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Integrazione e «Ici Zero»
27.01.2006
La proposta delle Acli ai Comuni: «Ici Zero» per chi affitta casa agli immigrati residenti

Modena - Azzeramento dell’Ici sull’immobile affittato, con canone agevolato, ad inquilini immigrati; riduzione del 30% del reddito derivante dall’affitto ai fini dell’Irpef e dell’Irpeg; riduzione dell’imposta di registro calcolata sul 70% del canone annuo di locazione. Un pacchetto di agevolazioni fiscali che dovrebbe convincere i proprietari di alloggi sfitti a mettere a disposizione i propri immobili in particolare per le famiglie di immigrati o rifugiati stabilmente residenti nel nostro Paese. La proposta - rivolta ai Comuni italiani - è delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, impegnate questa mattina in un Convegno, a Modena, dal titolo “Immigrazione e Integrazione in Italia”.

Le Acli prendono a modello l’esperienza del Comune di Modena, che ha promosso nei mesi scorsi, d’intesa con le associazioni della proprietà edilizia, le confederazioni sindacali, le organizzazioni sindacali degli inquilini e dei pensionati, un’Agenzia per la casa per fare da tramite tra l’offerta e la domanda di alloggi. La partecipazione del Comune offre ai proprietari quelle garanzie che gli inquilini non sarebbero in grado di dare autonomamente, con un Fondo di Garanzia determinato in 50.000 Euro. L’Amministrazione stipula direttamente con i proprietari un contratto a canone agevolato. Con una clausola di sub-affitto, gli appartamenti sono poi messi a disposizione di quelle famiglie di lavoratori dipendenti o anziani per i quali l’affitto rappresenti oltre il 30% del reddito. Oltre al requisito del reddito, gli inquilini devono risiedere o lavorare nel Comune di Modena, quindi avere, nel caso ovviamente di cittadini stranieri, un regolare permesso di soggiorno.

La garanzia offerta dal Comune riguarda il pagamento del canone e il rilascio dell’appartamento in buone condizioni alla scadenza del contratto. Ma l’Agenzia per la casa assiste anche gli inquilini nella ricerca di un nuovo appartamento qualora non fosse possibile rinnovare i contratti in scadenza.

Dal canto loro, le Acli propongono ai Comuni Italiani di adottare una simile iniziativa rivolgendola, in particolare, nei confronti degli immigrati e dei rifugiati, soprattutto quelli con famiglia, residenti nel Comune da almeno tre anni. La precarietà e la mancanza di dignità e decoro dell’abitare si collegano con l’esclusione sociale del cittadino straniero, delle famiglie e di intere comunità. Oltretutto, la tipologia e l’ampiezza delle abitazioni costituisce oggi un vincolo non solo per la stipula del contratto di soggiorno, e dunque per l’ingresso dell’immigrato nel nostro Paese, ma anche per le possibilità di ricongiungimento familiare. Il mercato propone all’immigrato affitti alti in abitazioni precarie o affitti esosi in abitazioni normali ma condivise da più persone, spesso da più nuclei familiari, mentre risulta ben difficile per un immigrato l’accesso all’acquisto di una abitazione.

«L’accesso alla casa - commenta il presidente nazionale delle Acli Luigi Bobba - è una delle questioni più rilevanti che riguardano il percorso di cittadinanza degli immigrati. Dare dignità alloggiativa ai cittadini stranieri che risiedono in Italia significa favorire, concretamente ma anche simbolicamente, la loro inclusione e integrazione nel tessuto sociale e culturale».

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