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Le verità del Codice Da Vinci
28.05.2006
Dopo il grande business dell’affaire “La passione di Cristo”...Le verità del Codice Da Vinci.
Nel controverso romanzo Il Codice Da Vinci e nel film che esce nelle sale cinematografiche in questi giorni ci sono elementi sui quali è opportuno riflettere. Lo sostiene il teologo e giornalista Brian McLaren, collaboratore della rivista ecumenica americana Sojourners.

Che cosa rivela, secondo lei, il fenomeno “Codice Da Vinci” sull’atteggiamento della moderna società occidentale nei confronti del cristianesimo e delle chiese cristiane?
Brian McLaren: Credo che molta gente abbia letto il libro non solo perché è appassionante, ma anche perché esprime una critica nei confronti dell’immobilismo della chiesa, del patriarcalismo che vi regna, della sua sete di potere, della tendenza delle organizzazioni religiose cristiane a coprire certi fatti. Dobbiamo chiederci come mai la figura di Gesù tratteggiata nel libro di Dan Brown appare, a molte lettrici e lettori, più interessante e intrigante di quella che viene presentata dalla chiesa.
Perché tanta gente è delusa dal fatto che il Gesù di Brown è accusato di essere inattendibile e continua a non volersi accontentare della consueta immagine di Gesù presentata dalla chiesa? Il quadro composto da Brown è in parte fuorviante, è vero, ma ha il pregio di tenere aperta la domanda se il modo in cui la chiesa presenta Gesù gli renda veramente giustizia.

Lei crede che il Codice Da Vinci colga l’insoddisfazione che molti provano nei confronti di Gesù, così come lo conosciamo?
Credo che il libro di Brown suggerisca che le istituzioni religiose dominanti hanno creato un’immagine distorta e caricaturale di Gesù. E credo che molti condividano questa tesi. Molti associano le parole “Gesù” e “cristianesimo” a qualcosa di ostile, di ipocrita, di negativo, di contrario all’omosessualità, ecc. Molte chiese, convinte di promuovere la verità, non fanno che propagare idee false e distorte. Inoltre sono convinto che Brown, toccando il tema del predominio maschile nella chiesa, abbia fatto centro: la tesi secondo cui Gesù non sarebbe misogino e ostile alle donne, come invece è stata spesso la religione cristiana, sia molto interessante. Il libro di Brown parla di ipocrisie messe a nudo, denuncia tentativi di conquista del potere da parte di organizzazioni religiose: si tratta di questioni su cui molti riflettono, in un’epoca di scandali di pedofilia, di televangelisti e di alleanze tra potere politico e religioso.

Ma il Codice Da Vinci non contiene delle mistificazioni della dottrina cristiana?
Si tratta di un romanzo, è un’opera di fantasia: molta gente ha già abbondantemente dimostrato gli errori che esso contiene. Credo che Brown abbia usato la Bibbia per i suoi scopi e che non sia molto interessato alla teologia. Di certo voleva scrivere un libro che catturasse il pubblico: e c’è riuscito molto bene!

Il Codice Da Vinci incrina molte certezze sulla vita di Gesù e sugli inizi del cristianesimo e sembra mettere in crisi molti cristiani. Crede che le chiese debbano intervenire per fare chiarezza su questi aspetti?
Molti cristiani hanno una conoscenza solo superficiale della Bibbia e della storia della chiesa. Approfondire le proprie conoscenze storiche potrebbe rappresentare per quei cristiani un’esperienza piuttosto sconvolgente, e nel contempo salutare. Bisogna dire che la conoscenza costituisce quasi sempre un elemento che sconvolge le presunte certezze. Se il Codice Da Vinci spingesse le persone a porsi delle domande sulla storia del cristianesimo, ciò rappresenterebbe un ottimo risultato e una possibilità di crescita, anche per i cristiani. Sia chiaro, in ogni caso, che il libro di Dan Brown non è un’opera dalla quale si possa imparare alcunché circa la storia del cristianesimo. Come ho detto, Brown ha scritto un romanzo e quelli che egli chiama fatti sono spesso pura finzione. Peccato che anche molti cristiani presentino come fatti oggettivi e veri opere di propaganda e versioni partigiane della storia. Ma mi lasci indicare un altro elemento interessante dell’opera di Brown: la chiesa si muove sempre tra l’esaltazione della divinità di Cristo e l’esaltazione della sua umanità. Un libro come quello di Brown, nel quale si esalta soprattutto l’umanità di Cristo, dovrebbe farci riflettere sulla necessità di sottolineare di nuovo maggiormente la sua umanità.

Come dovrebbero reagire le chiese all’uscita del Codice Da Vinci nelle sale cinematografiche?
Mi piacerebbe vedere le chiese invitare i credenti a dialogare, in modo intelligente, dopo avere visto il film. E ad evitare le polemiche. Lo Spirito Santo opera là dove la gente discute e si confronta e dibatte: Gesù ha dialogato con la gente, Pietro e Paolo hanno cercato il dialogo con i loro contemporanei. Mentre noi pensiamo, troppo spesso, che lo Spirito operi soltanto attraverso il monologo e che soltanto noi abbiamo il diritto di parlare. Le chiese dovrebbero incoraggiare la gente a discutere, con chi ha letto il Codice Da Vinci o con chi vede il film, chiedendo: “Che cosa pensate di Gesù?” e ponendo domande e cercando il dialogo. Del resto, Gesù ha sopportato, da duemila anni a questa parte, domande, scetticismo e attacchi di ogni genere: sopravviverà anche al Codice Da Vinci.

(Intervista di Lisa Ann Cockrel, redattrice di Today’s Christian Woman - tratto da Voce evangelica - Ticino)

Fonte: http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=1297

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