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Fanno una cosa, ne dicono un'altra |
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6.04.2006
Castelli e ispezione su caso Alessi: fare una cosa , dirne un'altra
Sulla questione della carcerazione preventiva di Mario Alessi a seguito
della sua condanna in appello e sulla inchiesta amministrativa disposta dal
guardasigilli Roberto Castelli, l'Osservatorio vuol ricordare che:
- la ex Cirielli approvata durante il ministero di Castelli ha ridotto
drasticamente i tempi di prescrizione per reati come lo stupro, per cui era
stato condannato Alessi, il che abbrevia i tempi di custodia cautelare
- in Italia vige la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva in
Cassazione, come ci hanno ricordato piu' volte avvocati e parlamentari della
CdL parlando delle proprie condanne o di quelle dei colleghi di coalizione
in primo e secondo grado
- il parlamentare Cesare Previti, pur condannato a diversi anni di prigione,
non ne ha scontato nemmeno uno, in attesa di percorrere tutti i gradi di
giudizio, ed altrettanto e' valso per Andreotti ed altri illustri condannati
- se i termini di custodia cautelare sono scaduti (ed era il caso di Alessi)
non si puo' ottenerne la proroga se non in caso di pericolo di fuga e simili
da parte del condannato (e non era il caso di Alessi). La custodia cautelare
non puo' essere disposta se non per pericolo di fuga, pericolo di
inquinamento delle prove o di reiterazione del reato.
- i sedicenti garantisti della CdL che hanno eliminato l'appellabilita'
delle sentenze di proscioglimento non possono chiedere poi la carcerazione
durante l'iter necessario ad arrivare a sentenza definitiva, altrimenti si
creerebbe una incredibile ingiustizia e disparita' fra chi sia riconosciuto
innocente in primo grado e chi solo al secondo o al terzo
- in Italia c'e' di fatto la durata irragionevole del processo (cui il
ministero non e' estraneo, vedi tagli e organizzazione degli uffici) che
rende mostruosi gli effetti di una errata condanna in primo grado ove vi sia
stata detenzione.
Alessi commise un reato odioso e - se colpevole - ne ha commesso anche ora
uno che fa indignare per il merito e il metodo, ma e' ovvio dalle
considerazioni di cui sopra che si sta cercando di montare un caso - sempre
a detrimento dell'immagine della magistratura e nel particolare momento
elettorale - sull'onda dell'emotivita' generata dal caso del piccolo
Tommaso, dicendo il contrario di quel che si e' detto e fatto fino ad oggi
(soprattutto quando qualche persona in custodia cautelare si e' tolta la
vita).
Chi e' causa del suo mal (Castelli) pianga se' stesso!
Osservatorio della LegalitĂ
Welfare Italia
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