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Il preside e il crocifisso
3.11.2005

BERGAMO-ADISTA. Un docente laico che da mesi - in nome del principio costituzionale della laicità dello Stato - chiede inutilmente al proprio dirigente scolastico la possibilità di fare lezione in aule dove non vi sia la presenza di simboli religiosi, è stato obbligato dal preside a fare lezione al "cospetto" del crocifisso. È successo a Luigi Girelli, 38 anni, insegnante di Lettere presso l'istituto di istruzione superiore "Valle Seriana", che si trova a Gazzaniga (Bg). Il dirigente scolastico, Antonio Savoldelli, non appena arrivato (più di due anni fa) al "Valle Seriana", aveva deciso di intonare l'istituto al clima di integralismo religioso che spira nella provincia di Bergamo (e in tante altre parti del Paese), imponendo la "tolleranza zero" sulla presenza del crocifisso (voluto dal suo predecessore) in tutte le aule dell'istituto. Girelli, che non ha mai preteso che il crocifisso sparisse dalla scuola, aveva però chiesto la disponibilità di un'aula priva di simboli religiosi. Non avendo mai ottenuto risposta (anzi, il preside aveva ordinato ai bidelli di fissare più saldamente i crocifissi al muro, v. Adista n. 13/05), aveva perciò deciso di fare da solo, rimuovendo temporaneamente (solo cioè per il periodo della sua lezione), il crocifisso dal muro delle sue aule.
Ma il preside si è ulteriormente impuntato. Il 20 ottobre, Girelli è arrivato a scuola una mezz'oretta prima dell'inizio delle lezioni. Per non creare polemiche o turbare la normale attività didattica, infatti, l'insegnante toglie il crocifisso dall'aula sempre prima dell'arrivo dei suoi studenti. Ma quel giorno il docente ha trovato la porta dell'aula inspiegabilmente chiusa. Rivoltosi ai bidelli per avere la chiave, è stato immediatamente informato dal preside che la porta della classe sarebbe stata aperta da lui in persona, ma solo all'arrivo dei ragazzi. Dopo aver fatto sfilare sotto i suoi occhi gli studenti, Savoldelli è rimasto sulla soglia dell'aula un buon quarto d'ora per assicurarsi che Girelli svolgesse la sua lezione alla presenza del crocifisso.
Il docente, che ha ovviamente vissuto il gesto del preside come una grave violazione delle sue libertà individuali (oltre che del principio stesso di laicità dello Stato), non ha potuto fare altro, come gesto simbolico, che appendere in classe l'art. 97 della Costituzione: "I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e la imparzialità dell'amministrazione".
Una lunga "via crucis"
Ciò che è successo il 20 ottobre scorso è però solo l'ultimo capitolo di una vicenda che si trascina ormai da mesi. Vicenda che Girelli aveva puntualmente ricostruito in una intervista rilasciata alla nostra agenzia (v. Adista n. 13/05). Proprio in conseguenza di quelle dichiarazioni, a Girelli, il 5 maggio scorso, era stata inflitta dal dirigente scolastico la sanzione disciplinare dell'avvertimento scritto perché, secondo il preside, quell'intervista sarebbe stata "lesiva dell'immagine e del prestigio dell'istituto".
Girelli, che aveva immediatamente impugnato il provvedimento presso il Csa (ex provveditorato), ha avuto il sostegno della Cgil scuola provinciale: il sindacato ha deciso di rifiutare il tentativo di conciliazione tra le parti (convocate per il 28/10) avviato dal Csa e ha chiesto che la sanzione venisse sic et simpliciter revocata, perché palesemente illegittima. Alla fine la sanzione è stata annullata, anche se solo a causa di un vizio formale.
Ma anche l'Avvocatura dello Stato si sta occupando del caso di Girelli. Il 22 agosto scorso, infatti, gli avvocati del distretto di Brescia Salvemini e Montagnoli hanno inviato al docente una raccomandata, dove, tra l'altro, affermano: "Le richieste del prof. Girelli non possono trovare accoglimento. L'esposizione del crocifisso, disposta dalla direttiva ministeriale prot. n. 2666 del 3/10/2002, costituisce espressione dell'alleanza tra Stato e Chiesa cattolica, costituzionalmente sancita dall'art. 7 Cost., che contribuisce a conformare lo stesso principio di laicità dello Stato. Del resto, la legittimità dell'esposizione nelle aule scolastiche del crocifisso è stata oggetto della recente decisione del Tar Veneto (sez. III, n. 1110/2005 del 17-22 marzo 2005)". "Alla luce delle considerazioni esposte - conclude la lettera - l'eventuale rifiuto del docente di prestare la propria attività al cospetto del crocifisso legittimamente esposto non potrebbe che ritenersi illegittimo".
Girelli (che, per inciso, non ha mai detto che non avrebbe fatto lezione se la sua richiesta non fosse stata accolta) ha risposto punto per punto ai rilievi dell'Avvocatura con un'altra lettera, datata 2 ottobre. Oltre a ricordare che la sentenza del Tar del Veneto non ha valore nazionale, il docente sottolinea che le tesi dell'Avvocatura sono irricevibili perché, come affermato dalla sentenza della Cassazione 439/2000, le norme (di epoca fascista) che impongono la presenza del crocifisso (richiamate dalla direttiva ministeriale del 2002) sono state "automaticamente ed implicitamente abrogate col venir meno della natura confessionale dello Stato italiano".

Fonte: http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=12876&PHPSESSID=537f2ec7f027dcde43cd91edd46c0ce4

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