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L'eresia di scrivere la parola petrolio
7.05.2006
Tommaso Di Francesco / Il Manifesto.
Benzina, 1369 euro al litro, oil 74 dollari al barile forse verso i cento... Ma non pensiamo all'aritmetica del petrolio. E' che restiamo invischiati nella densità e viscosità della parola, fino alla rinuncia del racconto. Perché il petrolio è il contenuto della realtà, forma del potere. «Il petrolio delle stragi» di Gianni D'Elia (Effigie edizioni) ce lo ricorda in questi giorni, nell'approfondimento di quanto la scrittura pasoliniana abbia anticipato, come una concreta profezia perfino accadimenti della storia che stava per accadere. Come il massacro di Bologna del 1980 e, sempre con il poema in prosa Petrolio, sia stato lo scavo tutto da esplorare delle trame governative, delle vite macchiate dei cavalieri di imperi chimici, dei delitti di stato. Il petrolio è passato, presente e futuro. Lungo i delta dei fiumi africani i popoli si fanno a pezzi istruiti e armati dalle Corporation che allungano oleodotti, unica e corrotta vena dei continenti. Perché non troviamo ascolto negli appetiti nazionali quando gridiamo che è nella porziuncola dell'Eni che i militari italiani si sono acquartierati nell'Iraq in fiamme? E quanto poi potrà pesare, qui subito, ora, che un piccolo popolo indio prendendo in mano il proprio destino e il metano, abbia iniziato in Bolivia una rivolta pulita? «Rimpiango la rivoluzione pura e diretta - scriveva Pasolini - della gente oppressa che ha il solo scopo di farsi libera e padrona di se stessa... della gente povera e vera che si batteva per abbattere quel padrone senza diventare quel padrone...». Sapere e non contare. Sapere l'estensione della soperchieria del berlusconismo che non è finito. E dove è cominciato? Quel «misto di partecipazione al potere, trasformismo, cinismo del sistema», fino alla criminalità e alla commissione stragi. Il Potere è criminale, l'opposizione spesso sa ma tace, il dissidente paga con la solitudine e l'umiliazione. Perché l'eresia del manifesto e di Luigi Pintor non è mai andata d'accordo con quella di Pier Paolo Pasolini? Forse perché a noi, in povertà, fin qui è toccato il peso della parola quotidiana, l'astrazione della realtà in codici d'uso; a lui al contrario la realtà dell'astrazione nella misura del verso ma tentando ogni volta come l'inchiesta per un delitto. Un delitto che c'era e sempre ci sarà. È ancora un pozzo quello della parola scritta, tutto da scavare. Perché, scriveva Pintor, «contro la regressione della quale siamo parte, noi ritroviamo noi stessi». La condizione è scendere all'inferno.

Fonte: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/03-Maggio-2006/art9.html

Vedi ancora: Carla Benedetti http://www.ilprimoamore.com/testo_59.html

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