20.06.2003
Rifondazione apre al confronto con l’Ulivo Di Ignazio Vacca
La direzione nazionale di Rifondazione comunista ha affrontato ieri, martedì 17 giugno, una discussione vera, al cui centro, oltre al giudizio sulla sconfitta referendaria c’era il se e il come aprire un confronto con l’Ulivo, dopo i positivi risultati delle elezioni amministrative, in vista delle prossime tornate, ma, soprattutto, delle future elezioni politiche.
Si sono confrontate tre posizioni ed è uscita vittoriosa, con 21 voti a favore, 11 astensioni e 5 voti contrari, quella proposta da Bertinotti.
Nel documento approvato, sotto il titolo: “apertura di una nuova fase politica”, si legge che esiste “una spinta all’unità delle forze di opposizione” che però, la maggioranza di Rifondazione comunista non intende “assumere acriticamente” , ma sottoporre alla prova di un “confronto programmatico in campo aperto” con il centro-sinistra e i movimenti, in cui l’ “estensione dei diritti sociali e del lavoro diviene elemento centrale”.
La direzione del PRC ha invece respinto due documenti alternativi proposti dalla minoranza trotskista e da un altro settore del gruppo dirigente, nel quale spiccano le firme di Claudio Grassi, membro della segreteria nazionale e del direttore di “Liberazione” Sandro Curzi.
Mentre il documento della sinistra interna (3 voti a favore, 2 astenuti e 26 contrari) proponeva, sin dal suo inizio, di esprimere un “radicale dissenso verso l’apertura di un negoziato di governo tra PRC e centro-sinistra” l’altro testo (respinto anch’esso con 24 voti contro, 11 favorevoli e un astenuto), pur riconoscendo che le recenti elezioni amministrative dimostrano come “con l’unità delle forze di opposizione è possibile battere Berlusconi”, propongono di portare avanti il confronto con il centro-sinistra solo ai fini delle prossime elezioni amministrative e regionali, continuando a “tenere distinto il piano locale da quello nazionale” perché, sulle questioni generali le differenze con il centro-sinistra sarebbero ancora incolmabili.
Il documento di minoranza pone quindi, all’avvio di un confronto con l’Ulivo, la condizione di un cambiamento di posizioni del centro-sinistra sulle politiche economiche, sulle riforme istituzionali, sulle questioni internazionali e sulla permanenza in Italia delle basi americane.
Sono chiaramente condizioni poste per rendere impossibile un confronto. Infatti il documento di Grassi propone, per l’oggi, un percorso diverso da quello di Bertinotti, “partire dall’unità , già oggi possibile, con le forze che hanno sostenuto il referendum”, costruire con queste (a partire da Fiom, Arci e Cgil) un programma comune, con il quale confrontarsi poi “con il resto dell’Ulivo”.
L’approvazione del documento proposto da Bertinotti, come ci dicono anche i numeri, è stato approvato con qualche sofferenza. Ciò farebbe pensare che si tratti di una svolta non effimera.
Ma cosa è cambiato oggi, rispetto alla rottura del 1998, per far dire a Rifondazione comunista che ci sono le condizioni per un nuovo incontro con l’Ulivo? Bertinotti individua tre elementi di novità : la necessità , proposta dai movimenti, di un modello di convivenza inernazionale basato sulla pace e su modelli alternativi al neoliberismo, la sconfitta della scommessa di chi, nel centro-sinistra voleva assorbire direttamente i movimenti nell’Ulivo, senza aprire un dialogo con Rifondazione comunista, ma semplicemente rendendo più radicale il profilo della coalizione.
Forse è eccessivo il ruolo che Bertinotti assegna ai movimenti nell’aver posto all’attenzione del mondo le questioni del modello di sviluppo globale o della pace, sicuramente è ardua la scommessa, che quel partito compie, di voler costruire, dentro quei movimenti, le risposte politiche a tali questioni. Non c’è dubbio però che la crisi economica internazionale, il dilagare del terrorismo islamico, la guerra irachena, con le divaricazioni politiche che si sono prodotte all’interno dell’Occidente, gli interrogativi sull’Europa, sul suo sviluppo, sul rinnovamento del suo stato sociale, il ruolo dell’Italia dentro questi processi, tra rischi di declino e scelte di collocazione internazionale, compongono un’agenda di problemi in gran parte diversi da quelli con cui ci si nel 1998, quando Rifondazione tolse la fiducia al governo Prodi.
Le posizioni su questi temi, tra Ulivo e PRC sono distanti, ma aprire un dialogo programmatico non è tempo perso. La direzione di Rifondazione comunista di ieri ha proposto all’Ulivo di cominciare.
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