10.12.2005
Reazioni al documento vaticano che esclude i gay dal sacerdozio
ROMA-ADISTA. Il divieto di accesso al seminario e all'ordinazione sacerdotale per i gay, contenuto nell'Istruzione resa pubblica dal Vaticano dopo che Adista l'aveva anticipata (n. 84/05), ha prodotto una ridda di polemiche e di reazioni variegate in tutto il mondo. Dalle associazioni di settore agli intellettuali più noti, dagli organismi ecclesiali a singole personalità di spicco, risuona una pressoché unanime risposta di sorpresa e di incredulità nei confronti del provvedimento adottato. Le reazioni in Italia Solo in Italia, dove il documento è stato recepito con un certo timore reverenziale, i commenti sono stati molto scarni. Da un lato, compatta, la risposta favorevole dei vescovi (almeno di quelli, tutti ex rettori, consultati da Avvenire, il quotidiano della Cei, che il 30 novembre, in prima pagina, titola "Le buone regole del sacerdozio", senza specificare il soggetto dell'Istruzione). Mons. Diego Coletti di Livorno, mons. Pietro Maria Fragnelli di Castellaneta, mons. Francesco Lambiasi, assistente generale dell'Azione Cattolica, mons. Giovanni Ricchiuti di Acerenza e mons. Agostino Superbo di Potenza affermano unanimi che l'esclusione delle persone omosessuali dall'ammissione al seminario e al sacerdozio non è una forma di discriminazione bensì, si legge su Avvenire, "un approfondimento della figura del sacerdote". Un gay, afferma Coletti, sta al sacerdozio come un sofferente di mal di mare all'Accademia navale; per Superbo il sacerdote dev'essere una persona monolitica: "essere prete richiede un tipo di personalità che non crei tensioni interiori". Lambiasi ribadisce che "la tendenza eterosessuale è secondo la natura umana, quella omosessuale è oggettivamente disordinata". "L'atteggiamento omosessuale - sostiene Ricchiuti - non può garantire la serenità , l'apertura e l'equilibrio richiesti". Non si tratta di discriminazione, afferma Fragnelli, ma di discernimento. Di segno opposto, come prrevisto, il commento delle (poche) associazioni laicali che hanno reagito pubblicamente nel nostro Paese: dal duro comunicato del deputato Ds nonché presidente emerito dell'Arcigay Franco Grillini, a quello di "Noi siamo Chiesa" (v. rassegna sotto): "L'istruzione su seminaristi e orientamenti gay è un doppio imbroglio, sia rispetto al Vangelo sia sul versante delle scienze umane", ha affermato Luigi De Paoli, coordinatore italiano di "Noi siamo Chiesa". Per l'Arcigay si tratta di un "testo razzista" che fa del Vaticano la più grande organizzazione segregazionista; per il gruppo romano di omosessuali cristiani "Nuova Proposta", il documento è l'espressione di una Chiesa "clericale e maschilista". […]
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