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Rutelli: così sfido il premier in tv
20.01.2006
Intervista su La Repubblica di Massimo Giannini - Solidarietà assoluta, politica e personale, ai Ds. - Ma basta con la finanza schierata -Prodi deve star tranquillo: ora, al contrario del ´96, ha la prospettiva politica, cioè il partito democratico - Il leader della Margherita: ho ancora tre domande che non ho potuto fare nel 2001

«La crisi del berlusconismo è nei fatti. Si vede. E si sente». Nel suo ufficio in Via Sant´Andrea delle Fratte, Francesco Rutelli guarda la registrazione con le ultime, alluvionali performance televisive del Cavaliere, in vista del faccia a faccia di questa sera a Matrix. «È una sfida che aspetto da 5 anni, spero di non essere troppo in tensione...», dice il leader della Margherita.

Finalmente ci siamo. Ma lei è proprio sicuro che Berlusconi sia al capolinea?
«So che la partita non è chiusa e vedo una campagna elettorale durissima, nella quale il premier inocula veleni di ogni tipo. Ma vedo la sfiducia della gente. Vedo una delusione crescente, e secondo me non recuperabile, verso questo centrodestra. E la vedo soprattutto nei ceti popolari, che in questi 5 anni hanno pagato il prezzo più alto alle politiche dissennate della Cdl».

Il Cavaliere sostiene il contrario. E anzi dice che se vincete voi in Italia avremo una «democrazia malata».
«E cosa deve dire? Non ha ottenuto un briciolo di risultati positivi per il Paese. Stasera gli ricorderò le tre domande che avrei voluto fargli nel confronto mancato nel 2001. La prima era: come governerete l´Italia insieme a un partito come la Lega? Oggi la risposta è nelle cose: Bossi è stato l´azionista chiave di questa maggioranza, e i danni sono sotto gli occhi di tutti, a partire dallo stravolgimento della Costituzione. La seconda era: come manterrete le vostre promesse elettorali impossibili? Anche in questo caso, la risposta è arrivata, cruda e ineccepibile. La terza domanda era: come gestirete i problemi del Paese, con l´enorme fardello del conflitto di interessi? E anche qui, dalle leggi ad personam fino ai decoder e al Tfr, le risposte sono arrivate: ottime per il premier, pessime per gli italiani».

Cosa le dice che il 9 aprile non possa rivincere? Non le pare che l´offensiva sul caso Unipol possa far breccia tra gli elettori indecisi?
«Guardi, questa campagna si commenta da sé. Fa spettacolo, forse, ma non dà risultati. Né sul piano politico, né dal punto di vista dei sondaggi. La verità è che Berlusconi pesta l´acqua nel mortaio. Lo ha smentito persino il suo amico e socio Tarak Ben Ammar! Il premier ha detto il falso in pubblico, parlando di "pressioni" che invece, per ammissione delle sue stesse fonti, non ci sono state».

Lei come fa a dirlo?
«Lo dico perché, avendo anch´io incontrato il presidente delle Generali Bernheim, posso testimoniare che si tratta di normalissimi incontri tra personalità della vita pubblica. Ma proprio questo, vede, è preoccupante. Che Berlusconi tenti di trasformare tutto in uno scandalo. E io temo che di qui al voto possa ricercare un crescendo di esasperazioni, veleni, allarmi. Il contrario di quello che Ciampi, praticamente ogni giorno, sta chiedendo ai contendenti: confrontarsi a viso aperto, ma non in modo distruttivo».

L´obiettivo di Berlusconi sono soprattutto i Ds. E nella Quercia c´è chi ha lamentato la scarsa «solidarietà» degli alleati. Lei che ne dice?
«Da parte mia, e da parte di noi tutti, c´è una solidarietà assoluta, limpida e leale. È una solidarietà politica, ma è anche personale nei confronti di Fassino, D´Alema e di tutti i dirigenti Ds. Dal primo minuto, e senza una sola ombra di dubbio».

Però lei continua anche a incalzare sul tema del collateralismo. Ha anche parlato del pericolo di una «finanza rossa».
«Chiariamo bene questo punto. Come ripeto, la solidarietà verso i Ds è sincera ed è stata ben visibile da parte di tutti i dirigenti della Margherita. Ma la vicenda Unipol qualcosa dovrà pure insegnarci, no? Il primo insegnamento riguarda i rapporti tra economia e politica. Io ho detto, e confermo, che abbiamo alle spalle lunghi decenni nei quali le grandi operazioni finanziarie si "leggevano" nella chiave della competizione tra la finanza laica e quella cattolica. La stessa cosa che ieri ha detto Prodi, riferendosi anche alla "finanza massonica". Bene, io dico che è maturo il tempo in cui tutto questo finisca. E dico che nessun uomo politico, nella stagione che si apre, debba puntare ad avere un´influenza su un settore dell´economia o della finanza».

E questo è successo, secondo lei?
«Anche di recente. È successo nel centrodestra, dove la Lega ha provato a farsi la sua "banchetta", la Credieuronord, e si è visto com´è andata a finire. E poi succede ovviamente con Berlusconi, che ha una sua importante banca che si chiama Mediolanum, anche se è solo una piccola parte del suo impero economico».

Ed è successo anche con Consorte, evidentemente...
«Io mi limito a citare quello che lo stesso Consorte ha scritto nella sua lettera, il giorno delle dimissioni dall´Unipol, quando ha rivendicato di esser stato "un banchiere che si è messo al servizio delle organizzazioni economiche della sinistra" e che "ha contribuito a salvaguardare una rappresentanza politica insostituibile". Bene, questo modo di intendere il rapporto tra affari e politica a me sembra insostenibile. Per questo dico: mai più commistioni, voltiamo pagina una volta per tutte. E poi, nello specifico, c´è un altro aspetto che va sottolineato: Consorte ha lucrato un "compensi" finora documentati per 50 milioni di euro. Io, che pure ho un livello di reddito soddisfacente, forse potrei mettere insieme una cifra del genere in 400 anni di lavoro. Ma pensiamo all´effetto che fa una somma del genere sulle persone con un basso reddito. Pensiamo ai metalmeccanici, che ieri hanno meritoriamente firmato un contratto che prevede un aumento mensile di 100 euro! Capisce la sproporzione? E capisce perché dico che si deve voltare pagina?».

I maligni sostengono che lei abbia questa posizione perché in Bnl sosteneva la cordata di Abete e Della Valle.
«I maligni sostengono una sciocchezza. Io, in tutta la partita delle Opa bancarie, e con qualche anticipo, ho criticato Fazio, perché organizzava scalate invece di fare l´arbitro; la Bpl di Fiorani, perché si è rivelato un istituto dalla gestione marcia; l´offerta Unipol, perché mirava al controllo di una banca 4 volte più grande: e infine gli immobiliaristi, perché si sono lanciati all´assalto di Rcs senza un progetto industriale e con fondi dalla provenienza poco chiara. Questa è stata la mia battaglia, condotta in modo aperto e trasparente. Anche a me sta a cuore l´italianità nel nostro sistema economico e produttivo. Ma nella gestione delle banche, io credo che la principale cosa che conti sia l´efficienza per la clientela, e il miglior servizio al costo più conveniente. Se questo, nella Bnl o dappertutto, lo garantiscono i baschi, gli olandesi, cordate italiane o chiunque altro, non mi interessa affatto. Vinca il migliore».

Ma come fate a battere Berlusconi, se Bertinotti ha già bollato le prime proposte sul programma come «irricevibili»?
«Io non vedo tutte queste divisioni. Anche Bertinotti si sta dimostrando responsabile. E noi batteremo Berlusconi proprio portando la sfida a un confronto maturo, basato sui fatti e non sulle calunnie. È la stessa cosa che cercherò di fare nel confronto tv: parlare dei problemi della gente, che il Polo non ha risolto. Questa è la chiave della nostra possibile vittoria: dobbiamo offrire al Paese un programma serio, che non punti solo al risanamento ma agisca soprattutto sulla leva del ritorno alla crescita. Nei primi 6 mesi di governo dovremo mettere in campo un pacchetto credibile di misure concrete».

Con un programma di 278 pagine, il rischio è che non si capisca proprio niente.
«La sintesi è quasi pronta e la approveremo l´11 febbraio. Ma dovremo agire subito su alcuni fronti nevralgici. La ricerca, che coinvolga pubblico e privato su pochi settori strategici, dalle biotecnologie all´avionica. Il lavoro, per ridurre subito la pressione fiscale e contributiva. Il taglio della burocrazia, con una terapia d´urto di semplificazione. Le liberalizzazioni, pensate per favorire il vero "sovrano" del mercato, cioè il consumatore. E poi i costi della vita pubblica, con tagli drastici negli enti di nomina politica, a livello centrale e locale: ci sono sprechi e lottizzazioni, che vanno eliminati. Anche di scelte come queste dovrà essere fatta la ricostruzione della fiducia degli italiani, dopo il governo della destra».

Eppure, sul partito democratico avete rischiato di rompere dopo l´ultimatum di Prodi. Come lo spiega?
«Prodi ha avuto un´investitura politica larga e condivisa, da parte nostra e da parte degli elettori delle primarie. Può stare tranquillo, perché il gioco di squadra c´è e ci sarà. Ha ottenuto un risultato molto importante: oltre alla prospettiva di governo, che c´è nei fatti e passa attraverso la nostra alleanza elettorale, adesso ha le condizioni per quella che gli mancò nel 1996, e cioè la prospettiva politica».

E quale sarebbe, questa prospettiva politica?
«È il partito democratico. Che si costruirà senza strappi, ma con i passi giusti e misurati, fin dall´inizio della prossima legislatura. Questa sarà una vera, grande riforma in più, che potremo offrire agli italiani. E come dice Fassino, potrà avere come simbolo l´Ulivo».

Adesso sul partito democratico sembrate convinti: non dipenderà dal fatto che i Ds sono indeboliti dall´offensiva berlusconiana sull´Unipol?
«No, non è così. Intanto, a me i Ds non paiono affatto indeboliti. Anzi, sono convinto che l´attacco di Berlusconi abbia prodotto il risultato contrario: ha serrato le fila, tra loro e tra tutti noi. Detto questo, il partito democratico non verrà fuori a tavolino. Sarà una sfida difficile, nascerà nel fuoco dell´azione di governo, sulle scelte riformiste che saremo capaci di fare. Io sono ottimista. Di qui al 9 aprile dovremo tenere nervi saldi. Se saremo capaci di trasmettere al Paese il messaggio che vogliamo essere una grande forza modernizzatrice, allora Berlusconi potrà inventarsi tutti i veleni e i fuochi d´artificio che vuole. Noi non avremo proprio nulla da temere. E gli italiani sceglieranno di mandare la destra all´opposizione e di dare a noi una responsabilità di governo, arricchita da un ambizioso progetto politico: il partito democratico».

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