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L’estetica della velocità
20.11.2005
1905 - 2005 - «Poesia» e universo futuribile

L’Università dell’Insubria, il Comune e la Provincia di Varese - in collaborazione con il Consiglio Regionale della Lombardia e il FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano organizzano, in occasione dei cento anni dalla nascita della rivista “Poesia” (fondata nel 1904 da Filippo Tommaso Marinetti e uscita per la prima volta nel gennaio del 1905), una mostra dedicata alla poetica futurista della velocità e all’iconografia di quelle “macchine meravigliose” che i futuristi dichiararono più belle della Vittoria di Samotracia.

Progettata per una lettura trasversale del movimento futurista - che coinvolge ambiti diversi quali arte e poesia, ricerca scientifica ed evoluzione tecnologica - questa mostra prende spunto dal “fascino” di una data, il 1905, in cui si presentano in Europa intuizioni, studi, ricerche … tali da costituire una svolta epocale. Due esempi fra i tanti: è di quest’anno la prima esposizione della teoria della relatività di Albert Einstein e, per quanto attiene al territorio, la sperimentazione sulle acque del Lago Maggiore dell’”idrottero”, l’antenato dell’aliscafo, da parte di Enrico Forlanini.

Rievocando il clima di un’epoca, carica di fermenti innovativi e fertili, il visitatore viene coinvolto in un percorso espositivo in cui rivivere quella tensione creativa che, a partire dal 1905, portò a dare corpo al mito della velocità. Convivono nell’allestimento progetti di pionieri del volo e della più moderna tecnologia, parte dei quali legati al territorio della provincia di Varese, che insieme alle vicine città di Como e Milano, assurge, nei primi decenni del ‘900, a centro di eccellenza dell’industria italiana. Le diverse realizzazioni presentate - opere d’arte, manufatti, documenti e prototipi - sono strutturate per suggerire al visitatore il fascino nonché il “piacere/dovere” di riprendere a “pensare/progettare” un universo futuribile, in cui la tensione al progresso e l’amore per la bellezza trovino una perfetta sintesi.

Nei portici delle Scuderie della Settecentesca Villa Panza - di proprietà del FAI dal 1996 - una sequenza di grandi pannelli introduce alla mostra, accompagnando il visitatore nell’ampio spazio della Scuderia Grande, dove sono collocati circa settanta capolavori - fra pittura, grafica e disegni - che mirano ad approfondire un tema classico della ricerca estetica futurista, quello dell’energia e del sogno meccanico.

Analizzando il primo appello che Filippo Tommaso Marinetti lanciò, nel febbraio del 1909, attraverso le pagine del giornale francese Le Figaro, si possono cogliere alcuni spunti per ulteriori approfondimenti. Accanto “all’amore del pericolo” al “movimento aggressivo”, alla “lotta” e alla “ribellione”, Marinetti celebra “una nuova bellezza” di cui - dice - il mondo s’è arricchito agli esordi della modernità.

È “la bellezza della velocità”, che viene identificata ora con un’automobile da corsa, ora con i convogli di un treno proiettato lungo i binari e, ancora, con i piroscafi e gli aeroplani, “la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta”.

Il mito della rapidità, della prontezza, dello “scatto” viene insomma identificato con tutte le diavolerie meccaniche figlie della nuova epoca, che suggeriscono al fondatore del Futurismo un immaginario ricchissimo di temi. Soggetti, vale a dire, utili ad esaltare il dinamismo della vita moderna e attorno ai quali si svilupparono le prime ricerche figurative di autori del calibro di Umberto Boccioni (con un’opera come Filari d’alberi del 1908), Carlo Carrà (con Piazza del Duomo a Milano del 1910) o Aroldo Bonzagni (con la sua splendida Locomotiva in corsa del 1911-12). Partendo da opere d’impianto ancora divisionista l’esposizione potrà contemplare immagini significative che preannunciano i soggetti futuristi degli anni Dieci, dove la composizione dinamica, il moltiplicarsi dei punti di fuga e la pennellata libera da ogni schematismo teorico sembrano profetizzare le novità tematiche e formali della prima avanguardia italiana del Novecento.

L’entusiasmo per la velocità, per i nuovi mezzi di trasporto, per la “vita accelerata”, rappresentano le visioni di un mondo nuovo. Di un universo futuribile. Ecco allora opere sintomatiche come Il treno partorito dal sole di Fortunato Depero (conservato presso la Fondazione La Ghironda di Bologna) o Linee di velocità+forma+rumore di Giacomo Balla, prestato dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma o, ancora, Il Trittico della velocità di Gerardo Dottori concesso eccezionalmente dal Comune di Perugia.

Accanto a un percorso iconografico tradizionale - compreso, dunque, fra le prove degli esordi e gli epiloghi significativi del futurismo fra le due guerre - l’attenzione si focalizzerà sulle diverse interpretazioni del concetto di velocità. Da un lato sulla sua accezione puramente dinamica, con una carrellata di immagini dedicate ai soggetti classici del volo, della ferrovia, dell’automobile e via dicendo; dall’altro lato sul valore “mentale” dell’idea di velocità, che si concretizza in visioni deformate, dove i vortici luminosi, le tensioni fra le linee-forza, le figure che si scompongono e ricompongono sono le soluzioni linguistiche ideali per la resa di sensazioni, di emozioni.

Diviso in sezioni tematiche - dedicate all’iconografia della macchina, a quella dell’atleta, al concetto di dinamismo e al rapporto fra città e velocità - il percorso della mostra copre un periodo di tempo compreso fra il 1910 e il 1935, e ricostruisce per tappe l’opera dei grandi protagonisti del movimento, dai maestri fondatori ai portavoce dell’aeropittura. Fra i tanti nomi presenti, spiccano quelli di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Fortunato Depero, Gerardo Dottori, Mario Sironi, Luigi Russolo, Roberto Baldessari, Benedetta, Felix Delmarle, Renato Di Bosso, Nicola Djulgheroff, Tato e Mino Rosso.

 

Vedi: http://www.fondoambiente.it/eventi/incontri/futurismo.doc_cvt.htm

mt

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