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Quando l’arte gioca in casa.
9.12.2005
Quando l’arte gioca in casa.
Intervista alle organizzatrici di Studi Aperti
70 artisti napoletani ricevono i visitatori nei loro laboratori di: Marco Lodi Rizzini
Proiettare l’arte fuori dal chiuso dei musei portando gli appassionati direttamente nelle case degli autori dove nasce e si sviluppa il processo creativo stesso. È quanto si propone l’associazione culturale Arterìa con la seconda edizione della manifestazione Studi Aperti, l’happening che per tre giorni (16,17 e 18 dicembre) permetterà al pubblico napoletano di entrare nei laboratori di 70 tra pittori, scultori, fotografi e artisti multimediali. Come molte idee geniali e uniche, Studi Aperti viene concepita a Napoli, dove debutta nel 1984, ma si afferma altrove, a Roma, dove prospera per un ventennio, raccogliendo l’adesione entusiasta di 600 artisti. L’anno scorso il ritorno alle origini nel quadro del Maggio dei monumenti. Dell’edizione di Studi Aperti 2005 parliamo con Lorenza Di Fiore, Simona Coppeto e Mariacristina Coppeto, coordinatrici dell’evento nonché animatrici di Arterìa.

Il vostro progetto evoca fermenti culturali d’oltreoceano. Napoli per tre giorni come il Greenwich Village di New York… Il paragone tiene?
Napoli come New York, ma anche come Roma, Parigi, Berlino e le più importanti capitali mondiali dove per gli artisti aprire il proprio atelier al pubblico è un rito irrinunciabile. Dove anche il contatto diretto con i potenziali fruitori e/o compratori diventa un momento da cui trarre linfa vitale per la propria creatività.

Da esportatrice di talenti a laboratorio in proprio. Studi Aperti è forse il segnale che qualcosa sta cambiando nel rapporto tra Napoli e l’arte?
Studi Aperti s’inserisce in un contesto dominato dal dibattito sull’arte contemporanea. C’è grande fermento negli ultimi anni e anche grandi polemiche. Studi Aperti ribadisce l’uscita dell’artista da quell’isolamento che lo ha caratterizzato nei decenni passati, restituendo importanza al luogo dove opera e vive l’artista e riscoprendo una nuova occasione di confronto e di conoscenza.

Studi Aperti propone una svolta nella fruizione artistica: dal museo tradizionale al network. Dalla rappresentazione pubblica e asettica all’interazione personale con l’artista. Non vi spaventa questo salto nel vuoto? La gente capirà?
Non è un salto nel vuoto, ma è colmare un vuoto. La gente ha già capito e la conferma l’abbiamo avuta durante la prima edizione di Studi Aperti, quando tanti visitatori hanno letteralmente affollato gli studi di molti artisti, sia durante gli itinerari guidati, sia autonomamente. C’è un grande desiderio di capire l’arte contemporanea e sicuramente questo progetto rappresenta uno dei tanti meccanismi che possono aiutare anche un pubblico più vasto e meno specializzato ad accostarsi ad una grande risorsa culturale

Come siete riusciti a superare la tradizionale ritrosia degli artisti a mostrarsi dietro le quinte?
L’impatto è stato difficile, soprattutto perchè l’associazione è molto giovane, nata solo nel 2003, ma la fuducia è stata conquistata sul campo ... Certo non abbiamo la presunzione di rappresentare tutto il panorama contemporaneo napoletano, ma solo un frammento che speriamo di arricchire anno dopo anno.

Non temete la frammentazione e la dispersione? Il museo come luogo di fruizione tradizionale è pur sempre un moltiplicatore fenomenale…
Noi non vogliamo certo sostituirci alla funzione del museo o delle gallerie d’arte, o delle mostre..., sarebbe assurdo solo pensarlo. L’apertura degli studi rappresenta un’altra opportunità che va fornita al pubblico sia esso specializzato che solo curioso di scoprire dove vive e lavora un artista di cui magari ha visto le opere , ma non lo ha mai incontrato di persona o nel luogo della creazione. Abbattere quella barriera tra il fruitore e l’artista.

Studi Aperti si propone come strumento innovativo di divulgazione e diffusione. Non rischia però di confinarsi nel recinto degli addetti ai lavori?
Assolutamente no. Studi Aperti non si rivolge affatto ad un’utenza specializzata, o meglio non solo a quella, verrebbero meno i nostri obiettivi tra cui quello di avvicinare l’arte ad un pubblico più vasto possibile. Con tutte le difficoltà del caso e scontrandosi con le poco gradite difficoltà organizzative, il passaparola ed i tradizionali strumenti di comunicazione anno dopo anno ci aiutano a diffondere l’eco.

Quanti partecipanti pensate di coinvolgere?
Se ti riferisci al numero degli artisti, allora quelli coinvolti fino ad ora sono 70, quest’anno ci sono alcuni artisti nuovi rispetto alla precedente edizione e anche molti giovani. Purtroppo non tutti gli artisti che hanno aderito nell’edizione 2004 hanno potuto farlo anche quest’anno, la maggior parte per impegni presi in precedenza.

Avete pensato a un punto di aggregazione o a un comune denominatore che possa unificare la manifestazione?
Certo, ci sono dei momenti molto importanti in cui gli artisti si ritroveranno tutti insieme anche con il pubblico. Il 15 dicembre ci sarà un opening all’Arenile di Bagnoli, un appuntamento speciale che sarà presentato in conferenza stampa, insieme agli altri appuntamenti che si svolgeranno in alcuni studi secondo una programmazione proposta direttamente dagli artisti.

Esiste in parallelo all’esperienza di fruizione artistica un risvolto commerciale? Il contatto con l’artista spinge ad acquistare le opere?
Sicuramente il contatto con l’artista aiuta un potenziale acquirente a decidere se comprare o meno un’opera e sicuramente molti artisti hanno avuto esperienze positive da questo punto di vista, ma la domanda andrebbe fatta direttamente a loro.

Quali differenze riscontrate tra l’edizione romana e la kermesse napoletana?
Studi Aperti nella capitale raccoglie una molteplicità di forme artistiche che vanno dalla pittura alla scultura, alla netart fino a sconfinare nella regia, e raccoglie anche molti artigiani. A Roma il movimento è molto forte e amplificato, sono tanti anche gli artisti stranieri che partecipano alle diverse iniziative. Noi per il momento ci manteniamo in confini più ristretti, ma non escludiamo nessuna evoluzione e soprattutto non è da escludere in un futuro prossimo, di poter collegare le due manifestazioni in un progetto comune che coinvolga Arterìa e Studi Aperti & Artisti Associati di Roma.

http://www.fuoricentroscampia.it/news_notizia_arte_e_cultura.asp?codiceNotizia=371
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