitz». Però, spiega, «non vogliamo aprire un conflitto con il governo, ma verificare se ci sono le condizioni per scrivere i decreti attuativi di concerto: a oggi mi sembra le condizioni non ci siano, ma siamo in attesa». Parole a cui seguono quelle di Legambiente, per bocca del presidente Roberto Della Seta, che ricorda subito che senza il parere della Conferenza Stato Regioni le nuove norme ambientali non possono essere. Un punto centrale nella battaglia contro un testo che tutti gli ambientalisti hanno bocciato nettamente.
Ecco perché il numero uno dell’associazione si rivolge a Vasco Errani chiedendogli che la Conferenza si esprima «sui testi dei decreti avvalendosi di una consultazione con tutti i soggetti interessati». Problemi di metodo, lacune e contraddizioni nel merito. E anche, come denuncia ancora Tommasi, una conseguenza non trascurabile: «La concentrazione nelle mani del governo di competenze e azioni che prima erano di concerto con le regioni». A questo punto, dopo aver ricevuto le bozze ufficiali, «la prossima settimana incontreremo Anci, Upi e Uncem, e a seguire le associazioni ambientaliste e di categoria, i sindacati, Confindustria, Federambiente e così via, per creare un percorso comune e aprire un tavolo istituzionale di concertazione. Se dal governo verificheremo posizione rigide, ci saranno ripercussioni di natura politico istituzionale». Sulla normativa ambientale la battaglia è aperta. E dura.
Fonte con approfondimenti: http://www.lanuovaecologia.it/leggi/proposte/4664.php
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