Il 4 luglio 2005 la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) ha presentato in pompa magna il volume "Dalla parte delle opere - 15 anni di testimonianze del Vangelo della Carità nel Terzo Mondo, per far vedere come vengono spesi i soldi dell’otto per mille.
Qualcuno allora salutò l’evento come una inversione di rotta; finalmente la CEI informava!
Disgraziatamente si trattava del rendiconto sulle spese di 80 milioni di Euro, cioè quasi la metà di quei 190 milioni che vengono destinati dalla Chiesa Cattolica alle opere di carità (nonostante le martellanti pubblicità di questi giorni vogliano farci credere che siano tutti destinati a questo scopo), rispetto ai complessivi 936.527 milioni incassati.
E se i 190 milioni delle opere di carità rappresentano circa il 20% del totale incassato, questi 80 milioni di cui ci hanno fatto il loro “generoso” resoconto sono quasi l’8,6% del totale.
E il restante 91,4% (855.985 milioni) com’è stato speso?
La speranza di essere informati è destinata a non essere soddisfatta. Perché?
Perché la non informazione dell’opinione pubblica giova a quel silenzio necessario a non far scoprire l’inghippo della Legge 222/85 (che istituisce l/8 per mille), che all’Art. 47, comma 3, prevede:Le destinazioni di cui al comma precedente vengono stabilite sulla base delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi.
In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse.
Il cardinale Camillo Ruini ha definito l’otto per mille "non soltanto un’opportunità finanziaria in più, ma una forma di democrazia fiscale, aperta a tutti i contribuenti....
Ci rendiamo conto che Ruini, essendo avvezzo ad una monarchia assoluta, non sia particolarmente ferrato in tema di democrazia, ma non vediamo proprio cosa possa trovare di democratico in un meccanismo che, pur se fondato su una adesione volontaria, prevede la distribuzione delle quote di 8 per mille anche di quei contribuenti che, volontariamente, non operano alcuna scelta.
Forse non è proprio libera scelta democratica ciò che prevede questo meccanismo elogiato dal cardinale Ruini.
Considerando inoltre i contribuenti che non esprimono alcuna scelta (circa il 60%), si ha immediatamente l’idea della enorme quantità di denaro che la Chiesa Cattolica incamera grazie a questa “furbata” legislativa.
E meno male che Qualcuno, 2000 anni fa, disse DATE A CESARE QUEL CHE E’ DI CESARE, DATE A DIO QUEL CHE E’ DI DIO
Naturalmente il medesimo discorso (anche se per cifre molto minori) vale anche per le altre confessioni che partecipano alla spartizione della torta, con le sole significative e lodevoli eccezioni delle Assemblee di Dio in Italia e della Chiesa Valdese, le quali da sempre rifiutano il meccanismo di destinazione dell’8 per mille accettando solo quei contributi espressamente previsti a loro favore.
Per cui non solo la vergogna continua, ma, si diceva, addirittura peggiora.
Con la dichiarazione dei redditi 2006 il governo ha introdotto una nuova possibilità : la destinazione del cosiddetto “5 per mille” (completamente indipendente dall’8 per mille) a sostegno della ricerca scientifica e sanitaria, del volontariato e delle attività sociali del Comune di residenza.
A differenza dell’8 per mille, se il contribuente non fa alcuna scelta la sua quota rimane nel bilancio dello Stato.
BELLO VERO?
8 PER MILLE
SE LO CONOSCI LO EVITI
Giacomo Bazzani
Responsabile comunicazione Radicali di Sinistra Lombardia