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Ma i siciliani sono tutti mafiosi?
3.06.2006
Piero Buscemi / girodivite.it -

Si può giudicare un intero popolo mafioso, senza il rischio di essere contraddetti e di giungere a conclusioni sommarie, dettate dalla rabbia del momento?

Lo si può fare, da una semplice analisi di un risultato elettorale? Si può veramente formulare una risposta attendibile da una scelta distinta e inoppugnabile, le cui motivazioni assomigliano troppo a mere interpretazioni?

La Sicilia è una terra di poche domande e ancor meno, di risposte che, averne poste addirittura tre e pretendere che qualcuno possa darci un motivo per formularle, ci si può sentire snaturati.

Appare poi, alquanto difficile, riuscire a collegare senza dubbi alcuni, il voto del 53% di quel poco meno del 60% aventi diritto, a una scelta opportunistica e più o meno legale.

Perchè non è più così netta, se mai lo fosse stata, la differenza che colloca una scelta politica di sinistra a una scelta votata alla legalità, e una di destra, accondiscendente ad accordi politico-mafiosi, dove lo "scambio" risulta il collante di una continuità a lungo termine.

Non è più possibile ergersi a giudici, montare su piedistalli insicuri e arrampicarsi fino alla lavagna della storia, dove scrivere senza tentennamenti, la lista dei buoni e dei cattivi. O forse, si.

Basterebbe rinunciare alle astruse analisi post-politiche che, dalle due coalizioni dello pseudo bipolarismo italiano, giungono puntualmente alla fine di ogni tornata elettorale. Basterebbe guardare a certi risultati, tralasciando un po’ di ipocrisia e avere il coraggio di scindere il bianco dal nero, senza troppi giri di parole.

Dove il bianco, è il nome di Rita Borsellino e di ciò che questo ha rappresentato: lotta alle mafie e il "sogno" di vivere un giorno in una terra senza il dovere-bisogno di calare la testa per ringraziare.

Dove il nero, è Totò Cuffaro e i suoi processi dalle dubbie sentenze: un modo di fare politica coerente alla storia della Sicilia e la "certezza" che devi continuare a calare la testa. E ringraziare.

Ma anche su questo argomento, ci contraddiremmo senza attenuanti. Perché le code alle sezioni di partito, le fanno tutti. Oltrepassando le porte intimorite dai crest azzurri del centrodestra e da quelli rossi del centrosinistra.

Perché questo non basta a farci percepire l’origine del pericolo e provare ad evitarlo. Perché sarebbe troppo facile individuarlo e provare a limitarlo. Perché neanche la considerazione "la Sicilia non ha avuto il coraggio di cambiare" trova riscontro se correlata ai risultati elettorali della Lombardia, che la vedono nelle mani del centrodestra da 15 anni, e dopo l’elezione della Moratti, saranno 20.

Ci rimangono nella mente, i commenti umili di chi si illude di riuscire ancora a dare delle spiegazioni. Quei commenti scambiati davanti ai bagni al mare di una stagione precoce. O tra una cucchiaiata e l’altra affondata nel bicchiere di granita, seduti ai tavoli dei bar di paese.

Ricordiamo il giovane di vent’anni, che è andato al mare con la moto e la ragazza avvinghiata sulla schiena. Ci ha pure detto che avrebbe votato per la Borsellino, se il caldo non gli avesse suggerito un modo diverso per trascorrere la domenica.

Ricordiamo il quarantenne diessino che, anche adesso, continua a ripeterci che secondo lui, a parte il nome, il candidato del centrosinistra era una proposta debole. Perché a livello locale, si sa, il titolo ed il passato politico, in Sicilia contano ancora. E’ stato inutile fargli notare che, forse l’inesperienza politica, era garanzia di un modo nuovo di fare "politica". Se poi, qualcuno è in grado di spiegarci cosa voglia dire, oggi, "fare politica", potremmo giustificare questo uso ripetuto della parola.

Ricordiamo la signora che continuava a ripeterci: "Rita Borsellino? Ma chi, la sorella dell’attore?" Ma l’abbiamo giustificata, dall’alto dei suoi settant’anni e del poco tempo a disposizione, insufficiente a spiegarle che la sua Sicilia, non è poi così diversa dalla nostra.

Ma ricordiamo anche, i discorsi pre-elettorali sulla legalità, sul diritto alla salute e sulla tutela del lavoro. E la richiesta che fossero accessibili a tutti. Ma chi l’ha detto che i siciliani, volessero tutto questo?

Si, lo ripetiamo, basterebbe ripulirsi dall’ipocrisia adulante che ci nasconde dietro mezze verità senza tempo, dove provare a sentirci diversi. Non per forza, migliori. Basterebbe, pensare ai santini di Cuffaro nella tana di Provenzano, alle coerenze elettorali della Sicilia alle nazionali del 9 aprile, agli attacchi dello stesso centrosinistra nei riguardi di Rita Borsellino.

Forse, non basterebbe neanche tutto questo per evitare di contraddirci, come il sottile filo di coerenza che ci trascina, scrivendo questo articolo.

E allora, un consiglio ve lo vogliamo dare: provate a giocare con le logiche e le follie. Utilizzate internet per "divertirvi" ad un gioco al massacro. Un qualsiasi motore di ricerca è idoneo a questo esperimento ludico.

Scrivete il nome e cognome degli eletti a queste regionali 2006. Sia dell’uno che dell’altro schieramento. Poi, aggiungete una parolina.

Un’innocua parolina: inquisito!

Fonte: http://www.girodivite.it/Ma-i-siciliani-sono-tutti-mafiosi.html

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