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Per le vittime della Spectrum di Dhaka
22.04.2006
Clean Clothes Campaign / Unimondo -

Un anno dopo il collasso della Spectrum Sweater di Dhaka dove morirono 64 persone, più di 70 rimasero ferite e centinaia persero il lavoro, si sono svolte numerose azioni di protesta e pressione in Europa e negli Stati Uniti verso le ambasciate bengalesi e verso le imprese committenti che hanno esternalizzato le loro produzioni presso le imprese tessili in Bangladesh. Ad un anno di distanza, infatti, la quasi totalità delle imprese committenti tenta di sottrarsi al fondo di garanzia per i risarcimenti dovuti e i lavoratori superstiti e le famiglie dei lavoratori deceduti sono ancora in attesa di ricevere le indennità spettanti e il corrispettivo per gli straordinari svolti. Intanto la produzione è ripresa al terzo piano della Spectrum, ma con sistemi di sicurezza praticamente inesistenti.
La campagna "Abiti Puliti" chiede di continuare per tutta la settimana l'azione di pressione verso l'ambasciata bengalese a Roma e di "firmare, inviare e diffondere il messaggio presso le vostre reti. Tra le richieste espresse dal sindacato locale e dalle organizzazioni per difesa dei diritti dei lavoratori vi è quella si eogare una indennità minima di 500.000 taka (6.250 euro) alle famiglie di ciascun lavoratore ucciso e provvedere all’accesso gratuito alle cure e ad un’indennità minima di 50.000 taka (625 euro) per ogni lavoratore ferito. Riconoscere che l’ammontare dell’indennizzo richiesto costituisce una somma iniziale minima. E’ necessario che un meccanismo credibile sia messo in atto per assicurare ai lavoratori invalidi e alle famiglie dei defunti una pensione sufficiente per la loro vita.
Vigilare affinché tutti i lavoratori che non possono più recarsi al lavoro perché la fabbrica è inaccessibile a causa degli incidenti, ricevano un salario adeguato per tutto il periodo di sospensione (Nota: dovranno essere individuate modalità adeguate per assicurare una remunerazione a tutti i lavoratori interessati, di concerto con le organizzazioni che operano per la difesa dei diritti dei lavoratori).
Realizzare un’inchiesta completa, imparziale, trasparente per determinare le cause dei quattro incidenti e perseguire legalmente (attraverso l’arresto e il processo) i responsabili delle tragedie quali i proprietari delle imprese. Rendere pubblico un rapporto dettagliato sugli incendi e gli incidenti strutturali che hanno colpito fabbriche tessili dal 1990. Sanzionare con una multa di 100.000 taka (1.250 euro) le imprese che continuano a chiudere a chiave le uscite delle fabbriche durante l’orario di lavoro.

Fonte: http://unimondo.oneworld.net/article/view/131344/1/

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