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La pace – secondo Bertinotti
3.04.2006
ADISTA - La pace, unica alternativa alla potenza della violenza. Di Fausto Bertinotti*
Anno B - 23 aprile 2006 II Domenica di Pasqua (At 4,32-35 Sal 117 1Gv 5,1-6 Gv 20,19-31)

"Pace a voi!" sono le parole di Gesù risorto agli apostoli spaventati. Detto questo Gesù mostra le mani e il fianco trafitti. I segni tangibili della violenza, della bestialità dell'uomo sull'uomo. Gli apostoli, ci dice Giovanni, stavano rin-tanati a porte chiuse per paura dei giudei, per paura ancora, possiamo immaginare, dell'imperversare continuo della violenza che aveva scandito in maniera crescente e martellante tutte le loro ultime ore.
In Gv 16,32 Gesù aveva lanciato la profezia dell'irrompere della prepotenza e della violenza mondana nella vita dei suoi compagni: "Ecco viene l'ora, ed è venuta, che sarete dispersi ciascuno per conto suo e mi lascerete solo". Da quel momento in poi il racconto di Giovanni è un crescendo di strazio. L'ultima preghiera al Padre, la cattura, il dileggio, le torture, la morte, la solitudine e lo smarrimento dei discepoli, ancora la paura per la perdita perfino del corpo del loro compagno, "hanno portato via il mio signore e non so dove lo abbiano posto".
In questo clima di terrore, di violenza ripetuta, di incertezza dei discepoli per la loro stessa sorte (ri)sorge la parola "pace a voi". Un annuncio che si mostra unico antidoto possibile al terrore, a quella violenza ricapitolata ed esibita da Gesù stesso nella mostra delle piaghe della carneficina appena passata. Poi di nuovo, prima di dire qualunque altra parola, Gesù ripete "pace a voi".
È una lotta, un'alternativa esemplificata in quelle poche parole e nel gesto che mostra la distruzione della carne. Da una parte la condizione di terrore che la violenza continua, la violenza dei rap-porti, la violenza del potere, la violenza anche delle masse [Gv 18,40] genera su un'umanità annichilita. Dall'altra l'unica possibile alternativa a tutto questo. L'unico scampo, l'unica speranza. Una prospettiva di pace.
Gesù, che per tutto il racconto evangelico ha predicato e mostrato miracoli, non offre di fronte al terrore dei suoi compagni una risposta ideologica, e neanche nomina una possibile via di scampo ultraterrena alla violenza. Offre una prospettiva altra. Un'unica alter-nativa alla potenza della violenza: la pace, nuda e senza altri aggettivi. Nuda come il suo corpo martoriato.
Allora come ora, la pace si presenta come l'unica alternativa in grado di spezzare la spirale di terrore che spinge i compagni di Gesù a nascondersi a porte chiuse, si presenta semplicemente e non ha bisogno di farsi aprire le porte.
Al momento della cattura, quando la violenza già annunciata sul suo corpo ancora è solo imminente presagio, Gesù, con decisione, esclude esplicitamente ogni altra prospettiva. Esclude esplici-tamente la prospettiva "resistenziale" di Pietro 18,10-11, che aveva abbozzato il gesto simbolo della guerra, lo sguainare di spada nel pur quasi naturale tentativo di difendere il suo compagno dall'ingiusta cattura. "Metti la spada nel fodero". È l'esclusione di ogni prospettiva di guerra giusta. Solo la pace, senz'altro commento, è la forza capace di vincere la morte violenta. Così come nel nostro racconto Gesù, dopo l'esortazione di pace ripetuta due volte, soffia, alita, sui discepoli. Il termine usato è lo stesso che ricorre nella Genesi quando Dio dà vita ad Adamo.
Il messaggio è chiaro, solo la pace, la prospettiva di pace, l'essere per la pace è in grado di trascinare l'essere umano fuori dalle anguste mura e porte rin-serrate in cui la violenza lo trascina. "Come il Padre ha mandato me io mando voi". I discepoli vivificati dalla pace sono di nuovo liberi. Quelle porte chiuse in cui la pace è penetrata ora si aprono dall'interno. Quegli esseri umani, vinto il terrore, possono uscire dal luogo in cui si sono reclusi, sono liberi; si sono liberati.
Questo legame tra pace, vita, libertà, possibilità di movimento e di azione è un messaggio di una forza sconvolgente e di un'attualità tutta umana. In una parola è la rivoluzione. La prospettiva concreta percorribile, e non solo auspicabile, di dar vita oggettivamente e soggettivamente ad un mondo altro rispetto a quello tetro e chiuso che ha nella sopraffazione, nella violenza e nella paura che ne deriva la sua cifra più terribile.
"A chi rimetterete i peccati saranno rimessi" è la promessa che la scelta della pace e la liberazione attraverso di essa può essere contagiosa. La possibilità che ha liberato dalla spirale della violenza, colui che ha rinfoderato la spada, possa essere motore concreto di cambiamento per altri.
È l'immagine di un movimento montante. Gesù proclama la pace e restituisce i suoi pochi compagni alla luce e alla vita ed essi, liberati attraverso la pratica della pace, possono a loro volta essere mezzo attivo per far sì che anche altri scelgano di rinfoderare le spade, uscire e dare una possibilità alla vita e al mondo.
La scena, che si apriva tetra e di morte, ora risplende di vitalità. I liberati diventano a loro volta liberatori in un ciclo potenzialmente infinito.
* segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Fonte: http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=19435&PHPSESSID=503c01d085c105f31ed115fced4de193

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