10.10.2005
Pur riconoscendo che l'energia atomica offre una valida alternativa alla dipendenza dal petrolio, diminuendo la produzione di gas a effetto serra, la maggioranza dei cittadini europei continua a opporsi allo sviluppo delle centrali nucleari. E in Italia la media dei critici è anche superiore a quella dell'Ue: emerge dall'ultimo Eurobarometro. Il sondaggio, condotto tra febbraio e marzo 2005, indica inoltre che quasi la metà degli europei ha una scarsa conoscenza in materia nucleare, e che per avere informazioni al riguardo preferisce rivolgersi alle organizzazioni ambientaliste o ai ricercatori indipendenti, piuttosto che ai governi o ai media. La stragrande maggioranza degli intervistati sostiene inoltre un accresciuto ruolo dell'Unione europea nella gestione della materia. Ancora memori del disastro di Cernobyl nel 1986, il 55% dei cittadini europei si dicono contrari all'energia prodotta dalle centrali nucleari. I favorevoli sono invece il 37%. In Italia coloro che si schierano per il nucleare sono in media anche di meno: soltanto il 30% del campione. I più favorevoli sono invece gli ungheresi (65%) e gli svedesi (64%). La maggioranza dei cittadini dell'Unione europea è inoltre contraria al nucleare anche se i rischi collegati alla gestione delle scorie dovessero diminuire. Eppure, in favore dell'energia atomica, emerge il dato in base al quale coloro che hanno un buon livello di informazione sulla materia appoggiano in maggioranza (52%) lo sviluppo delle centrali. Se i bene informati sono favorevoli al nucleare, è anche vero che sono una minoranza della popolazione, visto che ne rappresentano soltanto il 25%. Per contro, il 57% del campione risponde in modo errato o non risponde affatto alle domande dell'Eurobarometro sulla gestione delle scorie radioattive. In ogni caso, per aumentare la propria conoscenza della materia, gli europei preferiscono chiaramente le organizzazioni non governative (39% degli intervistati) o i ricercatori indipendenti (38%). La fiducia per i governi e per i media in materia nucleare è invece in forte calo: rispettivamente al 19% rispetto al 29% registrato nel 2001, e al 13% dal 23%. Di fronte al forte rischio che i cittadini europei collegano al nucleare e alla gestione delle scorie, l'Unione europea è chiamata a svolgere un ruolo più ampio, soprattutto nel monitoraggio delle attività degli Stati: ben l'89% degli intervistati si dice favorevole ad attribuire a Bruxelles questa funzione. La stessa percentuale del campione sostiene inoltre il bisogno di una politica armonizzata per il settore, visto il suo impatto internazionale.
Fonte: http://www.e-gazette.it/
mt
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