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Intervista all'on. Pasqualina NAPOLETANO
9.12.2005
BRUXELLES: ZAPPING SUL PARLAMENTO EUROPEO
di Daniele CARDELLA
*Le risorse finanziarie per l'Europa: Da Tony Blair una proposta provocatoria!*
Intervista all'on. Pasqualina NAPOLETANO
Vice Presidente del Gruppo del PSE al Parlamento europeo
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Tony Blair cerca di chiudere almeno con un successo il semestre di presidenza britannica dell'UE, finora abbastanza deludente, cercando di raggiungere l'accordo sulle prospettive finanziarie 2007-2013, ovvero quante risorse destinare alle politiche europee nel prossimo periodo settennale di programmazione. Con malizia, nella sua ultima proposta di compromesso, Blair ha messo sul tavolo del negoziato piccole concessioni a ciascuno degli Stati membri, per ridurre al minimo i contrasti. Eppure l'effetto sembra essere stato l'opposto. Quali sono i punti critici di quest'ultima proposta?
Quella avanzata dalla Presidenza britannica è una proposta provocatoria e diabolica, che punta a dividere i paesi membri sulla base dei divergenti interessi nazionali.
Lo è nel merito, perché è di 200 miliardi di euro inferiore a quella presentata originariamente dalla Commissione e lascia irrisolti i nodi centrali che hanno portato al mancato accordo di giugno a Lussemburgo. Viene lasciato praticamente inalterato il meccanismo del rimborso al Regno Unito, non si tocca la Politica Agricola Comune, si accontentano i paesi contributori "netti" diminuendo il finanziamento nazionale al bilancio, si riduce una parte dei Fondi Strutturali ai Paesi dell'Est a cui pero' si concede un allungamento dei tempi di spesa ed una deroga alla regola N+2.
E' poi una cattiva proposta anche sul piano del metodo e del rispetto della democrazia europea. Essa infatti ignora del tutto il ruolo Parlamento, rifiuta del tutto i contenuti della proposta votata a Strasburgo a giugno con la relazione Boege - che offriva un quadro finanziario all'altezza delle ambizioni politiche dell'Unione - e non riconosce l'importanza del Parlamento nel processo di decision-making delle risorse future dell'Unione.

Un mancato accordo sulle prospettive finanziarie quanto peserebbe sulle future ambizioni comunitarie?
L'effetto principale, oltre naturalmente a quello di tenere in sospeso il futuro di molte delle azioni essenziali finanziate dall'Unione Europea, mi pare essere proprio il perdurare della crisi politica in cui l'Europa oggi vive. I cittadini europei aspettano un volto sociale e partecipativo dalle istituzioni comunitarie, il nuovo stallo nelle prospettive finanziarie mina invece ulteriormente il principio di solidarietà e fa appellare pericolosamente i governi ai propri egoismi nazionali. Una nuova struttura del bilancio è la condizione necessaria per dare all'Europa la capacità di tenere il passo con le ambizioni di crescita, innovazione, competitività, formazione, buona occupazione. Alcune idee nuove in questo senso erano state presentate proprio dal Parlamento (cofinanziamento in agricoltura, impegno per la ricerca e per la coesione, ridiscussione del sistema delle risorse proprie): è da questa proposta che si deve ripartire per dare nuove energie all'Europa.

Cosa rischia l'Italia?
L'Italia è il Paese che rischia di pagare il prezzo più alto con la proposta britannica. E' vero che il nostro Paese contribuirebbe un po' di meno al bilancio comunitario - come gli altri 24, d'altronde - ma subirebbe gravi ripercussioni a causa del taglio al capitolo dello sviluppo rurale e della pesante decurtazione - prevista da tempo - dei Fondi Strutturali. Più in generale, e si tratta di un aspetto ancora più preoccupante, l'Italia non puo' che essere danneggiata da un'Europa più debole, meno coesa, incapace di riprendere competitività. L'ancoraggio alla crescita dell'Europa ha tenuto vivo il nostro Paese, negli scorsi anni. Ora il nostro governo deve fare di tutto per non cedere ad un accordo mortificante per l'Europa stessa, prima ancora che per l'Italia.

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