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Intervista all'on. Antonio PANZERI |
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21.10.2005
BRUXELLES: ZAPPING SUL PARLAMENTO EUROPEO
di Daniele CARDELLA
Intervista all'on. Antonio PANZERI
Vice Presidente della Commissione occupazione ed affari sociali del Parlamento europeo
"Diamo all'Europa una direttiva servizi che vada nella giusta direzione, nell'interesse dei cittadini"
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La “direttiva Bolkestein” resta ancora al centro dell’attenzione a Bruxelles. Criticata da chi sostiene che l’obiettivo della liberalizzazione dei servizi non può essere perseguito scardinando il modello sociale europeo, e sostenuta invece da chi vede nella liberalizzazione dei servizi l’unico vero strumento per dare un impulso alla crescita dell’Europa.
La settimana scorsa, in Parlamento a Bruxelles, il voto di circa 900 emendamenti è stato rinviato per la difficoltà di trovare un giusto compromesso sulla questione tra i maggiori gruppi politici. A Strasburgo si voterà solamente in gennaio.
On. PANZERI, la “direttiva Bolkestein” permetterebbe alle imprese di servizi di un Paese di stabilirsi e in un altro Stato comunitario ed operare in questo rispondendo della legislazione del proprio Paese di origine. Quali sarebbero a suo avviso le conseguenze principali dell’applicazione della direttiva così come viene proposta dalla Commissione europea?
Senza meccanismi di armonizzazione tra i diversi paesi, il cosiddetto principio del "Paese d'origine" può produrre una serie di conseguenze:
- interne ai singoli paesi, con una probabile destrutturazione del mercato del lavoro e dei diritti;
- in generale il fatto che il rischio di concorrenza abusiva diventi reale in ambiti non armonizzati a livello europeo, con conseguenze economiche e sociali negative in diversi settori.
Infatti questo tipo di misure incoraggerebbero i fornitori di servizi a spostare le proprie sedi legali in quegli Stati membri in cui gli obblighi in materia fiscale, sociale ed ambientale fossero meno impegnativi e consolidati
E’ possibile o meno conciliare la necessità di liberalizzare i servizi con la salvaguardia del modello sociale europeo?
Si è possibile. La condizione è che il processo di liberalizzazione dei servizi si accompagni con il rafforzamento delle politiche di protezione sociale e di armonizzazione in Europa.
Solo per tale via è possibile ottenere politiche di competitività senza che queste producano un impedimento alla coesione sociale.
Quanto, una maggiore concorrenza in tali mercati, gioverebbe alle tasche dei consumatori europei?
Una maggiore concorrenza nei servizi può certamente giovare ai consumatori.
Anzi. La capacità di fornire servizi in modo efficiente è diventato un fattore fondamentale per la concorrenza, data l'importanza che i servizi rivestono nel bilancio delle famiglie e delle imprese. La stessa disponibilità di servizi efficaci e di elevata qualità influenza inevitabilmente la qualità stessa della vita dei cittadini europei.
Possiamo fare un esempio: da una possibile liberalizzazione degli ordini professionali il nostro sistema economico-produttivo ne trarrebbe generale giovamento.
I servizi di interesse generale, (istruzione, sanità ecc.) faranno parte del pacchetto previsto dalla "direttiva Bolkestain"? Quali sono le proposte del suo Gruppo politico in proposito?
Sì nella direttiva servizi proposta dall'ex commissario Bolkestain i servizi d'interesse generale sono inclusi.
Riteniamo che ciò sia un grave errore perchè si tratta di servizi di pubblica utilità che non possono essere considerati alla stregua dei servizi d'interesse economico.
Per questo crediamo che quelli di interesse generale debbano trovare una trattazione a parte e debbano essere esclusi dal campo d'applicazione della direttiva in discussione. Stiamo lavorando perchè ciò avvenga nell'interesse dei cittadini.
In definitiva il nostro obiettivo oggi è quello di dare all'Europa una direttiva "servizi" che vada nella giusta direzione. Abbiamo bisogno di un'Europa che non provochi timori e paure ma capace di ridare fiducia ai cittadini europei.
Daniele Cardella
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