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Lettera di Turci a Fassino |
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24.02.2006
On. Piero FASSINO
Segretario Nazionale dei Democratici di Sinistra
Roma
e, p.c.
Ivano MIGLIOLI
Segretario Federazione Democratici di Sinistra
Modena
Roberto MONTANARI
Segretario Regionale Democratici di Sinistra
Emilia Romagna
Caro Piero,
ti comunico che ho deciso di accettare la candidatura che mi è stata offerta dai compagni della Rosa nel pugno.
Ritengo questa scelta coerente con le battaglie politiche e ideali condotte in questi anni, come militante e parlamentare dei DS, in primo luogo durante la recente campagna referendaria sulla legge 40. Spero in questo modo di potere continuare queste battaglie nella sede più propria del Parlamento, dalla quale mi escluderebbe il vincolo statutario delle due legislature, cui si è ritenuto di non dovere derogare nei miei confronti da parte dei DS.
In proposito voglio darti atto che già un mese fa tu mi hai proposto, in alternativa, un incarico nel futuro governo in qualità di sottosegretario, nell'ipotesi, per cui tutti lavoriamo, che l'Unione vinca le prossime elezioni politiche. Te ne do atto volentieri per un dovere di lealtà nei tuoi confronti, ma anche per tutelare la mia dignità personale dalle immancabili polemiche di chi cercherà di squalificare questa mia scelta come espressione di opportunismo e di carrierismo.
La mia scelta è, invece, tutta politica e matura dalla profonda insoddisfazione di come il nostro Partito ha rimosso i temi del referendum dopo l’esito negativo del mancato quorum. Le esigenze legate all'alleanza con la Margherita e l'UDEUR, ammesso e non concesso che siano tutte giustificate, non bastano a spiegare questo atteggiamento.
C'è qualcosa nell'orientamento culturale di gran parte dei nostri gruppi dirigenti che sta all'incrocio fra un maldigerito realismo di derivazione togliattiana, una inadeguata riflessione sui valori laici e liberali della democrazia moderna e - lasciamelo dire - un cinismo da politique d'abord che offende la generosità e l'intelligenza con cui tante compagne e compagni dei DS hanno promosso e vissuto la campagna referendaria. In questo modo si finisce per subire i veti e il movimentismo spregiudicato di Rutelli e della componente integralista della coalizione. Se poi si pensa che da questo atteggiamento remissivo e da questa mancanza di iniziativa possa fiorire d'incanto, dopo le elezioni, un partito democratico pluralista, tollerante e laico, credo si corra il rischio di scambiare la realtà con i desideri e di preparare il terreno per delusioni e sconfitte. Io penso, invece, che nel prossimo futuro, al di là della collaborazione di governo che ci vedrà tutti uniti, una volta sconfitti Berlusconi e il centrodestra, ci sia spazio per un dialogo e un incontro fra le forze socialiste, liberali, laiche e radicali della Rosa nel pugno e i DS e le altre componenti riformiste e liberali dell'Unione, laiche e cattoliche. Forse lo scenario dei prossimi mesi, sul piano dell'evoluzione delle forze politiche, sarà molto più mosso di quanto non pensino alcuni amici, teorici troppo irenisti del partito democratico. Comunque sia, io vado con la Rosa nel pugno non pensando a una separazione, ma per una scommessa e per un investimento sul futuro di tutta la sinistra.
Lo faccio sicuramente non separandomi dalla mia storia non breve dentro al PCI e poi ai DS. Nella mia vicenda politica mi sono trovato quasi sempre in minoranza prima da migliorista e socialdemocratico (quando queste parole venivano usate contro di noi in termini di scherno) poi da riformista e liberal. Per queste scelte ho pagato i miei prezzi, perché, come si sa, in politica soprattutto nella tradizione comunista, non c'è niente di peggio che aver ragione in anticipo. Chi è al comando ci resta, salvo cambiare idee e denominazioni, continuando a cooptare i fedeli del momento. Qualcuno dirà che la mia candidatura con la Rosa nel pugno esprime ancora una volta una vocazione minoritaria, ma se questa scelta avrà il successo di altre scelte di minoranza fatte nel passato, non potrò che esserne contento.
Infine, c'è il posto della libertà . Il gusto di poter difendere le proprie posizioni senza sentirsi straniero in patria, tollerato ma ai margini, rispettato ma fuori dai giochi di chi conta. E questo, te lo assicuro, giustifica anche i rischi elettorali che mi assumo con questa candidatura. Continuo a considerare, infatti, la politica come un impegno di alto valore morale e ideale che richiede responsabilità , libertà e rispetto di se stessi.
Cordiali saluti
Lanfranco Turci
Roma, 20 febbraio 2006
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