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Italia: è psicosi aviaria
19.02.2006
Il settore avicolo è al collasso: a rischio 200 mila addetti e migliaia di allevamenti - Il Ministero della Salute rassicura ma invita i cittadini a seguire alcune precauzioni
di Vincenzo Raimondo Greco / Girodivite.it

Gli italiani non si sentono affatto sicuri. Otto su dieci esprimono preoccupazioni ed evitano, almeno per il momento, di acquistare carne di pollo. “Ad alimentare la ‘psicosi da aviaria’ e un allarmismo totalmente ingiustificato - dichiara la Confederazione Italiana degli agricoltori - sono la poca informazione sul virus e la non chiarezza delle notizie.

A contribuire ad allontanare i nostri connazionali dai banchi del pollame e delle uova anche le immagini televisive con animali morti e, peggio ancora, con la loro soppressione”. Ma anche gli 80 mila polli e le settemila uova sequestrati dai carabinieri del Nas di Napoli in Calabria e Sicilia. E che la paura si stia radicando negli italiani lo dimostra una rilevazione di Eurobarometro, secondo la quale l’influenza aviaria preoccupa l’83 per cento degli italiani. Un dato che costituisce un valore sensibilmente superiore rispetto alla media europea che è del 67 per cento. Paure che fanno crollare i consumi di polli. Il che significa un nuovo colpo mortale per gli allevatori del settore che da ottobre scorso ad oggi ha perso una cifra pari ad oltre 550 milioni di euro.

La nuova reazione emotiva dei mercati che ha più che dimezzato i consumi di carne di pollo rischia infatti - afferma la Coldiretti - di travolgere il comparto avicolo nel quale operano 6000 allevamenti, 173 macelli, 517 imprese di prima e seconda lavorazione che danno complessivamente lavoro a 180mila addetti per una produzione complessiva di 1,13 milioni di tonnellate di carne ampiamente superiore ai consumi interni e un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro, circa il 6,5 per cento del valore dell’intera agricoltura italiana”. L’Italia, dicono le associazioni del settore, Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Avitalia, è più che autosufficiente nei consumi che vedevano, prima dell’emergenza, la carne di pollo presente nei menu di otto famiglie italiane su dieci anche per il primato della convenienza economica nell’assicurare un apporto proteico all’organismo.

Il virus dell’influenza aviaria- dichiara Confagricoltura - riguarda esclusivamente volatili selvatici, e non c’è alcuna presenza della malattia negli allevamenti italiani. La carne avicola nazionale ha tutti i requisiti necessari in termini di sanità, salubrità e, naturalmente, di qualità”.

La stessa “Fao -ribadisce la Coldiretti - ha giudicato efficaci le misure adottate in Italia che deve porsi all’avanguardia in Europa anche per i primati che detiene nella qualità e sicurezza alimentare. Peraltro le norme sull’etichettatura rappresentano un importante contributo per frenare la psicosi nei consumi che sta determinando un tracollo negli acquisti di carne di pollo a danno delle imprese e dei consumatori”.

Sulla vicenza interviene anche Paolo Bruni, presidente di Fedagri,che raggruppa importanti aziende cooperative del settore avicolo come Aia, Amadori e Pollo del Campo e associa 40 cooperative ai cui fanno capo 800 soci e 9.700. "Chiedo che vengano rese effettive le misure di sostegno al settore promesse nei mesi scorsi. Parlo - dichiara Bruni -dei 20 milioni di euro che verrebbero utilizzati per l’acquisto delle 17 mila tonnellate di polli congelati , da parte dell’Agea e lo spostamento dei contributi previdenziali e tributari”.

Si tratta di una misura non risolutiva della crisi ma che consentirebbe “almeno una boccata di respiro per le aziende e per il mercato”, afferma il presidente di Fedagri.

Intanto si susseguono le trasmissioni televisive che tentano di rassicurare i possibili acquirenti di polli. Per gli stessi esperti il rischio, per il momento, è inesistente e tutto è sotto controllo.

"L`Italia ha avuto 6 epidemie di febbre aviaria a bassa patogenicità tra i volatili negli ultimi 5 anni, sono stati abbattuti circa 25 milioni di polli, non stiamo parlando di un paese che si terrorizza per l`influenza aviaria. E` la normalità, anche se non abbiamo avuto la variante asiatica dell`H5N1, abbiamo avuto l`H7, l`H9 e anche l`H5 ma N2”, ricorda il dott. Greco, virologo ed epidemiologo napoletano da decenni impegnato nella prevenzione sanitaria in Italia. "E poi l’Italia si è già aggiudicata 36 milioni di dosi di vaccino -ancora in corso di sperimentazione- in caso di pandemia, stipulando contratti di assicurazione per 5,4 milioni di euro con le aziende farmaceutiche Chiron, Aventis Pasteur Sanofi e Solvay, oltre ad aver fatto scorte di antivirali”.

Però il virus H5N1 è arrivato in Italia. “Un paese il cui sistema dell’industria avicola ha fatto - si legge in un comunicato stampa dell’associazione Altragricoltura nord-est - , in nome dei bilanci consolidati (oltretutto in rosso), orecchie da mercante circa gli unici provvedimenti che noi auspicavamo. Qualsiasi imprenditore di buon senso, se non l’autorità di governo, doveva e poteva realizzare da subito: la programmazione della riduzione drastica degli accasamenti di polli e tacchini per la fase invernale, periodo critico per il radicarsi in forma endemica di ogni influenza aviaria”.

Altro elemento importante è l’etichetta sul pollame. Preoccupa, soprattutto, quel 2% di ’polli ruspanti’ che sfugge al controllo. Senza questa “carta d’identità, c’è il rischio di mangiare polli provenienti da paesi che in fatto di sicurezza non consente d’essere tranquilli”. Senza l’etichetta e di fronte al calo dei consumi e all’assenza di provvedimenti validi a sostegno degli allevatori, c’è il pericolo di stravolgere l’intero settore avicolo nazionale. “In questo modo -avverte la Cia- quando la ‘psicosi aviaria’ sarà dimenticata i consumatori per mangiare carni di pollame dovranno rivolgersi alla produzione di paesi che sono pronti ad invaderci con i loro prodotti (Brasile, Cina ed altri paesi del Sud-Est asiatico). Si tratta di produzioni di carni di gran lunga inferiori per qualità, e soprattutto per salubrità, alle nostre, con controlli sanitari non rigorosi come avviene in Italia. I recenti sequestri effettuati dalle autorità sanitarie ne sono la chiara testimonianza”.

Fonte: http://www.girodivite.it/Italia-e-psicosi-aviaria.html

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