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Un cambiamento radicale - Prodi fa lo *smoderato* |
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15.12.2005
«Non si confonda il moderatismo con il non fare nulla perché, se si ragiona in questi termini, allora io sono un grande “smoderato”». Per il leader dell’Unione Romano Prodi, invervistato da Radio3, i temi nell’agenda del prossimo governo sono troppo grandi e troppo importante per permettere indugi. Serve un’azione decisa: «Debito pubblico, stagnazione, inutile pensare di cambiare senza grandi decisioni, che non sono i sacrifici, ma cambiamenti nei comportamenti, bisogna cambiare gli incentivi che si danno alle attività produttive». Serve «un cambiamento radicale della nostra società , bisogna aprirla come una scatola, e lavorare sulle risorse umane». Certo, «cambiarla in modo virtuoso e condiviso è moderatismo, ma, ripeto, occorre cambiarla in modo radicale».
La preoccupazione di Prodi a meno di quattro mesi è questa, non la capacità di governare insieme a Rifondazione comunista. Con la quale sarà possibile trovare una convivenza sulla base di due principi. A Bruxelles, ricorda l’ex commissario dell’Unione europea, «c\'era chi diceva che io non governavo, forse perché il mio modo di agire era basato sulla collegialità . Cioè sulla partecipazione di tutti, questo per me era sinonimo di moderatismo». E poi con il Prc «sono mesi che lavoriamo a un programma, arriveremo ad un programma serio e comune, avremo forse qualche punto ancora non definito, ma pochi. Rifondazione avrà certo un ruolo nel governo e le primarie sono state fatte anche per definire i rapporti di forza». Garante dell’intesa sarà Fausto Bertinotti: «Credo nella sua lealtà : c\'è un patto che se viene firmato verrà rispettato perché Bertinotti è un uomo d\'onore».
Ma lo “smoderatismo” di Prodi tocca anche altri punti. La legge Biagi, ad esempio: «La cambieremo perché ha facilitato la frammentazione del contratto di lavoro». E perché «il lavoro flessibile serve per imparare un mestiere e per migliorare una professione mentre essere precario è ripetere lo stesso lavoro in modo monotono e senza garanzie».
Nel mirino anche la legge elettorale: «Torneremo al maggioritario – ribadisce Prodi, perché la stabilità deve essere l\'obiettivo del paese: sia un governo buono che un governo cattivo deve durare cinque anni, se no l\'Italia è morta». E se qualcuno, come Rifondazione e altri partiti minori, s’impuntasse sul suo sostegno al proporzionale? «Evidentemente - replica Prodi - con una legge elettorale c\'è qualcuno che perde e chi guadagna, ma il problema è vedere se è l\'Italia che ci guadagna. Il mio obiettivo è tornare ad una legge che dia stabilità al paese, non è detto che debba essere quella identica a prima, ma ci deve essere una maggioranza chiara e dalle elezioni deve uscire un governo stabile». Il modello? «Sono tante le possibilità , quelle fondamentali sono quella francese o quella tedesca, però con un premio di maggioranza che eviti l\'impasse che abbiamo avuto ora».
Quanto alle presunte polemiche con Ciampi sull\'incostituzionalità della riforma del voto approvata dalla Cdl, il leader dell\'Unione le liquida così: «Ho ricordato episodi come gli striscioni contro Ciampi a Strasburgo, certi discorsi di Brunetta, ho ricordato queste cose e la destra ne ha approfittato per fare un can can con bibì e bibò, ma nella sostanza avevo in mente questi episodi».
da www.unita.it
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