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Scuola e immigrazione
27.01.2006
Per gli alunni stranieri insegnanti e coetanei sono un punto di riferimento e talvolta sono le famiglie dei ragazzi immigrati a ostacolare la socializzazione...
di Vincenzo Raimondo Greco / Girodivite

Immigrazione? Non è un problema, almeno a scuola, dove però è emergenza bullismo. Per gli alunni stranieri, anzi, insegnanti e coetanei sono un punto di riferimento e talvolta sono le famiglie dei ragazzi immigrati a ostacolare la socializzazione”. E’ quanto emerge da una indagine svolta da Camilla Pagani e Francesco Robustelli, psicologi dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, su 10 scuole (3 superiori, 5 medie, 2 elementari) dell’Italia centrale (8 a Roma, una nella provincia di Roma, una nella provincia di Firenze), che ha coinvolto 86 insegnanti (73 femmine, 85%, e 13 maschi, 15%). “Un campione che rappresenta piuttosto fedelmente la realtà della scuola italiana”, sottolineano gli autori.

Dall’indagine, condotta con la tecnica del focus group (interviste collettive con i docenti alla presenza di un ricercatore che funge da moderatore e di un altro come osservatore), emerge che “in quasi tutte le scuole non ci sono state particolari difficoltà nell’inserimento di alunni stranieri, specie quando questi sono in Italia da qualche anno e hanno frequentato già la scuola materna e la scuola elementare da noi”.

In tutti i dieci incontri, nell’analizzare il problema dell’inserimento degli alunni stranieri, gli insegnanti hanno fatto riferimento a quello che viene definito disagio giovanile”, evidenziano Pagani e Robustelli. Molti insegnanti indicano insomma le ragioni dei rapporti difficili tra gli alunni più sul versante psicologico che su quello culturale: per esempio, quando i ragazzi manifestano aggressività nei riguardi dei soggetti più deboli come i portatori di handicap, indipendentemente dal fatto che siano stranieri o italiani. Di bullismo in senso stretto parlano gli insegnanti di 7 scuole, confermando quanto la letteratura scientifica ha rilevato sulla diffusione e gravità di questo fenomeno anche in Italia. Alcuni docenti, soprattutto nelle scuole superiori, riferiscono con rammarico che talvolta ragazzi italiani e stranieri non si frequentano molto fuori della scuola e attribuiscono in alcuni casi la responsabilità di questo fatto alle famiglie degli alunni stranieri (a parte le famiglie rom, il riferimento è in particolare a quelle cinesi, filippine e mussulmane) che non incoraggerebbero la socializzazione dei loro figli.

In 2 scuole superiori alcuni docenti si sono però dimostrati preoccupati per la diffusione di atteggiamenti razzisti tra gli alunni, in particolare verso neri, zingari ed ebrei. “Anche il fatto che questa denuncia arrivi solo dalle superiori conferma i risultati della ricerca psicologica”, sottolineano i ricercatori.

Elementi di discussione che riassumono l’atteggiamento contrastante della società italiana rispetto all’immigrazione. Vale la pena ricordare i dati del sondaggio commissionato nel settembre 2005 da “Panorama” all’Istituto Etnocomunication. Ebbene, secondo i risultati di quell’indagine effettuata su un campione di 400 persone, l’Italia è fortemente “emotiva”: se il 76% si dice favorevole alla presenza di immigrati nelle scuole, l’81% pensa che gli immigrati siano troppi e giustificano nel 62% dei casi le paure verso l’immigrato in quanto diverso.

Per tornare all’indagine svolta dai ricercatori del Cnr va evidenziato un ulteriore risultato: la difficoltà di apprendimento dell’inglese soprattutto per quanti già sono impegnati nell’apprendimento dell’italiano. Mentre per la matematica, l’inserimento sembra facilitato dall’uso di una simbologia internazionale, mentre difficoltà si riscontrano nelle scienze, che richiedono l’uso di un linguaggio molto specifico. Un risultato che mal si concilia con il dossier 2005 del Censis. Secondo i dati forniti dall’Istituto “nell’anno scolastico 2004-2005, gli alunni stranieri iscritti nelle scuole del nostro paese sono stati 361.576 con un’incidenza del 4,2% sul totale della popolazione scolastica (+0,7% rispetto all’a.s. 2003-2004). I due terzi degli iscritti (239.345 pari al 66,2%) si trovano nel Nord del Paese. Gli alunni stranieri in ritardo nella frequenza nella scuola primaria sono il 23% contro l’1,7% dei cittadini italiani, con un aumento progressivo nei vari anni di corso fino a raggiungere il 34,7% nel quinto anno, rispetto al 2,4% degli iscritti italiani”. Una mancata integrazione delle seconde generazioni di immigrati che “rischia di alimentare - si legge nel dossier del Censis - un serbatoio di esclusione sociale e di devianza”.

Fonte:  http://www.girodivite.it/article.php3?id_article=3701

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