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Cooperazione: un nuovo ministero?
7.01.2006
No, meglio un viceministro. Unimondo / Nigrizia.

Il direttore esecutivo della Banca Mondiale per l’Italia Biagio Bossone rivela in un'intervista Nigrizia che ha consegnato un progetto a Silvio Berlusconi e Romano Prodi che prevede un nuovo ministero per lo Sviluppo internazionale, che accorpi le competenze oggi divise tra i ministeri degli esteri e dell’economia e la Banca d’Italia. "Cooperazione e sviluppo ai paesi poveri devono diventare temi centrali della politica italiana" - afferma, sia pur a titolo personale, Bossone - che ricorda come l’Italia destina ora solo lo 0,15% del Pil mentre 15 anni fa, la quota era lo 0,37%.
Secondo Bossone la politica allo sviluppo è inefficace in quanto "l’assetto istituzionale la rende subalterna e residuale". "Non mancano la buona volontà e le grandi intelligenze. Il punto è che queste ultime bisogna metterle assieme. Serve un centro, un ministero, che abbia tutti i poteri e le risorse per svolgere in modo coordinato e coeso le politiche del settore. Invece, oggi, gli organismi che si occupano di sviluppo internazionale hanno altre priorità, e lo sviluppo è un tema che viene dopo. Se ci sono tempo e risorse, lo si affronta. Siamo di fronte, poi, a una pluralità di istituzioni e centri che devono, in ogni caso, coordinarsi. Un coordinamento non semplice. Oltre ai ministeri degli esteri e dell’economia, c’è l’attivismo del ministero dell’ambiente, il ruolo delle regioni e degli enti locali, sempre più protagonisti in campo internazionale. Ben vengano soggetti, risorse e idee nuovi. Ma tutto ciò non può avvenire senza una visione organica. E chi la esprime nel nostro paese? È questa l’esigenza da soddisfare".
Sergio Marelli, presidente dell’Associazione Ong italiane, pur condividendo l'analisi di Bossone, preferisce l’idea di un viceministro nella Farnesina da affiancare a un viceministro al commercio estero per avere più peso nelle scelte di politica internazionale. "Mi chiedo: un ministero ad hoc avrà la dignità e la statura per comprendere tutto questo? O non finirà per diventare un ministero marginalizzato, sull’esempio di quello delle pari opportunità, che non incide nella politica governativa?È assolutamente inutile un ministero della buona volontà” - afferma Marelli. "Ma il problema è che il centrodestra e il centrosinistra non sembrano intenzionati a mettere questo tema tra le priorità del programma elettorale". Più possibilista mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, secondo il quale la proposta di creare in Italia un nuovo ministero per lo sviluppo internazionale "può servire ad affermare una strategia di cooperazione più chiara e coerente".
Intanto Marco Deriu, autore del «L’illusione umanitaria» (Emi) interviene nella polemica sollevata dalla stampa nazionale ed estera sugli aiuti del dopo-tsunami. "La dimensione spettacolare è profondamente legata a quella forma di intervento che chiamiamo aiuti umanitari" - afferma Deriu. "In questo si differenzia dalla cooperazione tradizionale che si presentava in maniera più complessa e articolata. Va anche detto comunque che per precisare il discorso bisognerebbe fare alcune distinzioni. (...) "In un caso come quello dello tsunami dove si sono mobilitati molti soldi, per molte organizzazioni umanitarie è stata come la manna dal cielo. La stessa cosa vale per i governi donatori, che tramite gli aiuti mirano ad affermarsi sul piano politico e a infiltrare propri operatori civili e militari nelle aree colpite, e specie nelle aree strategiche". "In realtà - continua Deriu - tutti i governi hanno ragionato in termini geopolitici e per rilevarlo basta ricordare che paesi quali gli Stati Uniti, l’Australia, il Giappone, Singapore e la Malesia ne hanno addirittura approfittato per inviare propri contingenti militari nei luoghi strategici, naturalmente con “obbiettivi umanitari”. Sulla “Geopolitica dello tsunami” è uscito un interessante libro in Italia dell’Agenzia Lettera 22, a tratti davvero impressionante". [GB]

Fonte: http://unimondo.oneworld.net/article/view/125196/1/

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