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Legge elettorale, un macigno da rimuovere
12.04.2006
Legge elettorale, un macigno da rimuovere - di Enzo Balboni su Europa

La sofferta, e a lungo incertissima, vittoria elettorale dell’Unione e dell’Ulivo conduce ad alcune riflessioni immediate di carattere istituzionale.

Proviamo a farne un breve elenco.

Anzitutto, risulta importantissimo avere la stessa maggioranza sia alla camera che al senato. In un sistema come il nostro, in cui la fiducia deve essere ottenuta e conservata in entrambi i rami del parlamento, presentarsi al senato con una posizione di partenza che fosse stata minoritaria, anche se solo per un seggio, avrebbe avuto ripercussioni negative rilevanti, non solo sul piano psicologico.

Il gioco democratico, che si ferma necessariamente alla maior pars, cioè al conteggio di voti tra loro uguali, senza poter e voler entrare nella discussione circa la sanior pars, consente ed anzi obbliga a governare chi abbia ottenuto un voto, un seggio in più.

Su Prodi e sull’Unione incombe, adesso, la grave responsabilità di assicurare un governo stabile al paese, a prescindere dall’esigua prevalenza di voti popolari ottenuta alla camera, e che si è tradotta in una ampio numero di seggi di maggioranza per effetto del premio di maggioranza scaturito dalla legge n. 270 del dicembre scorso (Modifiche alle norme per l’elezione della camera dei deputati e del senato della repubblica).

Per il senato, l’effetto distorsivo conseguente all’assegnazione dei premi su base regionale (che, a sua volta, fu il prezzo che la Cdl pagò per non incorrere in una incostituzionalità sfrontata del suo marchingegno elettorale) ha finito per assegnare la vittoria alla Cdl per un solo seggio su 309; ma l’inserimento dei voti degli italiani all’estero ha ribaltato ancora una volta questi risultati che, alla fine, consegnano anche il senato all’Unione, sia pure con un vantaggio minimo.

È importantissimo, però, che non si possa affermare che le due camere hanno già in partenza due maggioranze contrastanti e che in una di queste il governo non è legittimato ad interloquire, se non da una posizione di minoranza.

La seconda osservazione, a caldo, ribadisce un giudizio già dato più volte nei mesi precedenti e si indirizza ad una valutazione di grande severità che merita la legge elettorale, già definita “una porcata” coscientemente ricercata e stabilita dal ministro che l’ha patrocinata a nome e nell’interesse della Casa delle libertà.

Certo non ci si deve far fuorviare dal beneficio che, nell’immediato, ne è risultato alla camera per la coalizione di centrosinistra. Occorre, invece, partire da subito con la proposta di una abrogazione pura e semplice della legge n. 270 del 2005. Prima ancora di mettersi a discutere e a negoziare, all’interno della nostra coalizione, sul merito di una nuova legge elettorale che possibilmente migliori il cosiddetto Mattarellum (ed è un’operazione non solo legittima, ma capace di recare conseguenze benefiche) si deve evitare il pericolo di essere costretti a votare di nuovo – se ne sorgesse l’inevitabilità – con la pessima legge elettorale attualmente in vigore.

A mio avviso occorre puramente e semplicemente agire legislativamente per riportare le lancette dell’orologio all’indietro sino a 24 ore prima del giorno in cui è entrata in vigore la cosiddetta legge “porcata”. Fatto questo, il che può avvenire in modo veloce e pulito, ponendo subito la fiducia su questa misura di salute pubblica, si sarà sgombrato il terreno dal macigno più pesante che ingombra la strada, non facile né piana che adesso si stende davanti al governo Prodi. Il professore ha la capacità, la tenacia e la saldezza di nervi necessarie per reggere il timone anche con un mare difficile e pieno di insidie: che la navigazione gli sia propizia.

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