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RU486: scelga la donna, bene informata
6.10.2005
da www.ilsole24ore.com - Sanità, 4-10 ottobre 2005
RU486: scelga la donna, bene unformata
di Mario Campogrande
Direttore Dipartimento I (Ginecologia e Ostetricia)
Ospedale infantile Regina Margherita/S. Anna di Torino

Un aborto volontario è sempre motivo di sofferenza per la donna, che per lo più arriva a questa scelta con un vissuto di ambivalenza nei confronti della nuova condizione biologica e psicologica. Tuttavia, ogni anno, tra il 2% e il 3% di tutte le donne in età riproduttiva hanno una interruzione volontaria di gravidanza (Ivg).

Dal 1978, l’aborto chirurgico è l’intervento chirurgico più diffuso nei nostri ospedali, come unico metodo per la Ivg nel primo trimestre. L’intervento è una delle operazioni chirurgiche più sicure e il rischio di mortalità per aborto legale è inferiore a 1 su 100.000 operazioni. E’ tuttavia vero che la pratica chirurgica della Ivg è vissuta da alcune donne come un’intrusione pesante nella propria intimità personale. Dal momento che l’esperienza internazionale sull’aborto farmacologico ha portato ad acquisire una grande mole di dati rassicuranti su milioni di casi, dal 2001 è stata proposta una sperimentazione in Italia. Non è corretto banalizzare, sostenendo che si tratta di un metodo molto più semplice, molto meno impegnativo per la donna, privo di dolore, con assenza assoluta di controindicazioni, con assenza assoluta di rischi. Oltre alle procedure legali pre aborto, le stesse da farsi per l’aborto chirurgico, per l’aborto medico, che richiede sempre un’accurata raccolta della storia clinica della paziente, occorrono un’ecografia per la corretta datazione della gravidanza e un minor numero di esami di laboratorio; non serve la visita anestesiologica. In regime di ricovero la donna assume il mifepristone. Il protocollo proposto dall’Ospedale S. Anna prevede la somministrazione di una delle due posologie in fase di controllo, consistenti o in una compressa da 200 mg, oppure in tre analoghe compresse. Dallo studio su eventuali differenze di risultato sulle 400 donne che avranno assunto 200 o 600 mg di RU486 si potranno avere indicazioni utili, al fine di ridurre, a parità di risultati, la quantità di farmaco da assumere. Nel 5-6% dei casi si possono avere perdite ematiche e già anche un aborto completo dopo la sola somministrazione di RU486. Nel 94-95% delle donne sarà necessaria la somministrazione, dopo 36-48 ore, sempre in regime di ricovero ospedaliero, del secondo farmaco, il misoprostol, una sostanza che induce l’espulsione del prodotto del concepimento, determinando contrazioni dell’utero. Con una o due somministrazioni di questo farmaco si verifica l’aborto nel 95-98% dei casi. Il 2-5% di donne dovrà comunque essere sottoposto a revisione chirurgica della cavità uterina. Nella fase di espulsione vi possono essere nausea e vomito transitori, da richiedere farmaci soltanto nel 3% dei casi.

Le perdite ematiche sono analoghe a quelle successive a un aborto chirurgico, e possono persistere per una media di 8-9 giorni. In una percentuale intorno all’1-3% si rende necessaria una revisione chirurgica a scopo emostatico. Nella maggior parte dei casi le donne, pur avvertendo dolore di tipo mestruale, non richiedono analgesici. Un numero telefonico di un medico e il Pronto soccorso dell’ospedale, con medici informati sul protocollo assistenziale, sono a disposizione 24 ore su 24. E’ previsto sempre un controllo clinico ed ecografico, dopo circa 14 giorni dalla somministrazione del secondo farmaco.

Per quanto riguarda i rischi, mentre l’aborto chirurgico comporta tra le più frequenti complicazioni le infezioni uterine, al contrario l’endometrite è una complicazione rarissima con l’aborto medico. Recentemente la Fda americana ha segnalato un rischio di mortalità per sepsi di 1 su 100.000 donne trattate.

Circa il 90% delle donne che lo hanno utilizzato, secondo uno studio francese, sceglierebbero nuovamente l’aborto medico nell’eventualità di dover ricorrere ancora alla Ivg. Perché? Le espressioni più comunemente riferite in proposito sono: si evita l’intervento chirurgico e l’anestesia, eventi vissuti come aggressivi; sembra un evento meno medicalizzato, la donna segue l’evento e si prende cura di sé, con una maggiore intimità; si può effettuare entro le 7 settimane.

Oggi, in Francia, il 26% degli aborti entro le 7 settimane si effettua con i farmaci; il Royal College e l’American College of obstetricians and gynaecologists indicano come questa debba essere un’opzione offerta alle donne. E’ questa l’opinione della maggior parte dei ginecologi italiani, che attraverso la rappresentanza delle associazioni professionali (Aogoi, Augui, Sigo) hanno chiesto la continuazione della sperimentazione. La domanda noon è, ovviamente, “aborto sì, aborto no?”. E’ piuttosto: “Aborto come?”. Sembra doveroso lasciare la risposta alle donne, correttamente informate sulle diverse opzioni possibili.

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