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La beffa del bonus bebè
30.04.2006
Errori per lo più in buona fede. Famiglie ingannate dalla lettera della Presidenza del Consiglio. Il presidente Olivero: «Norma discriminatoria e informazione contraddittoria»

Roma, 19 aprile 2006 – Il Patronato Acli presterà la propria difesa legale alle famiglie di immigrati coinvolte nella vicenda-beffa dei bonus bebè previsti dalla Legge Finanziaria. La decisione presa per scongiurare il rischio che eventuali conseguenze giudiziarie possano pregiudicare l’integrazione e la permanenza in Italia di numerose persone, che in buona fede si sono recate agli uffici postali a ritirare i 1000 euro destinati ai bimbi nati nel 2005.

Tramite il proprio ente di Patronato le Acli hanno potuto constatare come la maggior parte di queste famiglie di immigrati sia stata indotta in errore da una serie di informazioni ambigue e contraddittorie. A partire dall'invio della lettera “personale”, da parte della Presidenza del Consiglio, a tutti i bambini nati e residenti in Italia, a prescindere dall'essere o meno cittadini italiani, con il modulo di autocertificazione allegato che portava già scritti i dati del nuovo nato.

«Non si può non rimanere perplessi  - afferma il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero – di fronte al modo con il quale è stata gestita tutta l'operazione bonus bebè da parte delle Istituzioni. Sarebbe bastata l’indicazione di un semplice controllo, ad esempio, presso le Poste Italiane, del documento d’identità di chi chiedeva il bonus per evitare che si creasse questa situazione spiacevolissima. Sarebbe del resto ora che lo Stato iniziasse ad affidarsi di più, anche in queste circostanze, agli Enti di Patronato, che, riconosciuti dalla legge, operano quotidianamente nel campo dell’immigrazione».

«Neppure si può tacere – continua Olivero – il carattere discriminatorio della stessa norma che ha previsto il bonus, che taglia fuori un numero significativo di famiglie, seppure straniere, ma regolarmente presenti in Italia con casa e lavoro e oltremodo tra le più bisognose del bonus. Tanto più che i bambini cui oggi viene negato il contributo, saranno italiani domani, al compimento dei loro 18 anni. Come potremo giustificare ai loro occhi la nostra discriminazione?»

In tal senso e per le considerazioni esposte le Acli, convinte che l'integrazione dei futuri cittadini avviene attraverso la parificazione dei diritti oltre che dei doveri, fin da ora intendono assumere, tramite il proprio ente di Patronato, l'eventuale difesa legale a favore delle famiglie di immigrati che, a fronte della restituzione dei 1000 euro, verranno denunciate per aver rilasciato dichiarazioni mendaci nell'autocertificazione prodotta. Tale tutela si rende necessaria anche per il rischio che una eventuale condanna in sede giudiziaria possa avere come conseguenza l'arresto del percorso di integrazione dei futuri nuovi cittadini italiani.

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