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«Cuntrastamu»
10.12.2005
Iniziamo un viaggio attraverso quelle realtà che si oppongono alla mafia e alle mafie. Sul territorio nazionale sono diverse e numerosissime le associazioni che si occupano di contrastare questa piaga. Prima tappa Roma: associazione "Cuntrastamu". Di Tano Rizza

Iniziamo un viaggio attraverso quelle realtà che si oppongono alla mafia e alle mafie. Sul territorio nazionale sono diverse e numerosissime le associazioni che si occupano di contrastare questa piaga. Lo fanno tramite conferenze, dibattiti aperti, manifestazioni e militanze attive. Iniziamo questo percorso facendo quattro chiacchiere con gli esponenti dell’associazione culturale "Cuntrastamu" che, hanno base logistica a Roma... Ci chiederete come mai per parlare di antimafia siamo andati fino a Roma. La risposta ci viene da un dato che emerge all’interno dell’intervista “è appena stato sciolto il consiglio comunale di Nettuno, centro vicino Roma, per infiltrazioni mafiose. Roma è la quinta città per numero di beni confiscati alle mafie”. Un percorso per raccontare l’antimafia che, quindi, inizia la contrario: da Nord verso Sud

Cos’è l’associazione Cuntrastamu?

E’ un’associazione culturale che si propone di diffondere informazione sull’esistenza delle mafie in Italia, una realtà troppo poco conosciuta per la portata devastante che ha tuttora sulla nostra società dal punto di vista culturale, sociale, economico.

Perché nasce?

L’idea nasce all’indomani della stagione delle stragi e degli attentati mafiosi. Io sono di Roma, ma quegli anni e quegli eventi mi hanno fatto conoscere più profondamente una realtà che avevo sempre pensato essere confinata alla Sicilia. Da quei giorni vivo in questo paese come se ci fosse una sospensione permanente di alcune garanzie democratiche. Credo che quella strategia fu sbagliata da parte di Cosa Nostra, perché da lì ci fu un risveglio di molti che a distanza di anni ancora produce dei frutti. Il progetto Cuntrastamu, che avrebbe voluto essere una rivista su carta in realtà è rimasto congelato fino all’avvento di internet, che ci ha permesso di realizzare qualcosa abbattendo i costi di produzione.

Che obbiettivi si pone?

L’associazione è l’evoluzione del sito aperto nel 2001, in cui ci siamo ripromessi di raccogliere informazioni, documenti, atti, sentenze, interviste. Nel 2001 scrivevamo nel sito che non avremmo mai fondato un’associazione, che di detenere qualsiasi forma di potere ci importava poco o niente. Oggi è vera solo la seconda affermazione: ci siamo resi conto che se volevamo allargare la nostra attività al di fuori dell’ambito di internet avremmo dovuto contare sull’appoggio economico di altri all’infuori dello sparuto gruppo di fondatori. Siamo completamente autofinanziati, non ci appoggiamo a nessuna realtà politica o istituzionale. Questa scelta ci dà la possibilità di mantenere un punto di vista critico su di noi e sugli altri e di essere il più possibile indipendenti. L’associazione - in teoria - è aperta a tutti, a persone di sinistra e di destra, ad apolitici ed attivisti. Nella realtà è innegabile che vi sia una partecipazione maggiore da parte di chi si riconosce nello schieramento di centrosinistra: i motivi sono per me tanti, forse troppi per poterli spiegare in quest’intervista. Ma non smettiamo certo di sollecitare chiunque a partecipare e contribuire alle attività di Cuntrastamu.

Come si rapporta in riferimento al territorio nazionale?

Cerchiamo di muoverci quando ci sono iniziative importanti o quando riteniamo indispensabile intervistare le persone sul luogo. Soprattutto nei primi anni del sito questo ci ha permesso di conoscere realtà che a Roma si conoscono poco e di incontrare persone a volte fantastiche, come Felicia Bartolotta, che ci ha accolti con un calore che non dimenticheremo mai nella sua casa di Cinisi. O come Mario Caniglia, imprenditore di Scordia o ancora Silvana Fucito, imprenditrice di San Giovanni a Teduccio. Tutte persone che hanno molto da insegnare e che dovrebbero andare spesso sulle prime pagine dei giornali. Per quel che riguarda invece la diffusione di Cuntrastamu, per adesso l’associazione rimane una realtà locale. Non abbiamo i mezzi perché sia qualcos’altro.

Perché “cuntrastamu”?

Lo saprete meglio di noi! “Cuntrastamu” era un modo siciliano di rispondere alla domanda “Come va?”. Il senso della risposta è “tiriamo avanti”, “andiamo avanti”. Alcuni ci raccontano che significa anche “discutiamo”. Ci piace.

Che tipo di risposta ha avuto la vostra associazione dalla sua nascita a oggi?

All’inizio più di uno ci guardava con sospetto, forse anche con sufficienza. Ma che vogliono questi di Roma, ma chi sono? Se penso ad associazioni che lavorano silenziosamente sul territorio da anni, penso che la diffidenza nei nostri confronti fosse più che giustificata. Col tempo abbiamo iniziato ad avere riconoscimenti e attestati di stima da parte di persone e associazioni che si occupano dei fenomeni mafiosi e che per noi sono punti di riferimento. Per quel che riguarda invece la risposta dalla città, direi che è andata sotto ogni nostra aspettativa. Forse anche perché non siamo bravi a comunicare le nostre idee, chissà. E’ un dato di fatto che le persone di Roma con cui ci incontriamo durante le nostre iniziative spesso non hanno idea di cosa sia la mafia oggi. La prima domanda che ci viene rivolta è: “Ma voi che c’entrate con la mafia? Avete qualche parente coinvolto?”. Allora tu gli racconti che è appena stato sciolto il consiglio comunale di Nettuno, centro vicino Roma, per infiltrazioni mafiose. Oppure che Roma è la quinta città per numero di beni confiscati alle mafie. E loro cadono dalle nuvole.

Che tipo di iniziative proponete?

Abbiamo realizzato due “sit-in” in memoria di tutte le vittime della mafia. Partecipazione scarsissima, ma furono le nostre prime iniziative, siamo contenti di averle realizzate. Oggi abbiamo una biblioteca tematica nella nostra sede che conta quasi duecento titoli. Abbiamo organizzato un ciclo di film, delle presentazioni di libri e uno spettacolo teatrale sulla vicenda di Francesco Schiavone “Sandokan”, il boss camorrista; un ciclo di incontri nella chat del sito con magistrati, scrittori, storici, giornalisti. Domani saremo ad Aprilia, in provincia di Latina, per un incontro con seicento ragazzi delle scuole di Aprilia e dintorni. Abbiamo dei progetti editoriali in ballo, ma è ancora presto per parlarne. La vita dell’associazione, comunque, oggi ruota ancora intorno all’aggiornamento del sito e del neonato blog. Tratti distintivi del sito sono le interviste a persone che hanno avuto il coraggio, la voglia e la forza di contrastare le mafie e la rassegna stampa che curiamo quotidianamente dal 2001.

Che cosa è la mafia oggi?

E’ una domanda difficile, ovviamente la mafia è tante cose insieme. Principalmente credo rimanga un’associazione criminale che si distingue dalla criminalità comune per la sua capacità di controllo del territorio - e questo riguarda più strettamente le regioni meridionali -, per i legami forti con la politica, per l’aura di imbattibilità che ancora ne difende l’esistenza, per la penetrazione che ha da anni nel tessuto economico “sano”, dove investe gli utili delle attività illegali, per la connivenza con i cosiddetti “poteri forti” che si annidano spesso dentro le istituzioni. Poi, in un secondo momento, è anche una mentalità diffusa, ancora troppo diffusa tra tutti noi, che si basa sul farsi gli affari propri senza dare solidarietà a chi ha bisogno di aiuto, sull’abbassare la testa di fronte al potente, sulla raccomandazione, sul cercare la via più facile per ottenere qualsiasi cosa a qualsiasi costo.

Come si può combattere la mafia oggi?

Innanzitutto stabilendo un obiettivo realistico, che a mio parere non è quello di vedere la mafia scomparire, ma di cercare di ridurla a criminalità comune. Per questo servirebbe innanzitutto una politica sana, una gestione del paese trasparente e soprattutto una tensione comune, costante e non sporadica come è avvenuto fino ad oggi. Oggi viviamo un momento in cui le mafie possono sentirsi forti perché questo fronte comune da parte della politica non esiste se non a parole. Spero di sbagliarmi e che persone come Rita Borsellino, che ha appena vinto le primarie per le elezioni regionali siciliane, riescano a dare quell’apporto che in questi anni non c’é stato. Personalmente poi non credo che l’azione repressiva possa essere l’unica arma di una seria lotta alla mafia: abbiamo visto troppe volte i boss comandare dal carcere oppure essere scarcerati dopo un mese. Occorre che anche i cittadini diano un loro contributo quotidiano, che potrebbe anche risultare decisivo. Senza diventare eroi né martiri, per carità, ma al contempo senza aspettare che sia qualcun altro - lo “Stato” o chissà chi - a cercare di risolvere questo problema che riguarda tutti. Oggi credo che dobbiamo puntare tutto sulla trasmissione di valori antimafiosi alle generazioni più giovani. E’ difficile ma mi pare l’unica strada.

Perché non si parla più di mafia a livello nazionale?

Credo sia scorretto dire che non si parla più di mafia. Il problema è che se ne parla a vanvera, salvo qualche rara eccezione. Quale speranza di cambiamento, quale fiducia può avere un cittadino di Scampia se del suo quartiere e della presenza devastante della camorra i mezzi d’informazione e la classe politica si accorgono solo quando c’é una guerra tra clan che lascia sul terreno ogni giorno dei morti ammazzati, spesso del tutto innocenti? La chiamano “emergenza camorra” per un mese, poi torna la “normalità”. Il problema è che poi questa “normalità”, fatta di spaccio di droga gestito dai clan nelle strade del quartiere e di reclutamento di giovanissimi la vive solo il cittadino di Scampia: i mezzi d’informazione se ne sono andati nel frattempo e la politica latita. Più in generale, non si parla di mafia a livello nazionale forse perché siamo ormai arrivati a un passo dallo scoperchiare le connivenze tra mafia e politica. E pare che a livello nazionale proseguire in questa direzione non interessi a nessuno. Per fare un esempio, nel 1998 Bossi diceva di Berlusconi che era “l’uomo di Cosa Nostra al nord”, oggi hanno riformato la Costituzione insieme. La sinistra su queste cose tace e non può fare molto diversamente, perché in quegli stessi anni D’Alema parlava della Lega come di “una costola della sinistra”. Come è possibile dimenticare queste cose?

Perché avete deciso di parlare di mafia?

Perché c’é troppa poca memoria di quel che è successo nel nostro paese e perché ci sembra importante dare spazio e voce a quelle persone e quelle realtà che ci indicano la strada per costruire una società più equa e contrastare il potere mafioso.

Chi sono, secondo voi, gli avversari principali della mafia?

Sono i cittadini che si sottraggono alla logica del silenzio, i giornalisti che continuano a scrivere di mafia, spesso a rischio del posto di lavoro o semplicemente raccontano quello che avviene, i politici che cercano di rimanere onesti in un mondo dove il confine tra legalità e illegalità è sempre più labile. Più in concreto, sono gli operatori delle cooperative che lavorano nei beni confiscati, una delle misure a mio parere più dannose per il sistema mafioso.

Come si può contrastare la mafia dal basso?

Cercando di rimanere se stessi anche se si vive in contesti dove se non ti comporti in maniera omologata, sei trattato come un estraneo, uno scarto, un diverso. E’ difficile rimanere se stessi oggi, in un contesto in cui la mafia viene ancora trattata come qualcosa di pittoresco, di connaturato al popolo siciliano o a quello calabrese. Qualche tempo fa su radio due in una trasmissione di intrattenimento elencavano i personaggi famosi nati in quel giorno. Beh, hanno citato Lucky Luciano. Questo può dare la misura di quanto i boss siano ammantati di quell’alone di leggenda che ne contribuisce poi a creare il mito dell’invincibilità. E, di contro, sono sicuro che in quella trasmissione non avrebbero mai dato il nome di Antonino Caponnetto. Non so se sia un esempio pertinente alla domanda, ma insomma ci troviamo tutti i giorni a combattere con dei mezzi informativi che parlano di mafia e di mafiosi al massimo come fossero i cattivi di un film di Hollywood.

Come vi ponete in rapporto alle altre realtà antimafia?

Cerchiamo di intrattenere collaborazioni per quanto le nostre forze ce lo permettano. Abbiamo collaborato con Antimafia Duemila, con Libera, ora abbiamo organizzato un ciclo di cinque incontri con gli studenti di Aprilia e dintorni insieme a un’associazione culturale del luogo. Avevamo proposto un paio di anni fa ad alcune realtà di redigere un glossario su mafia e antimafia da pubblicare in rete, ma poi non siamo riusciti a seguire l’iniziativa.

Che ne pensate di Girodivite?

Eh, che ne pensiamo... uno dei nostri punti di riferimento siete voi!

Fonte: http://www.girodivite.it/article.php3?id_article=3402

Cuntrastamu: http://www.cuntrastamu.org/

mt

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