18.06.2003
E' in libreria 'Delitto al Pirellone', romanzo giallo di Gian Carlo Corada. Qui pubblichiamo la postfazìone di Roberto Formigoni. “Delitto al Pirellone " è un romanzo giallo. E come si sa, i romanzi gialli sono opera di fantasia. Se invece 1 'Italia delle istituzioni fosse davvero quella che descrive l' Autore, i cittadini farebbero bene a emigrare all'estero e noi classe dirigente a entrare in convento o a dedicarci a tempo pieno al bricolage. Per fortuna, invece, la vita politica e amministrativa è fatta per la maggior parte di dirigenti grigi ma scrupolosi, di governanti vanitosi ma pieni di voglia di far bene, di oppositori rompiscatole ma benintenzionati, di collaborazioni macchinose ma alla fine indispensabili ed efficaci fra istituzioni e società civile, di controversie, mediazioni estenuanti, pugni battuti sulla scrivania. ….. Ma soltanto raramente di manigoldi e di torbide trame. E questo nonostante i romanzieri non siano gli unici, a questo mondo, che riempiono le loro carte di sospetti e accuse nei confronti della schiera dei politici e dei dirigenti dello Stato, anzi. Ma lasciamo perdere.
Per fortuna i direttori di banca sono meno delinquenti, i presidenti di finanziarie meno assassini e - a quel che mi dicono alcuni amici -gli uomini dei Servizi meno labirintici di come le pagine che avete letto li descrivono.
Eppure il fascino di 'Delitto al Pirellone " è innegabile, le atmosfere sono intriganti e i personaggi, per quanto molto tipizzati, suonano credibili e finanche simpatici. Perché? Perché non possiamo fare a meno dei complotti. Perché ne abbiamo bisogno come dell'aria, come del pane.
Ogni giorno, da ogni angolo d'Italia, si alza al cielo una preghiera destinata non a Dio ma al Fato: "dacci oggi il nostro complotto quotidiano". Gli è che i complotti svolgono una funzione essenziale: quella di puntellare il nostro debole equilibrio psichico e di compensare frustrazioni e contraddizioni sociali. La convinzione dell’esistenza dei complotti e dei complottatori – sempre misteriosi eppure familiari, sempre sfuggenti eppure cento volte incontrati – ci permette, come singoli, di dare a qualcun altro la colpa dei nostri fallimenti personali e come società , di scaricare su di un gruppo di individui malvagi l’incapacità della comunità di risolvere problemi collettivi. E’ il meccanismo del capro espiatorio, che 1 milione di anni di vita umana in società non sono riusciti a superare, nonostante duemila anni di cristianesimo abbiano cercato di rassicurarci che un Altro si è fatto carico delle nostre colpe, e non è più il caso di fare sacrifici umani – reali o metaforici – per placare la divinità ma soprattutto i sensi di colpa delle nostre coscienze.
Welfare Italia
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