6.02.2006
Musulmani, ortodossi o cattolici, gli albanesi sono fieri della loro tradizione secolare ed ecumenica. Fatos Lubonja interroga però il mito nazionale della tolleranza, insieme al noto aforisma secondo cui «la religione degli albanesi è l'albanesità», collocandoli nel nuovo contesto nazionale e internazionale
Di Fatos Lubonja, Korrieri, 14 gennaio 2006; traduzione di Mandi Gueguen, Le Courrier des Balkans, e Carlo Dall'Asta per Osservatorio sui Balcani
La storia ha spesso mostrato come un mito storiografico possa servire da pretesto per impedire ad una società di vedere la realtà. Ciò può risultare pericoloso soprattutto quando questi miti sono antichi, o quando si trasformano in simboli del potere e poco alla volta si degradano invece di restare una forza ispiratrice, unificatrice, formatrice dell'identità. Essi sono anche pericolosi, nel caso in cui la società non adotti più lo sguardo critico della storia e dei suoi sviluppi. Gli esempi non mancano, nella storia mondiale come in quella del popolo albanese. Un mito storiografico che non dovrebbe essere avulso dal suo contesto e che deve essere analizzato per essere ben compreso è quello della presunta tolleranza religiosa che prevarrebbe presso gli albanesi. Dopo la caduta del comunismo, questo tema è stato motivo di orgoglio per gli albanesi. Al punto che il Presidente lo ha definito, nel suo ultimo discorso a Oxford, una «caratteristica etnica degli albanesi», «una tradizione che emerge profondamente dal corso dei secoli», che «non si è sviluppata durante l'era moderna», ma che «esisteva già prima dell'occupazione ottomana». Ciò gli basta per presentarla come una caratteristica preziosa, che può facilitare la nostra accettazione nella comunità occidentale. Perché «la tolleranza interreligiosa è una delle qualità che hanno subito attirato l'attenzione di tutti quegli studiosi e quei politici, albanesi o stranieri, che credevano in un'altra immagine del popolo albanese e la cercavano». Intolleranza e totalitarismo Queste citazioni mostrano in che modo ci si può nascondere dietro questo mito, come degli struzzi. Alcune questioni bastano a mostrare i limiti del mito. Se per tolleranza si intende l'accettazione dell'altro nella sua diversità, come si può comprendere che gli albanesi siano stati così intolleranti gli uni verso gli altri, al punto da costruire il regime più totalitario in Europa dopo la Seconda guerra mondiale? Come hanno potuto arrivare al punto di chiudere le chiese e le moschee, distinguendosi in questo da tutti gli altri Paesi comunisti dell'Europa dell'Est? E infine, come comprendere la reciproca intolleranza che regna oggi tra le forze politiche? Questa secolare specificità «etnica» della tolleranza è in realtà paradossale. C'è una spiegazione: quello che viene chiamato «tolleranza religiosa» non è una caratteristica data una volta per tutte, il che sarebbe il caso della tolleranza nel senso più generale, ma dipende da condizioni che si sono venute a determinare storicamente, soprattutto nell'età moderna. Se si cercano le sue radici nella storia albanese, le troveremo soprattutto nella tolleranza verso le diverse religioni che caratterizzava l'Impero ottomano, da cui gli albanesi, musulmani, cattolici o ortodossi, hanno dipeso per 500 anni. […]
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