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Fiction con i fanti, e basta con i santi
6.11.2005
di Roberto Brunelli / L’Unità.

Papi e regine. Santi e padri pii. Martiri, padri nostri, pentimenti, apostoli, peccati, preti e frati. Teste coronate un po’ stordite, contesse e duchesse, crociati e crocifissi, dive, divine e panfili. Confessionali, stimmate, misteri della fede e conclavi. Due o tre volte Wojtyla, due volte Papa Giovanni, due volte il santo di Petralcina, Madre Teresa, una folla di santi e figure blibliche, un gran parterre di regnanti e nobilastri. L’ultimo, in ordine di tempo, San Pietro, fondatore della Chiesa, con gli occhi sbarrati e le braccia spalancate di Omar Sharif. A giudicare dalle fiction degli ultimi anni passate sulle televisioni italiane, non c’è mai stata la Rivoluzione francese, il razionalismo scientista è il Male, l’Illuminismo è dimenticato, il Socialismo è da buttare, Voltaire non bisogna nemmeno nominarlo (a proposito: grazie Benigni!), l’inquisizione tutto sommato non era poi così male, i dubbi non esistono se non c’è redenzione, la logica è maleodorante. E poi ci si stupisce del fatto che oggi la laicità dello Stato sia un orpello sbiadito della storia.

Eppure, un tempo l’Italia - che oggi, a livello europeo, è l’astro nascente in quanto a produzione di fiction - sfornava un discreto numero di bellissimi sceneggiati, che in confronto a quelli di adesso sembrano rivoluzionari: abbiamo sognato con il Leonardo trasmigrato nel volto scavato di Philippe Leroy e firmato da Renato Castellani, con lo splendente Marco Polo di Giuliano Montaldo, con l’immensa Odissea di Franco Rossi (ancora oggi un cult assoluto). Ebbene: l’Unità vorrebbe sommessamente lanciare un piccolo gioco. Proviamo ad immaginarci altre fiction, a suggerire ai nostri autori, registi e, soprattutto, a quelli che molto possono in Rai, qualche titolo e qualche storia. Storie laiche, progressiste, controverse. Sì, perché «un’altra fiction è possibile».

Voltaire, ragione & sregolatezza. Nella scintillante Parigi del primo Settecento, il giovane Voltaire vuole diventare il Sofocle dell’era moderna. È un carattere inquieto (arriva anche a cercare di rapire la ragazza che ama) e finisce due volte alla Bastiglia: la prima per aver scritto dei versi satirici piuttosto pesanti all’indirizzo di Filippo d’Orleans. La sua è una vita mondana, tra i grandi della sua epoca, ma c’è anche l’esilio (in Inghilterra, dove scopre il liberismo - quello vero): ironiche ed eversive, le sue idee. Un pensatore coraggioso, oltraggioso, raffinatissimo e umoristico: infatti il parlamento francese ordina di bruciare le sue opere in pubblica piazza...

Chiamatemi Cervantes. Le fughe, le battaglie e il più grande romanzo di tutti i tempi, Don Chisciotte della Mancia. Il giovane Miguel fugge in Italia alla ricerca d’avventura. Salpa con la flotta cristiana da Messina e partecipa alla grande ed epica battaglia di Lepanto, dove viene ferito. Di ritorno da Napoli verso la Spagna, viene catturato dai pirati, che lo tengono prigioniero per cinque anni, finché non sarà riscattato... Ma è dall’infanzia che la sua mente è abitata dal più straordinario antieroe di tutti i tempi: Don Chisciotte, il cavaliere errante che cerca l’amore assoluto e combatte contro i mulini a vento... (come i veri rivoluzionari?).

Giuliano, l’imperatore degli dèi. Una lotta tra déi ed eroi immersi nello sfarzo delle corti bizantine. Il timido Flavio Claudio Giuliano, nipote dell’imperatore Costantino, sogna la filosofia degli antichi. È allevato al di fuori della corte e nel cristianesimo (e, fra l’altro sotto velata ma continua minaccia di morte). Mentre Bisanzio sprofonda nei veleni di Palazzo e nello stolto conformismo cristiano, Guliano segretamente si converte all’antico culto pagano. Riesce ad andare nell’Atene dei filosofi, e ne frequenta i più grandi, quando l’imperatore lo invia in Gallia col titolo di Cesare a combattere i barbari, finché nel 360 le sue truppe lo proclamano imperatore. Ma è la tolleranza e la saggezza degli antichi dèi che Giuliano vuole far di nuovo trionfare, tra battaglie, intrighi e amori (anche omosessuali)... alla fine un attentato lo conduce alla morte, un attentato ordito dai cristiani, che per sempre lo chiameranno «Giuliano l’apostata».

Giordano Bruno, una vita in fuga. La fascinazione del Seicento, il rogo a Campo de’ Fiori, l’eresia. A oltre trent’anni dal film con l’immenso Volonté, rieccoci ai turbamenti del giovane Bruno, che legge Erasmo da Rotterdam, stacca dalle pareti della sua cella i ritratti dei santi e mette in discussione il dogma della Trinità. Studia l’astronomia e l’Infinito, ma in termini fermamente anticristiani. Fugge in Francia, alla corte di re Enrico III. Torna, viene tradito e mandato al rogo: e lì, in piazza, insieme all’uomo, bruceranno anche le sue idee. Grande dramma, grandi personaggi, splendidi scenari.

Una stella di nome Ingrid. Dall’Olimpo di Hollywood all’inferno del bigottismo americano, da Casablanca alla pietra lavica di Stromboli. Il coraggio e gli amori di una donna bellissima e tormentata. Era quasi considerata una santa, in America. Il rapporto con Hitchcock, Bogart, Giovanna d’Arco, l’amore e le fughe con il tenebroso Robert Capa a Parigi. All’apice di un successo trionfale, lascia tutto e si mette con Roberto Rossellini: un genio, ma non sarà mica comunista? L’America la ripudia come orrenda bigama, eppure lei riuscirà a risorgere brandendo l’Oscar...

Kerouac, l’ultimo randagio. Maledetto, anarchico, ribelle. Affascinante, attaccabrighe. Soprattutto, poeta. Scrittore. È la storia di Jack Kerouac, e di un libro divenuto leggenda: «On the road». Prima i viaggi per mare, come Conrad, poi il carcere, per una una storia losca con risvolti omosessuali. Poi le donne, i primi amici «beat» come Allen Ginsberg e William Borroughs, il jazz e alla fine la grande avventura: il viaggio attraverso l’America ed i suoi inferni.

Mandateci le vostre proposte di fiction all’indirizzo spettacoli@unita.it

Fonte:

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=45611

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