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Fondo Unico dello Spettacolo
18.12.2005
Dal Movimento Spontaneo di Lavoratori delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche Italiane

Alla cortese attenzione di:
On. G. Tremonti
On. R. Buttiglione
On. G. Carlucci
On. P. Casini
Ai capigruppo della Camera:
On. I. Larussa, On. L. Violante, On. E. Vito, On. A. Gibelli, On. P. Castagnetti, On. M. Boato, On. S. Brugger, On. S. Cusumano, On. U. Intini, On. P. Martinelli, On. C. Moroni, On. A. Pecoraro Scanio, On. C. Sgobio, On. F. Giordano, On. L. Volontè
Al Sen. M. Pera
Ai capigruppo del Senato:
Sen. R. Schifani, Sen. G. Angius, Sen. D. Nania, Sen. W. Bordon, Sen. F. D'Onofrio, Sen. C. Marini, Sen. E. Pirovano, Sen. H. Ausserhofer, Sen. S. Boco
VII Commissione Cultura della Camera
VII Commissione Cultura del Senato
E per conoscenza
Al Presidente della Repubblica C. A. Ciampi

Oggetto: la riduzione del F.U.S. e l'Emendamento Carlucci

In ogni Fondazione Lirico Sinfonica italiana, movimenti di lavoratori hanno intrapreso spontaneamente numerose e diversificate iniziative volte alla sensibilizzazione dei cittadini circa il problema della riduzione del F.U.S. e le problematiche legate al futuro dello spettacolo e dei suoi lavoratori.

Tramite scioperi della fame, spettacoli gratuiti, volantinaggi informativi, manifestazioni di protesta, apparizioni televisive e radiofoniche, sono state raccolte già oltre 40.000 firme per ottenere la vostra attenzione sulla necessità di ripristinare totalmente e rivalutare il F.U.S. secondo le tabelle ISTAT.

Mai come negli ultimi anni le fondazioni lirico-sinfoniche hanno vissuto un periodo di grande rinascita. L'offerta di spettacoli non riesce a coprire l'entusiastica domanda del pubblico, i cartelloni italiani hanno accolto opere tradizionali quanto desuete, competendo e primeggiando con i più prestigiosi teatri internazionali, contribuendo in tal modo all'immagine di un paese la cui economia ha un grosso potenziale nel settore del turismo e dello spettacolo.

In contrasto con questo clima di rinascita si presenta il problema dei disavanzi di bilancio, la cui responsabilità parrebbe essere individuata unicamente nel costo dei dipendenti. In tal senso si muove non solo l'incombente minaccia della progressiva diminuzione delle sovvenzioni statali necessarie alla vita dei teatri, ma anche la proposta di un emendamento che porta come prima firmataria l'On. Carlucci. Questo emendamento permetterebbe la sostituzione dei contratti integrativi vigenti con il Contratto Nazionale a partire dal 2006, bloccherebbe indiscriminatamente tutte le assunzioni per il prossimo biennio ed innalzerebbe la percentuale di precarietà degli organici da 15 a 20 %. Tale emendamento elude la possibilità di un confronto con le sigle sindacali, crea una pericolosa ingerenza nel naturale negoziato tra le parti sociali, non contempla le istanze di un cospicuo numero di persone e solleva reazioni di malcontento non solo tra le migliaia di lavoratori del settore, ma anche in moltissimi cittadini.

L'emendamento dell'Onorevole Carlucci non propone infatti di stabilire un tetto massimo per i cachet degli artisti: in Italia il costo di una compagnia di canto più il direttore d'orchestra equivale mediamente alla retribuzione mensile di 300 dipendenti. Non pone freni ad un sistema di agenzie artistiche che detta legge giocando sulla concorrenza al rialzo tra i vari teatri e bloccando le possibili alternative. Non fa cenno alla possibilità di attingere ad altre risorse, come ad esempio gli innumerevoli impianti scenografici di insigni artisti internazionali, sovente depositati nei magazzini e inutilizzati, e ancor più sovente distrutti dall'incuria, mentre si noleggiano o si creano sempre nuove costosissime scenografie. Non si prefigge di far ammortizzare i costi degli allestimenti tramite la coproduzione obbligatoria ed il riciclo, non cerca di individuare e tappare le mille piccole o grandi falle di sprechi. Non pone alcun controllo sull'operato di chi gestisce i bilanci: manager che hanno presentato bilanci con decine di milioni di perdite tuttora proseguono nella propria attività procurando altre perdite altrove, e continuando a percepire compensi da top manager che un'azienda pagherebbe solo in cambio di risultati finanziariamente brillanti. Non si propone di far maggiore chiarezza sugli incarichi o sulle costose consulenze che alzano sensibilmente la media delle retribuzioni che poi vengono riportate negli articoli di cronaca come stipendi dei dipendenti. Non chiede trasparenza sugli esagerati privilegi concessi, sui servizi e sugli appalti esterni. Non propone regole volte ad una migliore gestione dei fondi, come per esempio l'importanza di requisiti specialistici nel curriculum di un candidato alla sovrintendenza. Non si prefigge di rendere più agevole il compito dei sovrintendenti tramite una serie di reali e consistenti defiscalizzazioni per aziende e banche sponsorizzatrici. Anche all'interno dei contratti integrativi, non individua differenze di merito, e laddove vi siano comprovate manchevolezze non individua mai una corresponsabilità delle Direzioni, co-firmatarie di tali contratti.

L'emendamento Carlucci semplicemente penalizza i lavoratori, impoverendoli e precarizzandoli sempre di più come unici responsabili del disavanzo.

Noi lavoratori stiamo continuando a raccogliere firme, ma ci stiamo attivando rapidamente anche in altre iniziative: stiamo stilando un elenco che dimostri quanti impianti scenografici in Italia siano stati sprecati o rischino di esserlo, stiamo redigendo un quaderno di proposte che individui le piccole o grandi voci di risparmio. Continueremo in tale impresa affinché la tanto agognata "riforma" del settore avvenga sotto il segno di una maggiore produttività, razionalità, ottimizzazione, funzionalità, qualità, minore dispersività, ma non di un impoverimento artistico, qualitativo ed economico dei dipendenti e non a spese dell'occupazione già esistente e futura!

Chiediamo con fermezza che i politici, democraticamente eletti da noi cittadini, riflettano sull'importanza di tenere in conto le nostre esigenze e che tengano a mente che il nostro movimento è nato spontaneamente, al di là delle sigle sindacali, che pur avvallano e incoraggiano le nostre iniziative; questo a significare il crescente malcontento di una fetta larghissima ed eterogenea di lavoratori.

Siamo fermamente convinti che vi sia la possibilità di restituire dignità ad una delle istituzioni più rappresentative e storiche del nostro Paese, ricordando che la qualità del prodotto artistico dipende dagli esecutori, dalla loro condizione personale ma anche dal loro affiatamento.

Chi non si assumerà tale responsabilità si renderà colpevole dell'inesorabile declino di tali istituzioni, e di conseguenza del declino culturale dell'Italia.

In fede

Il movimento spontaneo dei lavoratori
Torino, Milano, Venezia, Genova, Verona, Trieste, Bologna, Firenze, Roma, Cagliari, Napoli, Palermo

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