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Reagire al declino della Giustizia...di Claudio Castelli
26.06.2003

MAGISTRATURA DEMOCRATICA
REAGIRE AL DECLINO DELLA GIUSTIZIA

Cari amici,
credo che tutti cogliamo i segnali di un Paese in crisi.
Lo avvertiamo in molti settori, ed anche e purtroppo nel nostro settore, la
giustizia.
Lo viviamo nelle leggi ad personam, nella torsione di norme e discipline
per risolvere singoli casi e procedimenti, nella menomazione quotidiana dei
principi costituzionali dell'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla
legge e della solidarietà (con l'indebolimento delle tutele per i soggetti
più deboli, tra tutti i minori e con modifiche processuali modellate per
favorire le parti forti).

Lo avvertiamo nelle scelte del Governo che sembrano condannare la giustizia
ad una rapida decadenza, che diventerà in tempi brevi quotidiana difficoltà
a celebrare i processi ordinari: taglio dei fondi, blocco dell'assunzione
del personale amministrativo, abbandono dei progetti di innovazione, blocco
dei concorsi per i nuovi 1000 magistrati previsti da una legge del 2001.

Ma quanto è ancora più grave sono i "guasti dell'anima", come li ha
definiti Franco Cordero, ovvero quelle modifiche profonde provocate nel
costume e nei comportamenti, anche quotidiani, che rischiano di impoverire
e far degenerare il nostro Paese.
Così la legalità non è più un parametro di civiltà, ma un ostacolo da
superare o aggirare, un limite negativo, mentre la forza viene ad essere
l'unico valore cui la legge ed i diritti (degli altri) debbono inchinarsi.
I guasti provocati da leggi sbagliate sono gravi, ma saranno pur sempre
rimediabili; i guasti dell'anima sono più profondi e difficili da curare
e, se non vi sarà da parte di tutti una risposta che si traduce in
comportamenti virtuosi frutto di consapevolezza culturale, potrebbero
essere necessari decenni per rimediarvi.

Per questo credo che anche noi, nel nostro quotidiano, dobbiamo essere
consapevoli del ruolo istituzionale che ci è assegnato dalla Costituzione,
che ci impone un alto senso di responsabilità nei confronti della
collettività. Nessuna rassegnazione, nessun abbandono di tensione, nessuna
sciatteria è possibile : è nei momenti difficili che si deve svolgere fino
in fondo e con orgoglio il proprio ruolo.

So bene come sia umanamente riconoscibile la tentazione di interpretare il
proprio ruolo in senso puramente burocratico, come risposta alle continue
mortificazioni che toccano tutti gli aspetti del nostro lavoro, da quelli
più propriamente materiali che attengono alla dignità del nostro lavoro, a
quelli del rispetto per la stessa funzione pubblica di tutela dei diritti.
Dobbiamo contrastare questa tentazione senza remore, consapevoli come siamo
delle responsabilità di cui il nostro ruolo ci fa carico, mantenendo la
certezza che gli sforzi di oggi ci porteranno a risultati positivi.
Dobbiamo innanzitutto continuare a cercare di svolgere al meglio il nostro
lavoro quotidiano, senza nessun cedimento, dando una risposta di giustizia
a chi la chiede. Dobbiamo continuare a batterci perché ogni ufficio sia
organizzato al meglio, sulla base della pari dignità di tutti i magistrati;
dobbiamo continuare a curare e discutere qualità e contenuti della
giurisprudenza puntando ad una crescita collettiva.
Ma dobbiamo nel contempo essere capaci di denunciare, con costanza e
puntualità e senza alcun timore, le enormi difficoltà che si incontrano nel
lavoro, la vergognosa condizione in cui si amministra la giurisdizione
priva di mezzi, strutture, personale, sistemazioni logistiche adeguate, e
dall'altra l'incongruenza e pericolosità di taluni interventi normativi,
avendo sempre presente che di tutti questi aspetti negativi è il cittadino
che attende giustizia a pagarne per primo le conseguenze peggiori.
Dobbiamo avere la forza di chiedere ai nostri organi associativi e
istituzionali di essere
un esempio virtuoso di efficienza, equità e correttezza.

Probabilmente un giorno ci verrà chiesto che cosa ha fatto ciascuno di noi
e la magistratura nel suo complesso in un momento difficile come questo:
dobbiamo essere in grado di dire che tutto il possibile è stato fatto e che
noi abbiamo fatto fino in fondo la nostra parte.

Milano, giugno 2003
Il segretario nazionale Claudio Castelli

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