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Poveri di serie A
28.05.2006
di Thomas Rabeil.

I Paesi africani selezionati dall’Unione Europea per ricevere assistenza economica non sono necessariamente quelli che ne hanno più bisogno ma quelli che hanno risorse sfruttabili.
L’Unione Europea ha annunciato, in occasione del primo anniversario dello tsunami nel Sudest asiatico, che aiuterà i 10 Paesi più poveri dell’Africa per un totale di 166 milioni di euro. Che gran cuore questi europei! In questo caso si suppone che l’aiuto vada ai Paesi più poveri esposti a catastrofi naturali come la siccità, le inondazioni e le invasioni di insetti, per riprendere le parole di Louis Michel, commissario per l’Assi-stenza umanitaria dell’Unione Europea.
Se prendiamo in considerazione i criteri di povertà o di sviluppo umano secondo gli indici del Pnud (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) e anche la frequenza delle catastrofi naturali, dovremmo ottenere la seguente lista: secondo l’ordine dei Paesi più poveri, troviamo Somalia, Liberia, Sierra Leone, Burkina-Faso, Niger, Mali, Etiopia, Zambia, Mozambico e Ciad. Seguendo l’ordine dei Paesi con minor indice di sviluppo umano, abbiamo Somalia, Liberia, Sierra Leone, Niger, Burkina-Faso, Mali, Burundi, Guinea Bissau, Mozambico ed Etiopia. Seguendo l’ordine dei Paesi più vulnerabili rispetto alle catastrofi naturali: Mozambico, Etiopia, Sudan, Mauritania, Ciad, Somalia, Repubblica di Gibuti, Capo Verde, Uganda e Gambia.
I consiglieri di Louis Michel vivono nella realtà del nostro mondo e non nella fantasia. Per questo, nello scegliere la lista dei Paesi, hanno applicato una strategia win-win (strategia che mira ad ottenere benefici su più fronti, ndt) o di denaro-contro-risorse. Vediamo.
Vi sono Paesi con un potenziale importante di petrolio finora non sfruttato: Ciad e specialmente Sudan, che ha una riserva di 563 milioni di barili.
Il Paese più ricco dell’Africa è ovviamente la Repubblica Democratica del Congo - e Louis Michel lo sa perfettamente -, che possiede abbondanti risorse come diamanti, la foresta più grande dell’Africa, il coltan per i nostri strumenti elettronici (cellulari, computer ecc.) e molti altri minerali (rame e cobalto, principalmente). Per controllare la miniera d’oro che è la Repubblica Democratica del Congo si deve aver cura dei Paesi vicini (Burundi e Uganda), che hanno avuto la brutta abitudine di approfittare degli scontri per procedere a saccheggi e che inoltre possiedono risorse interessanti (minerali nel caso del Burundi e foreste e acqua dolce nel caso dell’Uganda). Un altro Paese africano ricco, con un potenziale importante di minerali ed enormi risorse ecologiche, è la Repubblica Unita di Tanzania, il cui settore turistico è uno dei più efficienti del Continente.
Per equilibrare geograficamente gli aiuti europei, i consiglieri di Louis Michel dovevano coinvolgere la parte occidentale del Continente. Lo sguardo si rivolge naturalmente alla Costa di Marfil, “la perla dell’Africa occidentale”, come dicono i francesi, e che finora continua ad esserlo malgrado il conflitto che permane con il controverso presidente nazionalista Laurent Gbagbo. Gli interessi francesi in questo Paese sono stati considerevoli ed è certo che la Francia cercherà di ristabilire i legami che aveva prima del conflitto. Un Paese che gli europei devono ricompensare è la Liberia, con l’elezione di Ellen Johnson Sirleaf, ex funzionaria delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale, che naturalmente costituisce una speranza di buon governo per applicare le politiche del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.
Ora la lista è quasi completa. Se menzioniamo i Paesi nell’ordine dell’interesse che rivestono per l’Europa, troviamo che si concedono gli aiuti nello stesso ordine: Sudan, 48 milioni di euro; Repubblica Democratica del Congo, 38 milioni; Burundi, 17 milioni; Liberia, 16,4 milioni; Uganda, 15 milioni; Ciad, 13,5 milioni; Tanzania, 11, 5 milioni e Costa de Marfil, Madagascar e Isole Comore con il resto.
L’ironia è che un Paese come il Madagascar, per il quale l’aiuto umanitario è giustificato, riceverà molto poco in confronto con gli altri Paesi della lista, molto più ricchi. Senza parlare, ovviamente, delle nazioni più povere del Continente, che neppure appaiono nella lista, come Sierra Leone, Niger, Etiopia e Somalia.
Cosicché, per favore, signor commissario europeo, non ci parli di bontà; sappiamo che l’Afri-ca continua a trovarsi ancora sotto le politiche del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale e i Paesi europei applicano solamente una forma di colonizzazione indiretta per mezzo dell’aiuto umanitario. n

GLI AIUTI CHE L’UNIONE EUROPEA DESTINA AI PAESI PIÙ POVERI DELL’AFRICA SEGUONO IN REALTÀ PRECISI INTERESSI ECONOMICI.
THOMAS RABEIL, CONSULENTE SULL’AMBIENTE PER L’UNESCO, È L’AUTORE DI QUESTO ARTICOLO, PUBBLICATO SUL SITO INTERNET SUL MEDIO ORIENTE E L’AFRICA WWW.ELCORRESPON-SAL.COM.
TITOLO ORIGINALE: “LA AYUDA ECONÓMICA COMO HERRAMIENTA DE COLONIZACIÓN”

Fonte: http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=21267

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