2.01.2006
Il Presidente Niki Vendola scrive a Berlusconi.
Egregio Presidente,
come Le è certamente noto la Società British Gas Italia s.p.a. con istanza del 9 novembre 2001 aveva chesto al Ministero delle Attività Produttive l’autorizzazione per la costruzione e l’esercizio di un terminale di rigassificazione di gas naturale liquefatto (GNL) con annessi serbatoi di stoccaggio da realizzare nel porto di Brindisi nell’area denominata Capobianco. In data 15 gennaio 2002 si era tenuta la Conferenza dei servizi relativa al procedimento per l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio del citato terminale. Le risultanze di tale conferenza erano state quindi formalizzate nel Decreto autorizzativo del 21 gennaio 2003 emesso, ai sensi dell’art. 8 della legge 24 novembre 2000 n. 340, dal Ministro delle Attività Produttive di concerto con il Ministro dell’Ambiente e d’intesa con questa Regione. Si è trattato di un iter amministrativo caratterizzato da irregolarità e lacune, svoltosi in un tormentato periodo della storia politico-amministrativa di Brindisi e chiuso a qualsiasi coinvolgimento delle popolazioni interessate tenute sostanzialmente all’oscuro di quanto maturava in ristretti ambiti e delle decisioni che in materia si andavano assumendo.
Il rifiuto del rigassificatore trae invero origine da un vasto e diffuso movimento di opinione che si era opposto alla politica delle precedenti amministrazioni locali e alle loro scelte tutte maturate (compresa quella del contestato impianto) in un clima segnato da scandali e da inchieste giudiziarie. Un movimento di opinione che reclamava una radicale svolta, sancita poi dall’esito delle elezioni amministrative del 2004 e dalle decisioni dei rinnovati organi di governo degli enti locali venutisi a trovare in perfetta sintonia con i nuovi orientamenti di questa Regione. Il “No” al rigassificatore risulta quindi motivato non solo dalla sua pericolosità , dovuta specialmente alla localizzazione dell’impianto in un area già a rischio di incidenti industriali e di crisi ambientale (tre megacentrali elettriche, il petrolchimico ed altri grossi insediamenti inquinanti e pericolosi), ma anche e soprattutto dalla sua assoluta inconciliabilità col nuovo modello di sviluppo (la “cittÃ
d’acqua” del Sindaco Mennitti) progettato dalle amministrazioni locali. Una diversa economia locale quindi centrata sul rilancio del porto, sul dialogo e la collaborazione con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo orientale, sul turismo, sull’agricoltura e sulla promozione delle piccole e medie imprese. Una “riqualificazione - come si legge nella relazione del Sindaco di Brindisi al Consiglio comunale del 9 settembre 2004 - della Città realizzata intorno all’idea di “città di fronte al mare” individuata come idea forza dello sviluppo, puntando ad usufruire delle grandi direttrici che ci vengono indicate dalla integrazione europea”.
Ne discende che imponendo a Brindisi il rigassificatore non solo si mortifica la volontà delle popolazioni interessate ma si impedisce anche alle amministrazioni locali di portare avanti un progetto politico che ha ricevuto pieno consenso da parte degli elettori e che ha fatto registrare la convergenza su di esso degli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra che amministrano rispettivamente il Comune e la Provincia dopo il duplice e significativo ribaltamento delle precedenti maggioranze determinato dal voto popolare. La questione del rigassificatore a Brindisi merita quindi attenzione e un ulteriore fase di approfondimento e ripensamento non dissimile da quella individuata per il progetto TAV in Val di Susa.
Siamo quindi di fronte ad una questione che va risolta concordando opportunamente con la società costruttrice una rinuncia al progetto autorizzato ovvero, qualora questa richiesta non venisse accolta, adottando dopo i necessari adempimenti il provvedimento di revoca della concessa autorizzazione (per motivi di merito compresa una “nuova valutazione dell’interesse pubblico originario”) o il provvedimento di annullamento (per motivi di legittimità ) rispettivamente ai sensi dell’art. 21/quinquies e dell’art. 21/nonies della legge 7 agosto 1990 n. 241 come introdotti dalla legge 11 febbraio 2005, n. 15. Una questione che va affrontata con senso di responsabilità e lungimiranza tenuto anche conto del fatto che la Procura della Repubblica di Brindisi - secondo notizie ripetutamente diffuse dalla stampa locale - ha avviato a seguito di diversi esposti accertamenti rivolti a verificare se nelle procedure che hanno portato all’autorizzazione dell’impianto vi sia stata l’interferenza di fatti delittuosi maturati nel diffuso clima di abusi e di corruttele che hanno dato luogo a numerosi e gravi procedimenti penali.
Le chiedo, Signor Presidente, di farmi conoscere se il Governo da Lei presieduto è disponibile ad istituire sollecitamente con questa Regione un tavolo tecnico-politico per un approfondito riesame della questione e ciò anche in virtù della mozione approvata nell’agosto scorso all’unanimità dal Consiglio regionale pugliese che mi impone di perseguire tutte le strade, (politiche e/o giudiziarie), tese ad impedire che l’opera così progettata e intesa possa realizzarsi.
In attesa di cortese riscontro Le invio distinti e cordiali saluti.
On. Nichi Vendola
Fonte: http://www.regione.puglia.it/quiregione/homenew.php?sid=3301
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