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Prodi all'attacco: *Sulle tasse solo delinquenza politica* |
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31.03.2006
È una giornata al contrattacco per il leader dell'Unione Romano Prodi. Prima dai microfoni di Radio Anch'io (in una lunga chiacchierata in cui il Professore ha affrontato moltissimi temi) spiega che attacchi e falsificazioni di Berlusconi & co sono ormai l'unica tattica della Casa delle Libertà («A Berlusconi non gli resta che criticare il nostro programma, falsificandolo, non gli rimane più nulla») poi in serata rispondendo ad alcuni giornalisti che lo incalzano sulle dichiarazioni di Tremonti (che ha attribuito all'Unione la volontà di imporre aliquote contributive al 25% per artigiani commercianti e autonomi) sbotta: «Questa è delinquenza politica».
«La Cdl è in una situazione di crisi impressionante. Sui manifesti Berlusconi promette che continueranno e lo dice per tre volte. Ma a chi legge viene un brivido nella schiena. A Berlusconi non gli resta che criticare il nostro programma, falsificandolo, non gli rimane più nulla», dice rispondendo alle accuse del premier in merito alle proposte fiscali dell'Unione, ricordando che «il discorso sull'armonizzazione delle aliquote è essenziale per il Paese e non provoca alcun aggravio per i redditi bassi, medio-bassi e anche medio-alti, ma solo per le grandi fortune». Quindi, «è ovvio che saranno interessati i capital gains in Borsa, mica dobbiamo prendere ai poveretti che chiedono l'elemosina per strada. Del resto, non abbiamo imparato nulla da quanto è successo quest'estate coi "furbetti del quartierino" che si sono arricchiti? Quei capital gains hanno fruttato due miliardi di euro e non sono stati tassati per nulla, ma - conclude Prodi - una coalizione seria e decente per prima cosa deve dire che queste cose non accadranno più».
«Mi sento profondamente cattolico e i principi fondamentali che la Chiesa richiama sono per me un ammonimento veramente importante. Ma lo Stato laico è un punto fermo della nostra coalizione», afferma rispondendo ad un ascoltatore che chiede quale peso sarà dato alle opinioni del Vaticano dalla politica del centrosinistra. «Mi rifaccio al magnifico saluto - aggiunge il leader dell'Unione - pronunciato dal presidente Ciampi nell'incontro con il Papa in Campidoglio: lì sono stati messi in chiaro i diritti e i doveri di uno Stato democratico e laico».
Ma il suo programma è di carattere generale. «Io voglio unire, unire, unire. Solo uniti possiamo riprendere lo sviluppo e superare la crisi. Bisogna riunificare il Paese». Prodi ricorda che «i toni» di questa campagna elettorale «non li ho certo alzati io. Anzi, vedo con sorpresa che Berlusconi continua a farlo, credo lo faccia per mettersi in vantaggio all'interno della sua coalizione, altrimenti è difficile da capire». Il leader dell'Unione ribadisce che, in caso di vittoria, «non sarà fatto alcun cambiamento della legge elettorale se non con l'apporto della minoranza», e lo stesso discorso vale per le riforme della Costituzione. Del resto, conclude Prodi, è quello «che ho detto a Cgil e Confindustria, che ha provocato irritazioni e tensioni enormi. Ma questo è unire il Paese, non a servirsi al proprio interlocutore, ma avere un'idea unificante».
Per quanto riguarda le tasse, «finché l'amministrazione non colpisce i furbi, quelli che pagano le tasse sono considerati dei fessi». È quanto è accaduto in questi cinque anni di governo, grazie ai condoni messi in atto. Il leader dell'Unione ribadisce la sua priorità nei confronti della lotta all'evasione fiscale e ricorda che «le tasse servono per finanziare i servizi pubblici. E allora decidano gli italiani se bisogna chiudere gli ospedali, fare una debacle dello Stato sociale oppure fare un Paese serio». Prodi insiste sulla necessità di combattere l'evasione, spiegando che «non è vero che si tratta di entrate ipotetiche: il governo ritiene che ci sono 200 miliardi di euro di evasione, io so benissimo che non riuscirò a catturarli tutti, ma me ne date almeno un terzo o un quarto di questi? Vogliamo davvero mandare in malora il Paese perché non prendiamo l'impegno morale e l'onere organizzativo di lottare contro l'evasione?», chiede retoricamente il leader dell'Unione, che ricorda la sua proposta di ridurre al 20 per cento la tassazione sugli affitti e la possibilità per chi li paga di ottenere una parte di detrazione, in modo da «ridurre molto l'affitto in nero».
«Ma Tremonti ha detto che l’Unione imporrà aliquote contributive al 25% per artigiani commercianti e autonomi» lo incalzano in serata a giornalisti: «Questa è delinquenza politica, ormai da qualche giorno si sta attuando perché nessuno ha mai parlato di aliquote e nessuno ha mai parlato di 25%».
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