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Un piccolo errore e la diversità della sinistra di M.di Schiena
16.01.2006

UN PICCOLO ERRORE E LA DIVERSITA’ DELLA SINISTRA

di Michele DI SCHIENA

«… o dignitosa coscienza e netta, come t’è picciol fallo amaro morso!»: la penetrante riflessione dantesca fotografa in modo perfetto lo stato d’animo col quale il popolo della sinistra ha reagito alla notizia della telefonata tra l’on.le Fassino e l’ex presidente dell’Unipol Consorte durante la quale il segretario DS avrebbe tifato per la riuscita dell’operazione Bnl. Il «picciol fallo», il peccato veniale di Fassino è stato vissuto dalla base del suo partito e dall’elettorato dell’Unione come un vulnus alla sensibilità e all’immagine dell’area progressista, come una macchia da lavare senza tentennamenti, come una leggerezza da correggere subito per salvaguardare la “diversità” della sinistra e del suo modo di concepire e praticare la politica. Una “diversità” che si coglie a piene mani in tutte le vicende politiche del Paese e che si afferma in modo particolarmente netto e clamoroso quando a destra si accettano senza fiatare il mastodontico conflitto di interessi del premier, una gestione padronale della cosa pubblica, le leggi “ad personam” ed i mille intrecci tra politica e affari del berlusconismo fino alle ultime notizie sulle somme versate da alcune banche ad autorevoli esponenti del Polo. E ciò mentre a sinistra è bastato un improprio ed incauto comportamento della dirigenza DS per scatenare un diluvio di dissensi, proteste, domande e pressanti richieste di autocritica che hanno vinto esitazioni e resistenze trovando infine adeguato accoglimento.

Nella trasmissione televisiva “Ballarò” era quindi nel vero l’on.le Cicchitto quando, per giustificare in qualche modo i calunniosi attacchi e le indegne speculazioni della sua parte politica sul caso Unipol, affermava con documentate citazioni che il caso medesimo era stato sollevato non dalla destra ma all’interno del centrosinistra. Non si accorgeva però l’ex esponente socialista, oggi grande mentore dell’on.le Berlusconi, che così riconosceva quanto la sinistra sia ontologicamente diversa dalla “Casa” che oggi lo accoglie nelle sue file. Ed allora non è forse azzardato affermare che lo scambio telefonico di battute sull’operazione Unipol tra Fassino e Consorte si è rivelato certamente un errore, oramai emendato, ma dagli indubbi “effetti collaterali” di segno positivo sia perché ha messo in luce la marcata diversità della sinistra rispetto all’opposto schieramento e sia perché ha fatto sentire alle dirigenze dell’Unione quali sono gli umori, le inclinazioni e le attese del “popolo” di sinistra. Quel popolo che ieri si è recato massicciamente a votare per le “primarie” e che oggi ha preteso un doveroso atto di autocritica per affermare il carattere partecipativo della nostra democrazia e per indicare la strada di un radicale cambiamento nei contenuti dell’azione politica e nei comportamenti di quanti sono chiamati a svolgerla nei diversi livelli di responsabilità.

«I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, le Università, la Rai-Tv, alcuni grandi giornali»: così Enrico Berlinguer insorgeva contro il degrado morale della politica in una intervista pubblicata da “la Repubblica” nel lontano 28 luglio 1981. Una denuncia che va oggi rilanciata per combattere le tentazioni della politica di mettere le mani sulla gestione dell’economia, gli interventi per controllare banche e giornali, gli affarismi che condizionano scelte istituzionali, gli atti politici al servizio di interessi privati e gli incarichi lottizzati secondo i canoni del vecchio manuale Cencelli. Una denuncia per contrastare anche quel “familismo amorale” in forza del quale il parente, l’amico, il servizievole factotum, il “compare” di partito o di cordata vengono prima delle esigenze di giustizia e del dovere di tutelare la credibilità delle istituzioni. Esigenze queste di moralizzazione e di innovazione che dovranno essere tenute ben presenti dalla dirigenza dell’Unione anche all’atto della compilazione delle liste per le prossime elezioni politiche, una consultazione nella quale – giova sottolinearlo - viene impedita agli elettori, a causa della recente riforma berlusconiana, qualsiasi scelta fra i candidati selezionati dagli organismi di partito.

Il Presidente Ciampi ha ricordato di recente che la rettitudine dei comportamenti ed il rispetto dei valori etici sono alla base di una ordinata convivenza civile e che nella vita di ognuno di noi questi valori devono sempre prevalere. Etica e politica non sono dunque realtà l’una all’altra estranee perché la politica senza l’etica cessa di essere il servizio più nobile e rilevante reso alla collettività e diventa cinico esercizio del potere fine a se stesso. In quest’ottica va quindi accolto l’invito di Pietro Ingrao alla sinistra e a tutti i democratici a lottare contro i veri “colpevoli” dell’attuale crisi ed a ricordare «la situazione del Paese e del mondo, i delitti di massa a cui dobbiamo far fronte, le guerre inconcluse che abbiamo dinanzi, i problemi pesanti del lavoro e del pane».

Brindisi, 13 gennaio 2005

Michele DI SCHIENA


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