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Mafia, confische per il sociale
7.03.2006
di Peppe Ruggiero / La Nuova Ecologia
Era un sogno, oggi è realtà. Anzi, legge dello Stato. Sono trascorsi dieci anni dall’approvazione della legge 109 per l’uso sociale dei beni confiscati per reati di mafia: una delle più moderne forme di contrasto alla criminalità organizzata. La stessa storia della sua nascita – pensata, voluta e sospinta da Libera

– l’associazione presieduta da don Luigi Ciotti, è una delle pagine più belle del nostro paese. Dopo le stragi di Capaci, via D’Amelio, Roma, Firenze e Milano, con cui le mafie pensavano di aver assestato un colpo definitivo allo Stato, la reazione dei cittadini fu più forte che mai. Ma c’era bisogno di un’idea, una proposta capace di far capire a tutti che le mafie si potevano sconfiggere. La scelta fu inequivocabile: attaccare l’economia criminale, confiscare i loro beni e restituirli, attraverso Comuni e associazioni, ai cittadini.
In pochi mesi, da Verona a Trapani, oltre un milione di cittadini firmarono il loro sostegno alla legge. Un’immagine, più delle altre, rende chiara quello che stava succedendo nel nostro paese. In via D’Amelio, nell’anniversario della strage che uccise Borsellino e gli uomini della sua scorta, Luigi Ciotti scaricò quella montagna di firme sulle esili braccia dell’allora presidente della Camera Irene Pivetti, che rischiò di essere travolta da un quintale di fogli. La legge fu approvata nel 1996 con voto unanime. Arivava dopo la Rognoni-La Torre, che nella sottrazione dei patrimoni ai mafiosi aveva individuato uno dei percorsi da seguire.
Il successo lo dimostrano le tante cooperative sorte sui terreni dei mafiosi, ma soprattutto i dati che La Nuova Ecologia presenta in anteprima sullo stato della gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata a cura dell’agenzia del Demanio. Ad oggi sono 6.556 i beni immobili confiscati, di cui 2.962 destinati. La parte del leone spetta alla Sicilia con 1.081 immobili assegnati, a seguire la Calabria con 617, poi Campania (544) e Puglia (172). Alto il numero della aziende confiscate: 671, 227 quelle già destinate. Anche in questo caso leader è la Sicilia (235), seguita dalla Campania (178) e addirittura dalla Lombardia (106).
Nell’analisi dei dati è però doverosa una considerazione. In un periodo in cui la legge è stata minacciata in modo molto abile, prevedendo la possibilità di «revocare» la confisca (ipotesi per ora sconfitta), lo Stato non sembra più in grado di “scovare” i beni dei mafiosi. Dal picco del 2000-2001, con quasi mille confische all’anno, si è precipitati alle 374 confische del 2004 e ancora alle 161 dell’ultimo anno. In questi ultimi anni si è così assistito a delle scelte discutibili, a partire da quella di affidare all’agenzia del Demanio l’intera gestione dei beni, dal sequestro alla confisca.
«Non abbiamo alcun pregiudizio per i funzionari del Demanio – spiega don Ciotti – Ma con settanta persone a fronte di 3.500 immobili ancora da destinare andiamo verso la paralisi. Già la chiusura, il 23 dicembre 2004, dell’ufficio del commissario straordinario ci ha privato di un punto di riferimento. Il nostro sogno è che confiscare i beni sia un fatto normale, non straordinario». Il presidente di Libera lancia la prossima sfida: «Ci vogliono competenze straordinarie. Per questo chiediamo un’agenzia ad hoc, che oltre a recuperare le competenze dei funzionari del demanio ne assommi altre. Che ci sappia dire chi sono gli interlocutori, quali le situazioni a rischio. Un’agenzia forte, capace e preparata. In caso di errore giudiziario potrà esserci un risarcimento ma in nome del garantismo non possono aprirsi nuove brecce. Conosciamo bene la capacità della mafia e di chi l’accompagna. Sappiamo chi sono le persone che cercano di creare le condizioni intorno alle quali ci sia un clima di instabilità. Questo la rende più forte. E il lusso di continuare a fare regali alla mafia non possiamo permettercelo».
info:  http://www.libera.it/

L’undicesima edizione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, in programma a Torino il 21 marzo, sarà ancora una volta l’occasione per rendere più tangibile il filo che lega tutti i territori italiani nel ricordo, nell’impegno concreto e nell’elaborazione di una cultura della legalità. Slogan: «Non c’è legalità senza qualità».
info http://www.liberapiemonte.it/
Dopo il successo della prima edizione (60 volontari coinvolti in cinque campi) Legambiente e Libera ripropongono I campi della Legalità, una campagna in cui ambientalismo e legalità sono valorizzati da interventi nei terreni confiscati ai boss e da sessioni informative sulla lotta antimafia. effettuati. Quest’anno le località coinvolte saranno Siculiana (Ag), Piana degli Albanesi (Pa), Gioia Tauro (Rc), Volvera (To), Mesagne (Br) e nelle province di Trapani e Napoli.
info: http://www.legambiente.com/

Fonte: http://www.lanuovaecologia.it/ecomafie/protagonisti/5475.php

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