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Salviamo la Costituzione
26.11.2005
Il vero volto della devolution

L'hanno votata. Il disegno eversivo della loggia P2, con le richieste e proposte del vertice di Cosa Nostra, stanno passo dopo passo realizzandosi per via legislativa. Ora l'attacco al cuore della Repubblica e dello Stato di Diritto, con lo stravolgimento della Costituzione, impone a ciascuno di opporsi per bloccarlo.
Ripubblichiamo un articolo del novembre 2002, che avevamo titolato "devolution, regalo natalizio a Cosa Nostra".

29.11.2002
La Devolution, regalo natalizio a Cosa Nostra?
di Christian Abbondanza pubblicato su "Giustizia e Libertà" e parzialmente su "Avvenimenti" e nel forum di ManiPulite.it

Nei primi anni ‘90 Cosa Nostra, con l’appoggio di ambienti massonici - vicini agli ex piduisti e Licio Gelli in primis - e dell’estrema destra, sviluppò l’idea che con la divisione dell’Italia in tre regioni (Nord, Centro e Sud) o con una forte autonomia regionale nei settori chiave di uno Stato avrebbe potuto farsi direttamente Stato nelle regioni del Mezzogiorno, senza dover più accordarsi con gli uomini del Potere romano. Tutto questo non è fantasia ma quanto risulta da dichiarazioni di pentiti (tutte concordanti tra loro e sostenute da effettivi elementi probatori) e da informative di Dia e Digos. Erano gli stessi anni in cui avanzava dirompente l’onda leghista al Nord, ove uno dei fondatori il Sen. Miglio -ed anche questo risulta da atti inconfutabili- era legato a quegli stessi ambienti che coidearono il piano “separatista-autonomista” di Cosa Nostra, ovvero ad ambienti massonici, in particolare a Gelli ed anche al Sen. Andreotti (i cui legami consolidati con boss mafiosi sono ormai provati dalla sentenza di primo grado di Palermo del 2001, oltre che dalla recente condanna a Perugia).
La stagione stragista iniziata con l’uccisione di Salvo Lima, inquadrata come segnale ad Andreotti, ed arrivata alle bombe di Firenze e Milano del ’93, passando dai terribili attentati a Falcone e Borsellino di dieci anni fa, erano strumento per costringere lo Stato a trattare con Cosa Nostra ed assecondarla.
Emblematico, quanto inquietante, è un articolo dell’agenzia stampa “Repubblica” -che nulla a che fare con l’omonimo quotidiano- vicina, o comunque ben collegata, agli ambienti criminali di cui sopra e che aveva mandato segnali chiari sulla stagione delle stragi che si sarebbe consumata di li a breve. Il 19 marzo ’92 scive: “Alla mafia siciliana per divenire essa stessa Stato le risulta, quindi, sufficiente conquistare l’autonomia amministrativa e regolamentare, al fine di costituirsi come nuovo paradiso fiscale del Mediterraneo, portando alle estreme conseguenze le tecniche di “off-shore” e di traffico commerciale (stavolta non più illegale), diretto a sfidare i dazi e le difese doganali dei Paesi confinanti… Qualora, infatti, il potere mafioso riuscisse a conquistare un’autonomia regolamentare,… la «deregulation» che ne seguirebbe, in tema di diritto del lavoro e di insediamenti produttivi, servirebbe a richiamare un forte afflusso, dall’estero, di capitale di investimento e speculativo, a breve, medio e lungo termine (nel caso specifico la Sicilia si configurerebbe come una Singappore del Mediterraneo”.
Quindi Cosa Nostra, gli ambienti massonici e dell’estrema destra, nel Sud, promuovono la nascita di diverse Leghe autonomiste. Al Nord la Lega di Bossi e Miglio prosegue sulla linea separatista del Paese. Ecco i due volti dello stesso obiettivo. Tullio Cannella, boss di Cosa Nostra, vicino a Bagarella, nel ’97 afferma che alle riunioni promosse da Ciancimino, concordate con Provenzano, delle diverse Leghe meridionali erano presenti anche esponenti della Lega Nord che dichiaravano la piena coincidenza degli interessi, ma suggerivano di dare all’esterno una senzazione di antagonismo. In altri interrogatori a Firenze e Caltannissetta, Cannella prosegue affermando che “Bagarella sapeva della prossima discesa in campo di Silvio Berlusconi. Tuttavia non intendeva rinunciare al programma separatista… Inoltre, va detto che vi era un’ampia convergenza tra i progetti, per come si andarono delineando, del nuovo movimento politico capeggiato dal Berlusconi e quelli dei movimenti separatisti”. Questo inquientante filo di arianna viene confermato da altre dichiarazioni di collaboratori, tra cui Giovanni Brusca, vicinissimo a Totò Riina.
Questo è un primo tassello del tetro panorama, in cui un ampio ruolo hanno anche avuto settori dello Stato, come i Servizi Segreti in primis. L’altro è costituto dalle famose richieste del “papello”, ovvero le richieste di modifiche legislative a favore della Mafia. Queste stanno via via -a partire dalla scorsa legislatura arrivando alle leggi approvate di recente ed a quelle in discussione- venendo soddisfatte una dopo l’altra. Revisione restrittiva della legge sui collaboratori di Giustizia, alleggerimento del carcere duro, rogatorie, falso in bilancio, revisione ed impedimento dei processi, riduzione delle scorte, azzeramento dell’attività antiracket, volontà di revisione della legge sull’utilizzo sociale dei beni sequestrati ai mafiosi, rendere inutilizzabili le prove già acquisite con sentenze passate in giudicato. Tutto questo mentre, in questi anni, si sono oltraggiati e isolati quei Giudici che nelle diverse Procure in prima linea nella lotta alle Mafie hanno compiuto il loro dovere di perseguire e colpire Cosa Nostra ed i suoi legami occulti con la finanza e la politica. La demolizione della cultura della legalità e dell’antimafia è andata in scena con i segnali chiari mandati ad ogni cittadino: impunità dei Potenti e necessità di convivere con la Mafia.
Ora, per chiudere, si giunge in Parlamento, proprio per iniziativa della Lega Nord e di Silvio Berlusconi alla proposta di “Devolution”, ivi compresa la trasformazione della Corte Costituzionale in organismo eletto dalle Regioni, oltre che il passaggio di quelle competenze chiave proprie dello Stato (come avviene anche nei Paesi civili fondati su un federalismo sfrenato) alle Regioni. Non è forse chiaro a vantaggio di chi queste riforme vengono promosse? Non è forse ora evidente, drammaticamente, che i nuovi interlocutori di Cosa Nostra -sostituiti all’ormai anziano Andreotti ed ai partiti del vecchio CAF inabissatisi in Tangentopoli- stanno dimostrando di mantenere quel patto con Cosa Nostra, che alcuni Magistrati hanno invano denunciato?

Fonte: http://www.genovaweb.org/smsperugina.html

mt

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