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Caro sindaco di Torino...
7.11.2005

Luca Mercalli / carta.org. Due messaggi di Luca Mercalli, meteorologo e ambientalista, dal sito NoTav. Il secondo è una lettera aperta a Sergio Chiamparino, sindaco di Torino.

Carissimi, è stata una giornata epica qui in Val Susa. Sembrava di essere tornati nel medioevo più oscuro (anzi, ora ci siamo dentro). Non solo per il cielo cupo e nebbioso particolarmente malinconico tra i castagni ingialliti alla base del Rocciamelone. Sono appena tornato dai luoghi di guerra civile e ho la nausea. Fortunatamente non per un pugno in pancia, ho evitato i manganelli portando in giro un collega giornalista della Radio Svizzera Italiana. Ma ho il vomito per quello che ho visto, indegno di un paese civile e democratico. Oltre mille poliziotti, carabinieri antisommossa e finanzieri lanciati contro la gente comune, come se fossimo stati i peggiori delinquenti (quelli, invece, tranquilli agiscono impuniti... dove avete mai visto 1000 uomini in assetto di guerra, dico mille, fare un'operazione di polizia contro malviventi o truffatori?)

Fin da ieri sera centinaia di persone, pensionati, studenti, di tutti insomma, hanno dormito nei boschi, braccati come fiere selvatiche, per essere pronti all'alba a fronteggiare le ruspe. Così è stato, in mezzo ai boschi alle sei di stamattina sono arrivati i blindati, sembrava di essere a Baghdad. I sindaci in prima linea, rappresentanti dei cittadini regolarmente eletti, presi a sberle dai carabinieri, con frasi del tipo: "Lei chi crede di rappresentare con quella fascia tricolore?". Altri presi a cazzotti e buttati a terra, gente con le mani alzate e disarmata, che ribadiva la protesta pacifica, spostata di peso dai prati espropriati. Vigili urbani che proteggevano i propri concittadini arrestati (e poi rilasciati) dalla polizia di stato: ma come, Stato contro Stato? Chi è più ufficiale? Un pubblico ufficiale che difende il suo territorio dall'arroganza e dalla rapacità delle lobby cementiere o gli agenti aizzati da Roma dal ministro-talpa Lunardi?

Eppure le interviste che abbiamo raccolto erano di una maturità sorprendente: manifestanti maturi e competenti, gente che citava Gandhi e il picco del petrolio.
Gente che si chiedeva cosa mai dovremo trasportare tra vent'anni sui questi treni super-iper-mega, quando non si fanno funzionare decentemente nemmeno quelli che abbiamo ora. Gente che chiedeva di impiegare 15 miliardi di euro non per bucare un'ennesima volta le Alpi, ma per gli ospedali, per le energie rinnovabili, per il risanamento ambientale.

Tanto per fare esercizi di termodinamica della follia: 15 milioni di metri cubi di roccia estratta dalla galleria di 54 chilometri sotto il Moncenisio non sanno dove metterli. Ecco la brillante soluzione pensata dai progettisti: l'imbocco del tunnel è a circa 600 metri, a 2000 metri c'è la cava dalla quale fu prelevato il pietrisco per la costruzione della diga del Moncenisio nel 1968. Dunque, riempiamo la cava con lo smarino e il gioco è fatto! Con un nastro trasportatore lungo 16 chilometri eleviamo rocce della densità di 2500 kg/m3 su 1400 metri di dislivello. Solo la deriva dei continenti è capace di tanto, ma lavora con incrementi di un millimetro all'anno.

Capite cosa vuol dire il delirio dell'energia facile? E noi stiamo qui a pensare di risparmiare pochi miseri watt isolando il tetto o andando sul motorino elettrico...
I vecchi della montagna, fermi di fronte ai blocchi della polizia, dicevano che sono passati solo 60 anni da quando le bande partigiane facevano gli stessi sentieri inseguite dai tedeschi. Pensate a queste cose quando tra tre mesi vi presenteranno la Val di Susa imbellettata per le Olimpiadi invernali. Boh, ora sono troppo scosso per proseguire, rischio di scrivere stupidaggini. Ne riparleremo a sangue meno bollente. Grazie per i vostri messaggi di solidarietà...

Cari amici, a leggere i titoli dei giornali di oggi c'era da mettersi le mani nei capelli.
Roboanti dichiarazioni della destra e della sinistra sviluppista, del tipo: "Si è trattato di piccole proteste di ambientalisti e centri sociali, bisogna andare avanti senza esitazioni", "è un'opera fondamentale per il paese", "è strategica", "garantirà occupazione e prosperità"... E così via.

Questa è la lettera aperta che ho indirizzato al sindaco di Torino (ex Pci, ora sinistra sviluppista):

"Caro Chiamparino, nel febbraio 2004, Ti difesi pubblicamente contro le accuse di mancato sgombero neve durante una massiccia precipitazione. Presi questa decisione perché ritengo importante cercare di essere obiettivi e sforzarsi di capire quando le cose sono giuste o sbagliate. Ora ti chiedo indietro il favore. Ti chiedo di valutare con coscienza la questione dell'opposizione al Tav in Valsusa, lasciando perdere la propaganda retorica fatta di "opera strategica", "occasione di sviluppo", "corridoio internazionale".

Parole vuote, mancano i numeri che dimostrano effettivamente quali siano i vantaggi. Invece di numeri sugli svantaggi, in questi anni, se ne sono accumulati assai, messi nero su bianco da professionisti e docenti universitari (www.notavtorino.org). Ma si fa di tutto per non accettare la loro discussione. Ci sono molte contraddizioni nel sostenere - destra e sinistra insieme - questa "grande opera". In genere si dice che la politica ha la vista corta, pochi mesi o al massimo pochi anni. Per questo non si investe sulle energie rinnovabili, sul risparmio energetico, sul risanamento dell'assetto idrogeologico, sulla pianificazione urbanistica, sulla ricerca scientifica. Strano che per il Tav, opera che sarebbe pronta tra oltre 15 anni, si sia invece tutti così solerti... C'è qualcosa sotto. Intanto la "nobile Torino" è un colabrodo. Come ci si può agitare così tanto per far partire un'opera faraonica che sfregia le Alpi e manganella le persone, quando non si riesce a dimostrare nemmeno di saper chiudere piccoli cantieri aperti da decenni, come il passante ferroviario?

Ogni volta che vado in studio Rai a Milano, osservo sconsolato il degrado di Porta Susa, i rifiuti, il cantiere infinito di Corso Inghilterra, un biglietto da visita triste, altro che città olimpica. Si dimostri di saper risolvere prima l'ordinario dello straordinario.
Il Tav è un progetto fuori luogo nel contesto morfologico del territorio italiano. E' un simbolo di una voracità ambientale infinita che le leggi fisiche non permettono più di sostenere a lungo.

Chi percorre l'autostrada Torino-Milano vede oggi la nuova linea Tav che è uno scempio geografico, una muraglia opprimente di calcestruzzo che chiude il guardo a sud per 100 chilometri. Un atto d'arroganza tecnologica per guadagnare mezz'ora. Centocinquant'anni fa la ferrovia ancora oggi in servizio, assai meno invasiva, ridusse quel viaggio da quattro giorni a quattro ore. Miglioriamo il servizio che già c'è, fatto oggi di zecche e di ritardi sistematici. E' un problema di rapporto costi-benefici. Sette miliardi di euro per un inferno di cemento che scempia i migliori terreni risicoli d'Europa. Torino e il Piemonte non saranno lastricate d'oro né grazie a questo o a quel nuovo treno "veloce". Invece potranno trovare nuove opportunità nell'elaborazione di un nuovo modello di sviluppo meno invasivo, già suggerito da un grande manager Fiat torinese troppo presto dimenticato: Aurelio Peccei. Sì, proprio lui, il fondatore del Club di Roma, promotore dello studio Mit sui limiti dello sviluppo. E' un libro del 1972, in biblioteca si trova, e Tu, che sei un forte lettore, so che andrai a riprenderlo. Vedrai che abbiamo di fronte problemi assai più impellenti del Tav.
Luca Mercalli".

Fonte: http://www.carta.org/

Vedi: http://www.notav.it/

mt

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