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Il «Manifesto del 17 novembre»
13.11.2005

Giornata mondiale di mobilitazione studentesca. «Manifesto» della giornata «Perché studiare sia un diritto e non un privilegio. Per tutti.»

Manifesto del 17 Novembre

Noi

studenti dell’Unione degli Universitari, dell’Unione degli Studenti e della Mutua Studentesca, da oltre dieci anni impegnati a promuovere e tutelare i diritti delle studentesse e degli studenti, il 30 gennaio 2005 alla quarta Assemblea Internazionale degli Studenti all’interno del WORLD SOCIAL FORUM di Porto Alegre abbiamo portato, per il secondo anno consecutivo, la proposta di costituire un’agenda comune di mobilitazione che rivendica più diritto al sapere per tutti, contro la privatizzazione dei saperi e che trovi il suo culmine nella data di mobilitazione mondiale del 17 novembre.

Noi e tutti gli studenti italiani lanciamo qui ed ora un grido d’allarme, una chiamata alla mobilitazione generale del mondo della formazione e rivolgiamo questa lettera-appello:

A tutti gli studenti e i cittadini che vogliono cambiare

la scuola, l’università, la società e il mondo

A tutti coloro che hanno la responsabilità di farlo.

Perché:

Siamo studenti del 2005. La nostra scuola è il liceo classico "Cavour", è l'istituto tecnico "Volta", è il professionale “Euclide”. La nostra università è a Roma, a Torino, a Palermo. E’ la facoltà di lettere, è la facoltà di ingegneria, è la facoltà di scienze. Questi sono i luoghi nei quali noi, studenti qualunque, non vogliamo più sentirci estranei. Al contrario rivendichiamo la possibilità di autogestire tempi e spazi di vita e formazione, il diritto di accesso al sapere come strumento per crescere come cittadini e persone libere.

Siamo studenti “capaci e meritevoli, ma privi di mezzi”. Vogliamo studiare, ma la nostre famiglie non possono sostenere il costo della nostra formazione. Manifestiamo il 17 novembre per rivendicare una legge quadro nazionale per il diritto allo studio, per rivendicare più borse di studio, erogate e non soltanto promesse. Perché vogliamo che l’articolo 34 della Costituzione non resti lettera morta.

Siamo studenti come tanti, senza soldi. Siamo nati in case dove non ci sono libri, né soldi per comprarli. La scuola e l’università non sono più gli unici luoghi dove apprendere; si apprende anche al cinema, a teatro, in un museo, ascoltando musica o leggendo libri. Manifestiamo il 17 novembre per rivendicare una carta di cittadinanza studentesca, che ci garantisca il diritto al sapere anche al di fuori della scuola e dell’ università.

Siamo studenti esclusi. Quelli che volevano studiare medicina, ingegneria, lettere. Ma la logica elitaria ed escludente del “numero chiuso” ci impedisce di avere il diritto di studiare ciò che ci piace. Il 17 novembre vogliamo liberare il diritto di studiare, abolendo l’aberrazione dei numero chiuso.

Siamo studenti fuorisede. Viviamo una condizione di disagio perché la nostra vita è fatta di precarietà, perché vorremmo vivere decentemente ed avere una casa, ma nelle città si specula sugli affitti e siamo costretti a lavorare perché per noi la vita da universitari costa troppo. Manifestiamo il 17 novembre per il diritto ad una casa.

Siamo studenti pendolari. Per studiare siamo costretti a spendere centinaia di euro l’anno per raggiungere le nostre scuole e le nostre università. Nessuna legge tutela il nostro diritto alla mobilità. Manifestiamo il 17 novembre per il diritto a muoverci gratuitamente.

Siamo studenti senza aule. Siamo costretti a studiare in ex-ospedali, ex-supermercati, ex-condomini, cinema, senza laboratori, biblioteche, palestre. Abbiamo visto dei bambini morire sotto le macerie di San Giuliano, per colpa di una scuola in condizioni precarie e fatiscenti che non ha retto a un terremoto. Manifestiamo il 17 novembre per il diritto ad avere una scuola e una università, vere.

Siamo studenti lavoratori. Precari. Lavoriamo in un call center o per un agenzia interinale, ma è difficile pensare a costruire seriamente il proprio futuro. Manifestiamo il 17 novembre perché esigiamo un sistema di diritti e tutele che trasformi la precarietà delle condizioni in reale possibilità di scelta.

Siamo studenti in stage. Sfruttati. Lo chiamano stage, ma in realtà quello che facciamo è soltanto manodopera a costo zero. Dovrebbe avere un valore formativo, ma ci ritroviamo ad essere lavoratori senza diritti. Manifestiamo il 17 novembre perché ci vengano garantiti diritti e possibilità di apprendere.

Siamo dappertutto. Ma sembra che per noi non ci sia spazio, nelle nostre città mancano luoghi di aggregazione e di partecipazione, abbiamo bisogno di incontrarci e di confrontarci, è per questo che il 17 novembre ci riprenderemo le strade e le piazze di tutta Italia.

Siamo studenti artisti. Il nostro sogno è che scuole ed università siano anche i luoghi in cui le nostre passioni, la nostra creatività, le nostre aspirazioni possano essere valorizzate. Manifestiamo il 17 novembre perché musica, arte, creatività non siano più considerati uno “stupido hobby”, ma siano valorizzati in quanto importanti forme di produzione culturale.

Siamo studenti che vogliono fare ricerca. Oggi ma soprattutto domani. Una volta laureati dobbiamo avere la possibilità di continuare a studiare e di contribuire allo sviluppo sociale del paese e del mondo. Perché la ricerca scientifica, di base ed applicata, è il motore del progresso economico e civile del Paese e deve essere libera, pubblica e laica.

Siamo tutt* student* “diversi”. Perché omo o etero non fa differenza, amiamo tutt* con la stessa intensità e abbiamo uguali diritti ad esprimere liberamente la nostra sessualità. Ci fanno sentire anormali, ma cosa significa essere normali? Il 17 novembre rivendichiamo il diritto di amare senza discriminazioni, per tutt*

Siamo studenti di Scampia, di Corleone, di Enziteto, di Locri. Odiamo la sopraffazione, la criminalità e vogliamo sradicare la violenza a partire dalle nostre città. Perché le mafie sono una montagna di merda e non una possibile alternativa di fronte all’assenza delle istituzioni.

Siamo studenti migranti. Veniamo da Dakar, da Algeri, da Tirana e viviamo rinchiusi nei Cpt, dove la nostra dignità viene quotidianamente calpestata. Siamo e ci sentiamo cittadini del mondo, eppure il colore della pelle, la lingua, la religione e il passaporto ci rendono studenti discriminati o invisibili. Manifestiamo il 17 novembre per una scuola ed una università dove religioni e culture differenti, ma soprattutto storie diverse possano integrarsi in armonia e solidarietà.

Siamo studenti di Baghdad, di Kabul, di Pristina. La guerra ci ha portato via tutto: casa, scuola, famiglia, la sovranità dei nostri popoli. Tutto, tranne la voglia di lottare. Ci saremo anche noi il 17 novembre, perché la rabbia che portiamo dentro possa diventare slancio per la costruzione di un mondo fatto di pace, giustizia e solidarietà.

Non siamo studenti, ma vogliamo studiare. Veniamo sfruttati per pochi centesimi al giorno nelle fabbriche cinesi, facciamo i garzoni nei bar di Napoli. Sogniamo di diventare medico, architetto, giornalista. Ma coloro che ci sfruttano ce lo impediscono. Manifestiamo il 17 novembre perché studiare sia un diritto e non un sogno.

Siamo studenti incazzati. Ci dicono di stare seduti, ma vogliamo volare. Ci dicono di stare zitti, ma vogliamo urlare. Manifestiamo il 17 novembre perché le scuole e le università siano i luoghi dove far vivere la democrazia, la giustizia e la libertà.

Siamo uno, nessuno e centomila. Abbiamo mille facce, ma rappresentiamo una sola condizione.

Manifestiamo il 17 novembre in tutto il mondo e gridiamo a tutti di sostenere la nostra mobilitazione

Perché cambiare la scuola e l’università, significa cambiare la società tutta.

Perché migliorare le condizioni materiali delle studentesse e degli studenti è possibilità di accesso al futuro, scelta di libertà individuale e collettiva.

Perché studiare sia un diritto e non un privilegio.

Per tutti.

Unione degli Studenti
Unione degli Universitari
Mutua Studentesca
…verso la Rete Studentesca
con l’adesione di Arci - Nuova Associazione

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