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Aiutiamo Sferro (Ct) ed i suoi abitanti
22.09.2005
Sferro (Ct) e i suoi abitanti segnati per anni dal fatto che le loro case sorgono su un terreno demaniale: impossibile descrivere l'ansia e l'angoscia degli ultimi venti anni, nel non conoscere quale sarebbe stato il futuro loro e del villaggio, legato alle opere che in anni di fatica avevano eretto.
Adesso c'è la disperazione delle famiglie che non sono in grado di dare all'ente demaniale quanto richiesto per la dismissione delle case e le preoccupazioni di quelle che per far fronte alle richiesta si stanno indebitando; ma come considera la giornalista Mery Sottile, del giornale La Sicilia, nell'articolo apparso sul quotidiano il 31 agosto 2005, "chi abita qui dovrebbe essere ritenuto un eroe, da premiare per non aver abbandonato questo piccolo borgo, e invece viene quasi costretto ad abbandonare le case".

***

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE, SALVATORE CUFFARO

Signor Presidente, le scrivo in merito alla vendita delle case e dei terreni demaniali siti nel villaggio Sferro, comune di Paternò, provincia di Catania. Il prezzo stabilito dall'ente ci ha trovato del tutto impreparati e gettato nella disperazione le famiglie meno ambienti.
Nello stabilire tale prezzo non si considerato una serie di fattori:
abitiamo tali case da ben tre generazioni, nella maggior parte dei casi da quando il villaggio fu fondato; tutte le opere, ampliamento del nucleo originario della case, con l'aggiunta di servizi, ristrutturazione e manutenzione della parte antica della case è stato a carico nostro, mentre gli enti proprietari se ne sono sempre disinteressati. Dopo la guerra gli abitanti ricostruirono il villaggio, danneggiato dai bombardamenti. Gli attuali abitanti sono i fondatori delle comunità e da un punto di vista etico non sarebbe giusto separare dalla comunità nessuno degli abitanti sottraendogli l'abitazione.
Se tutto, in una nazione civile come la nostra, va fatto in bene del popolo, non so quale vantaggio deriverebbe alla regione o a qualche altro ente che alcune famiglie perdano la casa, anzi questo potrebbe generare un problema in più.
Per le ragioni esposte noi rivendichiamo il diritto morale di continuare ad abitare le case che abbiamo costruito o curato da decenni, lungo ben tre generazioni e chiediamo nell'acquisto agevolazioni, in modo che le famiglie meno agiate riescano a entrare in possesso delle case o comunque soluzioni tali che garantiscono tale diritto. Siamo sicuri che soluzioni del genere esistono e possono essere attuate.
So che probabilmente una cosa del genere non è possibile, ma dovrebbe venire a Sferro e ascoltare le famiglie coinvolte per rendersi conto del loro stato d'animo, dell'angoscia che essi vivono.
Spero molto che questo appello venga accolto e che le faccia qualcosa per noi.
Ringraziandola per l'attenzione, le invio cordiali saluti.

***

L'ARTICOLO DELLA GIORNALISTA MERY SOTTILE
La Sicilia 31 agosto 2005
Paternò. Un Capitale per una abitazione a Sferro

Le circa 35 famiglie che abitano il borgo lanciano l'allarme: le loro abitazioni sono state messe in vendita dalla Regione a prezzi per loro troppo alti: "Se non paghiamo la nostra casa sarà messa all'asta"
La casa e la terra. Gli unici beni che hanno e che ora rischiano di perdere. E' l'incredibile situazione in cui si trovano gli abitanti della frazione paternese di Sferro. Da quando la Regione siciliana, proprietaria degli immobili della zona, ha deciso di vendere tutto. Nulla di strano se non fosse per il prezzo fissato per la vendita... , da versare in una soluzione.
Cifre incredibili se pensiamo che i prezzi si riferiscono ad abitazioni vecchie (prive al principio anche dei servizi igienici), tenute in piedi nei decenni per l'opera di cura e ristrutturazione effettuata dagli stessi residenti (lavori non indifferenti, soprattutto dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale), che ci troviamo in piena campagna, distante dal centro dal centro paternese circa 15 Km. A questo deve aggiungersi che, grazie a un condono, i residenti hanno versato in passato, sempre alla Regione Siciliana, una somma di diversi migliaia di euro, come corrispettivo dell'affitto. Come se no bastasse, deve sottolinearsi come il borgo è privo di tutto, a parte una chiesetta, un panificio e due bar.
Spariti, negli anni, la scuola, l'ufficio postale, la stazione della ferrovia dello Stato e il medico, mentre non sono mai esistiti una condotta idrica (l'acqua arriva con le autobotti), una condotta fognaria, una farmacia, una macelleria, un supermercato, le piazze e un centro di ritrovo.
Insomma, chi abita qui dovrebbe esser ritenuto un eroe da premiare per non aver abbandonato questo piccolo borgo d'epoca fascista, e invece viene quasi costretto ad abbandonare le case. Una situazione che ha gettato nel più assoluto sconforto gli abitanti (circa trentacinque nuclei familiari), quasi esclusivamente agricoltori che non hanno i mezzi per pagare tali cifre.
"Ci hanno detto, dicono preoccupati, che se non paghiamo la nostra casa verrà messa all'asta. Non sappiamo più cosa fare. Negli anni abbiamo speso tutti i nostri risparmi per sistemare queste abitazioni e pagare il condono, ora non possiamo permetterci di pagare queste somme". La loro è una urgente richiesta d'aiuto inoltrata tramite missiva anche al presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro...

Mery Sottile

***

Puoi aiutarci nella nostra causa indirizzando una e-mail al presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, esprimendo la tua solidarietà nei nostri confronti. dilloacuffaro@regione.sicilia.it

***

Passeggiando per il villaggio Mille dubbi e mille domande nella mente. Molti perché.
Perché fino all'ultimo ci hanno fatto credere che il prezzo delle case sarebbe stato irrisorio, simile a quello che si paga per le case popolari.
Lo avevano detto di fronte alle lacrime delle povere vedovi piangenti, per la paura di perdere quello che avevano.
Non voglio vedere la sofferenza e l'inquietudine nel volto di mia madre ed esco fuori, passeggio per il villaggio, ma le stesse paure, le stesse inquietudini le ritrovo nella gente che incontro e nei loro discorsi.
"Non ho una lira, devo trovare qualcuno che mi presta il denaro".
Molti hanno costruito nel tempo aziende, che fino agli anni settanta o ottanta avevano prosperato, ma adesso con la crisi dell'agricoltura riescono a mala pena a sopravvivere.
Neppure a me bastano i soldi e non penso che qualcuno, banca o ente, sia disposto a farmi un prestito.
Penso al mio povero padre, che nel '78 costruì la casa indebitandosi con un usuraio. Famiglia di un onesto contadino, vivevamo in una casa di pochi metri quadrati, costruita durante l'epoca fascista. Non so quando mio nonno venne ad abitare nel villaggio, ma mio padre ci trascorse l'intera vita (80 anni).
Per sopperire alle nostre esigenze ampliò la casa, costruì i servizi, le fognature e il pozzo, perché mancava l'acqua corrente.
A pensarci fu una follia, perché con i soldi spesi avremmo potuto acquistare un appartamento nel paese vicino; ma comprendo mio padre: è qui che voleva vivere e non esisteva altra possibilità che edificare su quel terreno demaniale, e che pure negli anni avevamo considerato come qualcosa che ci apparteneva.
Fece tutto per noi: non vorrei che in cielo vedendo la disperazione nostra muoia una seconda volta. Non accadrà! C'è una speranza. So che qualcuno ci aiuterà.
Una vera ingiustizia come negli anni siamo stati trattati, una ingiustizia è questa vendita improvvisa. Mi ritrovo a dover comprare, oltre la casa, circa 2000 mq di terreno agricolo che è diventato edificabile. Il demanio non vende terreno agricolo!
Passeggio. Un signore grasso, con la pancia che ballonzola vistosamente, attrae la mia attenzione. Mi distrae dal problema, no.
Passo davanti a una casa e un'azienda agricola: il proprietario, disperato anche lui. Non possiede la cifra richiesta per l'acquisto dell'azienda e non sa dove prendere i soldi.
Ha sempre lavorato la terra, vissuto qui, amato questo posto, non potrebbe immaginare una vita diversa, in un altro posto e io sono sicuro che ne morirebbe. E' un contadino rude che dice quel che pensa e non riesce a reprimere i propri sentimenti e lo scontento e la rabbia gli si legge subito nel volto.
E' andato negli uffici del demanio: gli hanno fatto una colpa quella di essere povero, di non essersi arricchito come altri che hanno pagato.
E' una colpa la povertà? Sarebbe colpevole la maggior parte delle persone nel mondo. Eppure ho visto questo uomo lavorare infaticabilmente fin da bambino di giorno e anche la notte.
Gli rimane l'azienda, le macchine che ha comprato per il suo lavoro e che spera un giorno siano un mezzo per sopravvivere anche per i propri figli.
Qualcosa sta cambiando in me o come tante volte accade, in certe circostanze, si scoprono improvvisamente sentimenti ed emozioni.
E' già sera: le stradine del villaggio suono vuote e le casette illuminate. Oh Dio, quasi piango. Amo questo posto, le casette, i giardini, la gente, la mia casa. Amo il luogo dove sono nato e ho vissuto, dove ho sofferto, pianto, ma dove anche sono stato felice.
Una immagine mi viene in mente: un lontano giorno di giugno, con il sole giallo, raggiante nel cielo, e mio padre speranzoso che teneva me, bambino, per la mano di fronte a un campo di grano maturo.

***

Sto trasformando questo sito in una specie di Blog. In fondo, però, comunicare e ciò che ho sempre desiderato.
E' passato un giorno da quando ho cambiato la pagina iniziale del sito Sferro, incentrandola sul problema della vendita delle case.
Dovendo scegliere una nuova cartella, ho messo il nome "sito speranza".
Tra le e-mail di quelli che hanno risposto, mi ha colpito la frase che riporto: "..è una storia molto brutta, delicata e triste che sa quasi dell'incredibile. Vi auguro tantissima fortuna e sono sicuro che riuscirete a far valere i vostri diritti!"
E sì, è una storia brutta, che ha quasi dell'incredibile.
Verso le 4 del pomeriggio sono uscito e stato fuori fino a tardi; speravo di distrarmi, ma l'angoscia non mi ha lasciato un momento.
Ho la fortuna rara di avere un grande amico: spesso quando ho problemi gravi o sono angosciato la sua presenza mi aiuta molto e mi accade di sentirmi come avvolto da un grande calore, un affetto che fa dimenticare il resto.
L'estate sta per finire. Non amo particolarmente l'estate: il caldo e il sole mi danno fastidio. Penso che tutte le stagioni abbiano un fascino, anche l'autunno e l'inverno. Non sono una persona solare e amo molto la notte.
Di girono in estate non si vive molto bene nel villaggio, troppo caldo, troppa afa e soprattutto polvere, ma le notti, in genere fresche per l'umidità dell'abbondante vegetazioni, sono magiche.
Il villaggio cade in un'atmosfera surreale e il silenzio è rotto soltanto dal gracidare delle rane degli stagni e dallo stridere dei grilli e dal verso di altri strani animali che neppure riesco a immaginare.
E' incredibile la varietà di animali e insetti, a volte stranissimi, che popolano il mio giardino. A volte quando ho bisogno di stare da solo e faccio una passeggiata in giardino mi capita di stupirmi vedendo un insetto, un fiore o una pianta che non avevo mai notato prima.
Chissà che ne sarà del mio giardino. Non c'è di peggio che vivere nell'incertezza del domani e non poter pianificarlo, come tutti se pur inconsciamente fanno. Confesso che avevo un sacco di progetti per il mio giardino, ma ormai è perso e i sogni svaniti.
Mi piacerebbe che, non potendolo acquistare, il comune lo trasformasse in un piccolo parco. Domani il legale che mi assiste proporrà nuovamente di separare questo terreno dall'abitazione. Se lo faranno, sarò almeno in grado di acquistare la casa che mio padre ha edificato e potrò continuare a vivere qui, insieme alle persone che amo, dove ogni cosa mi appartiene, poiché legata ai miei ricordi.
Non ho altro desiderio che continuare a condurre la vita che ho fatto in questi anni, con qualche pensiero e angoscia in meno.
Alcuni mi hanno offerto il loro aiuto, ma viviamo in un'epoca, in una nazione dove anche un cavillo può pregiudicare la felicità e il futuro di una persona o una famiglia.

www.sferro.it

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