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La primavera della Sorbonne
23.03.2006
Gli studenti francesi si mobilitano contro il Contratto Prima Assunzione (CPE)
di M. Albertelli / Girodivite

Lo hanno ribattezzato “Contratto Precarietà Estrema” e scendono in piazza numerosi per chiederne il ritiro.

Da un mese a questa parte, gli studenti francesi sono scesi in piazza diverse volte per manifestare contro l’istituzione del Contratto Prima Assunzione (Contrat Première Embauche) previsto dal disegno di legge sulle Pari Opportunità presentato dal governo De Villepin, in seguito agli avvenimenti che hanno scosso le banlieues lo scorso autunno, e da poco approvato al Senato. Il testo è stato adottato dall’Assemblea nazionale nella notte tra l’8 e il 9 febbraio dopo un acceso dibattito cui il Primo ministro ha posto fine ricorrendo all’articolo 49-3 della Costituzione, che permette di far adottare un testo senza voto. A nulla è valsa la mozione di sfiducia presentata contro “la politica sociale del governo” dal Partito Socialista, visto che l’UMP (Unione per un Movimento Popolare, ndr) detiene la maggioranza assoluta in seno al Parlamento.

Questo nuovo contratto, presentato da Dominique de Villepin come la soluzione alla disoccupazione giovanile e come CDI (contratto a tempo indeterminato), è riservato ai minori di 26 anni impiegati in aziende con più di 20 dipendenti e prevede un periodo di cosiddetto “consolidamento d’impiego” di due anni, durante il quale il datore di lavoro può licenziare il dipendente senza preavviso e senza dover addurre una motivazione! Nel caso di licenziamento, il lavoratore beneficerebbe di un trattamento di fine rapporto pari all’8% dell’importo totale della remunerazione lorda fino a quel momento percepita e, qualora fossero già trascorsi 4 mesi dall’assunzione, riceverebbe un sussidio, da parte dello Stato, di 490 Euro mensili per 2 mesi. Secondo i sindacati ed i partiti di sinistra, il CPE sarebbe soltanto uno strumento per generalizzare la precarietà dei lavoratori, un contratto a tempo determinato “che non dice il suo nome” e che introduce, tra l’altro, una discriminazione basata sull’età del dipendente!

“C comme Chômage (disoccupazione, ndr), P comme Précarité, E comme Esclavage (schiavitù, ndr) » : questo uno dei tanti slogan urlati durante le manifestazioni che si sono svolte in diverse città del Paese e che hanno visto protagonisti centinaia di migliaia di studenti universitari e liceali. Attualmente secondo l’Unef, il principale sindacato studentesco, sono 52 le università in sciopero: si moltiplicano le assemblee generali e i dibattiti negli anfiteatri delle varie facoltà, gli studenti bloccano l’accesso alle aule e si scambiano le idee anche sui numerosi blogs anti-CPE appositamente creati.

“Protestiamo perché il nostro futuro è in pericolo!”, asserisce risolutamente Claude, studente di Giurisprudenza a Paris-I Sorbonne, “ Il CPE non fa che aumentare la precarietà e creare dei lavoratori ‘usa e getta’: il capo può dirti da un momento all’altro: «grazie, è stato un piacere, ma non abbiamo più bisogno di lei...»! In queste condizioni, noi ragazzi come possiamo pensare all’avvenire, fare progetti a lungo termine, ottenere un prestito da una banca o anche semplicemente avere delle garanzie per poter affittare un appartamento? Poi,di fronte al datore di lavoro, il titolare di un CPE è disarmato, non può far valere i suoi diritti, non può neanche reclamare, ad esempio, le ore di straordinario, né avanzare richieste visto che potrebbe essere immediatamente licenziato!... E queste sarebbero le pari opportunità e la tutela offerte ai giovani da Villepin? Che grandi opportunità, davvero...!!”.

Ma le azioni di protesta da parte di studenti, sindacati e partiti di sinistra, cui si sta assistendo in questo periodo, saranno in grado di far cambiar rotta al Governo? “Non dovrei dirlo - afferma Elsa Galaup, giovane giurista parigina specializzata in diritto del lavoro - ma temo che queste manifestazioni non bastino a far ritornare il Governo sui propri passi, poiché sembra piuttosto deciso a continuare sulla linea di una progressiva distruzione del Codice del lavoro, senza prestare minimamente ascolto a ciò che dice il popolo. Basti pensare al ricorso di Villepin all’articolo 49-3, un vero e proprio atto di forza! Magari, se la mobilitazione rimarrà forte abbastanza a lungo, l’approssimarsi delle elezioni presidenziali del 2007 potrebbe spingere il governo a rivedere la legge per ragioni, comunque, puramente elettorali! In compenso, ritengo che tutte le mobilitazioni possano servire a mettere in guardia i lavoratori sui pericoli di questo contratto e ad incitarli a rivolgersi ai sindacati o ai tribunali in caso di licenziamento abusivo! Inoltre, noto con immenso piacere la grande unità, cosa di solito piuttosto rara, che si è creata tra le associazioni giovanili (unioni di liceali e studenti, sindacati e associazioni politiche del mondo universitario) per la lotta contro il CPE!”.

“Una lotta che è appena cominciata”, aveva già dichiarato il presidente nazionale dell’Unef, Bruno Juillard, all’indomani della giornata di mobilitazione generale interprofessionale del 7 marzo, indetta anche da sindacati e partiti di sinistra, che ha visto scendere in piazza un milione di manifestanti! In quell’occasione l’Unef faceva appello agli studenti affinché votassero lo sciopero in tutte le università del Paese e restassero mobilitati fino al ritiro del CPE. E l’invito sembra sia stato accolto: la protesta anti-CPE si sta ampliando sempre di più e nei giorni scorsi si è assistito all’occupazione della Sorbonne, la più celebre università europea e simbolo della contestazione del 1968, e del College de France. Entrambe le occupazioni si sono concluse con l’intervento della polizia che con gas lacrimogeni e qualche manganellata ha fatto evacuare i manifestanti e la situazione resta piuttosto tesa nel Quartiere Latino.

Per il momento Dominique de Villepin sembra non voler cedere ed ha dichiarato che “la legge sarà applicata”, ma nuove giornate di mobilitazione sono già previste nei prossimi giorni, per cui staremo a vedere quali saranno le reazioni del governo!

Certamente, comunque - e tutti i commentatori sono concordi nell’affermarlo - con il CPE la Francia ritorna alla situazione anteriore al 1973, anno in cui entrò in vigore la legge che impose ai datori di lavoro l’obbligo di motivare il licenziamento dei dipendenti: un gran bel salto indietro per la patria della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.

Fonte: girodivite.it

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