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Profughi, tragedia ambientale
7.05.2006

A rischio ambientale 135 milioni di persone. A lanciare l’allarme è l’Onu che ha proclamato il 2006 anno internazionale per i deserti, la desertificazione è l’emergenza ambientale più grave degli ultimi decenni. Sono infatti 135 milioni, l'equivalente della popolazione di Francia e Germania, le persone a rischio di diventare profughi ambientali secondo le stime della UNCCD, la Convenzione ONU per la lotta alla desertificazione, mentre Columbia University, Norwegian Geotechincal Institute e Banca Mondiale stimano che 3,4 miliardi di persone, circa la metà della popolazione mondiale, si trova in aree esposte ad almeno un rischio ambientale di significativo impatto tra siccità, inondazioni, frane, cicloni, eruzioni vulcaniche, terremoti. Le regioni aride e semi-aride del pianeta rappresentano quasi il 40% della superficie terrestre e ospitano circa 2 miliardi di persone.
 E la situazione è destinata a peggiorare, visto che i continenti perdono ogni cinque anni 24 miliardi di tonnellate di superficie fertile, con perdite economiche che ammontano a 42 miliardi di dollari annui. Nel 2050 si stima che saranno 150 milioni le persone costrette a migrare per cause legate ai cambiamenti climatici.
 Questi i dati più significativi ed allarmanti contenuti nel dossier "Desertificazione ed eco-profughi sulle sponde del Mediterraneo" di Legambiente presentato oggi a Padova all’interno di Civitas, nell’ambito dell’incontro "Desertificazione e migrazioni nell'area del Mediterraneo". Secondo dati forniti dall’UNEP, il Programma Ambiente delle Nazioni Unite, risulta che ben il 70% circa dei terreni coltivati nelle aree semi aride o prospicienti ai deserti è già degradato o soggetto a desertificazione. I continenti perdono ogni cinque anni 24 miliardi di tonnellate di superficie fertile ed il fenomeno non accenna a diminuire, anzi si aggrava. La FAO prevede che per tenere il passo con la crescita demografica, la produzione alimentare mondiale, nei prossimi venti anni, dovrà crescere di oltre il 75%. Nei Paesi più poveri – in particolare in Africa, ma anche in alcune aree depresse dell’America latina e dell’Asia – la necessità di soddisfare le esigenze vitali di una popolazione in crescita determina una pressione sempre più forte sulle risorse naturali mettendole ulteriormente a rischio.
 L’intensificarsi dei fenomeni meteorologici estremi, conseguenza delle pressioni sull’ambiente, ha visto aumentare parallelamente gli spostamenti di persone costrette ad abbandonare le loro terre a causa di eventi siccitosi. Secondo l’UNEP, a causa dell’espansione dei deserti, in Africa sono sfollate più di 10 milioni di persone negli ultimi 20 anni. L’Alto Commissariato per i Rifugiati stima che i migranti per penuria di acqua, cambiamento di clima, innalzamento del livello del mare, raggiungeranno nel 2050 i 150 milioni.
 Le perdite economiche globali dovute alla desertificazione ammontano a circa 42 miliardi di dollari annui, di cui 9 miliardi nella sola Africa. I paesi dell’area mediterranea sono popolati dal 7% della popolazione mondiale e raggiungerà i 524 milioni entro il 2025, con 96 milioni di abitanti insediati solo nelle città costiere. Negli ultimi anni il bacino del Mediterraneo, considerato uno dei 25 hotspots mondiali per la biodiversità, è stato caratterizzato dal verificarsi di eventi estremi quali alluvioni, aumento della temperatura e siccità.

Fonte: http://www.lanuovaecologia.it/natura/conservazione/5784.php

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