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PD: Quale costitutente per il nuovo partito (di Michele Salvati)
5.06.2006
Nei due principali partiti del centro-sinistra continuano a levarsi voci autorevoli a reclamare l'urgenza di un processo costituente che abbia come sbocco il partito democratico.
Della buona fede e della serietà di queste voci è impossibile dubitare. Crediamo però che il processo costituente esiga una grande cura e debba prendersi i tempi necessari affinché si arrivi nelle migliori condizioni al suo esito auspicato: il congresso di fondazione, la rapida costituzione degli organi statutari e un avvio senza intoppi del nuovo partito.
Il disegno del percorso costituente - un disegno condiviso dalla gran parte dai sostenitori del partito democratico - è dunque il compito primario di chi ha a cuore la realizzazione di questo progetto politico. In modo confuso già circolano due possibili disegni, che rappresento in modo estremo e un po' caricaturale.

(A) «Ragazzi, lasciateci lavorare»: un processo di fusione di due o più soggetti politici, con risorse proprie, procedure statutarie complesse, un forte patriottismo ideologico e organizzativo e grandi resistenze interne alla fusione, non è un affare semplice e può finir male se non è lasciato nelle mani dei responsabili dei partiti. Bisogna dunque lasciarlo alla loro discrezione e accettare in nome del realismo tutte le operazioni "Cencelli" (ideologiche e organizzative) che essi reputino necessarie per dare una prima forma alla "Cosa".
In particolare, e sempre in nome del realismo, si potrebbe pensare a una "prima forma" costruita per pilastri: insomma, una forma federativa, in cui, per il momento, i popoli (si fa per dire) dei diversi partiti non si mescolano.
Poi, se la prima forma riesce, l'abbattimento dei pilastri e i processi di omogeneizzazione interna prenderanno il tempo necessario: Roma non è stata costruita in un giorno.

(B) «Il Partito democratico dev'essere democratico fin dall'inizio»: si parta dunque coinvolgendo il popolo delle primarie, chiedendo a coloro che hanno partecipato alle primarie di ottobre (e non solo a loro) quanti sono interessati a partecipare al processo di costruzione del nuovo partito.
Quelli che risponderanno sì e corrisponderanno una modesta quota associativa sono gli iscritti del Pd, la base che eleggerà i delegati al congresso di fondazione. Saranno naturalmente molti meno dei 4 milioni e passa delle primarie di ottobre e tra essi la gran parte saranno già iscritti ai partiti che intendono fondersi nel Pd: ma saranno sufficienti a sconvolgere disegni di vertice, "cencellate" modeste, e a suscitare entusiasmo e partecipazione.

Credo sia inutile esporre le ragioni degli uni e degli altri, le obiezioni e le risposte alle stesse: ragioni, obiezioni e risposte sono serie e si possono facilmente immaginare. E comunque ci torneremo brevemente nel commento finale.

E' invece utile esporre - e al solo scopo di aiutare la riflessione - un disegno intermedio tra i due, (C), che espongo in due versioni, una più vicina ad (A) e l'altra a (B).

Non si tratta di un disegno nuovo di zecca: esso riorganizza, articola e attualizza (dopo le primarie) le proposte per la costituente dell'Ulivo presieduta da Pietro Scoppola due anni fa, proposte che furono approvate dai segretari dei due maggiori partiti.

Due possibili versioni

1. Il primo passaggio non può essere che un atto di iniziativa politica da parte di Romano Prodi e dei segretari dei due maggiori partiti del centrosinistra. Un atto attraverso il quale essi si assumono la responsabilità di avviare il percorso costituente, di indicarne le tappe, di stimolarne l'effettivo raggiungimento, di portarlo a conclusione nei tempi previsti.
Sia per i loro impegni di partito e di governo, sia per altre ragioni che risulteranno chiare in seguito, crediamo sia opportuno che i maggiori leader - una volta impostato il percorso - cedano l'organizzazione del suo svolgimento a un Comitato Costituente (CC), possibilmente articolato a un livello centrale e a più livelli locali per le ragioni che vedremo in seguito.
E' del tutto ovvio che la loro guida e partecipazione, in passaggi particolarmente delicati, saranno non solo opportune, ma attivamente sollecitate.

2. La costituzione del CC è uno di questi momenti, perché esiste un conflitto tra esigenze di autorevolezza, coerenza ed efficacia - da un lato - ed esigenze di rappresentanza - dall'altro.
Le prime inducono a costruire un comitato ristretto di persone tra loro affiatate, autorevoli e che si sono spese a favore del progetto nelle varie forme che esso ha assunto dal 1995 in poi: Ulivo, liste unitarie, Cittadini per l'Ulivo, partito riformista, partito democratico.
Inducono in particolare a scegliere persone che non siano pure cinghie di trasmissione dei partiti e delle loro esigenze in quanto organizzazioni: dunque politici, rappresentanti istituzionali, personalità del mondo intellettuale e della società civile, i quali, anche se svolgono ruoli importanti nei partiti, sono conosciuti per la loro indipendenza intellettuale, il loro equilibrio e la loro disponibilità a compromessi ideologici e organizzativi "alti" al fine di realizzare il progetto.
E le esigenze di rappresentanza? Data la continua supervisione del percorso da parte dei partiti e delle associazioni, a noi sembra che queste esigenze saranno fin troppo presenti e avvertite nei lavori del CC e dunque che ci si debba soprattutto preoccupare che questo organismo imprima una continua spinta al progetto. Anzi. Sarà di fatto difficile evitare il giudizio secondo cui il grosso dei membri entra nel Comitato "in quota" di qualche associazione o partito, ed in particolare dei due maggiori.
Purché la "quota" sia incarnata da una o più persone aventi le caratteristiche che abbiamo descritto prima, quel giudizio potrebbe essere un modo un po' cinico di esprimere i risultati di un processo di selezione efficace: il CC deve riscuotere la fiducia dei partiti e delle associazioni che si impegnano nel percorso costituente e la fiducia ha una componente personale ineliminabile.

3. Quali partiti e associazioni, al di là dei due maggiori partiti del centrosinistra? Una possibile risposta è: tutti quelli che si vogliono impegnare seriamente, accettando in primis che le decisioni sono prese a maggioranza e che a nessuno è concesso potere di veto.
Politicamente, anche un bambino sa che il processo può andare avanti solo se Margherita e i Ds lo vogliono intensamente: si tratta una asimmetria inevitabile in questa fase.
Ma la partecipazione attiva di altri partiti e associazioni è fortemente auspicata. E' auspicata per le associazioni, a partire dai Cittadini per l'Ulivo, perché l'Ulivo e il Partito democratico hanno suscitato grandi aspettative nella società civile e dato origine a una miriade di associazioni non partitiche: al di là di un problema di misura della loro rappresentanza, che si porrà quando si dovrà formare una platea congressuale, è importante che esse abbiano voce sin da subito, nel Comitato Costituente.
Per i partiti l'auspicio è ancor più pressante, anche per un motivo banale: quanti più partiti indipendenti il Partito democratico contribuisce a eliminare, tanto meglio è.
C'è un partito, in particolare, la cui mancanza tra i costituenti sarebbe particolarmente grave: lo Sdi, che è stato in passato tra i più entusiasti sostenitori del Partito democratico e che ad esso darebbe un contributo ideale difficilmente sostituibile. Sappiamo come le cose sono andate e quali motivi hanno indotto socialisti e radicali a formare la lista della Rosa nel pugno nelle ultime elezioni: nessuno di questi ci sembra però un ostacolo insuperabile a confluire nel processo costituente, a partire della sue fasi iniziali.
Per gli altri partiti qualche ulteriore problema c'è, perché si scontrano due opzioni politiche tra le quali una scelta chiara non è mai stata fatta: quella di fare del PD un partito di soli riformisti e quella di farne un partito a prevalenza riformista, ma la cui offerta di costituzione è rivolta all'intero campo dell'Unione.
Poiché è del tutto improbabile che Rifondazione comunista sia interessata al processo, mi sembra -ma posso sbagliarmi- che gli attuali promotori del Partito democratico non intendano fare l'analisi del Dna di nessuno, salvo che per controllare la presenza di tre cromosomi essenziali: quelli dell'appartenenza al campo di centrosinistra, della serietà dell'intenzione di partecipare e dell'accettazione della regola di maggioranza. Detto in altre parole, se le idee e le proposte del partito entrante sarebbero (al momento) minoranza nel nuovo partito, ci si deve comportare come si comporta una minoranza seria in un partito serio: lealtà al partito e lotta interna per diventare maggioranza.

4. Prima di passare ai compiti del Comitato due ultime osservazioni.
Perché un Comitato Costituente? Perché interporre quest'organismo tra i partiti e il compito di costruzione del Partito democratico? Perché non lasciare il compito direttamente in mano loro?
I due grandi partiti del centrosinistra, e lo Sdi, auspicabilmente, sono i pilastri del futuro partito e qualsiasi procedimento che essi giudichino fattibile e adeguato sembrerebbe avere le migliori chances di successo.
Non crediamo sia così e per tre ragioni principali.
La prima è che un processo costituente lasciato esclusivamente in mano ai partiti non potrebbe che essere rappresentativo, pro quota, di tutte le correnti dei partiti medesimi, anche di quelle più dubbiose nei confronti di una rapida costruzione del nuovo partito, o addirittura ad essa ostili.
La seconda è che, inevitabilmente, si porrebbe sin da subito un problema di competizione per la leadership, tra partiti e soprattutto all'interno dei partiti: non crediamo ci sia bisogno di far nomi. Competizione per la leadership ci dovrà essere, naturalmente: ma è meglio che avvenga quando il processo è ben avviato, e attraverso procedure ben regolate. Ed è inevitabile, anzi auspicabile, che, con i partiti vecchi, entrino nel nuovo anche persone e correnti che oggi nutrono riserve sul Partito Democratico, e spesso per buoni motivi. Ma, di nuovo, entrino secondo il loro peso e una volta che si saranno stabilite regole precise, non in una fase in cui la loro ostilità influirebbe sulla speditezza e la coerenza del processo costituente.
La terza ragione è che il processo costituente potrebbe avere ripercussioni negative su partiti che attualmente sono impegnati insieme in un governo difficile: se questi partiti si trovano esposti direttamente nel processo non ci sarebbe modo di deflettere polemiche e tensioni su un'autorità terza, sulla composizione della quale tutti sono stati concordi.
E' per questi motivi che la formazione di un Comitato come quello che abbiamo sommariamente descritto potrebbe essere una buona soluzione intermedia: esso garantirebbe gli interessi delle diverse componenti culturali e politiche che confluiscono nel nuovo partito e costituirebbe uno schermo efficace, un filtro, rispetto alle pressioni più contingenti dei partiti, provengano esse dai cavalli di razza o da correnti organizzate.

5. «I nomi, fuori i nomi dei membri del CC!». Questa richiesta, più che prematura, è priva di senso: non siamo certo noi a poterli fare.
Se l'idea del CC è accettata, i nomi verranno fuori per selezione da un'ampia rosa proposta dai partiti e dalle associazioni coinvolte e poi ridotta a un numero congruo attraverso un processo di continua interazione con le stesse associazioni e partiti.
A stimolare e condurre a buon fine questo processo si potrebbe designare subito un sotto-comitato di garanti composto dai sei/sette nomi più ovvi e che contribuirebbero a vagliare le proposte di allargamento e poi, se il Comitato risulta troppo ampio per poter decidere speditamente, confluirebbero con altri in una cabina di regia più ristretta.
I nomi più ovvi? A noi sembrano quelli dei sindaci o leader regionali Ulivisti, che spesso uniscono una forte esperienza nel mondo della politica e dei partiti con una forte rappresentatività nella società civile: pensiamo a persone come Chiamparino, Pericu, Veltroni, Illy, Cacciari, Cofferati, Bassolino, Soru, Dellai, Rita Borsellino, Emiliano o Loiero, cui altre potrebbero aggiungersi, provenienti anche dal mondo intellettuale e dalla società civile.
Ma questo è già mettere il carro avanti ai buoi.
Piuttosto, sono i compiti del CC che vanno meglio precisati.
I compiti fondamentali del CC sono tre: il disegno del percorso costituente, di cui la formazione del CC è solo il primo e preliminare passaggio; la bozza di un Manifesto di fondazione e una proposta di Statuto.
Del Manifesto e dello Statuto diremo in altra sede. Di seguito mi limito al primo dei tre compiti, il più delicato, descrivendo due possibili versioni della proposta (C): una più vicina alla proposta "partitica" (CA) e una più vicina alla proposta "democratica" (CB). Cominciamo dalla prima, cui sono dedicati i successivi due paragrafi.

6. Il disegno del processo costituente prescrive tempi e procedure che coinvolgono la sovranità dei partiti e delle associazioni cui si rivolge, e dunque dev'essere elaborato in forte sintonia con gli stessi.
Fondamentalmente esso riguarda:
(a) i soggetti che partecipano al processo;
(b) i modi e i tempi dei congressi che delibereranno l'adesione al nuovo soggetto politico, accettando il Manifesto e lo Statuto proposti, nonché i "criteri" di cui ai due punti successivi;
(c) i criteri secondo i quali vengono determinati i "pesi" dei vari soggetti nel Congresso di Fondazione del nuovo partito e dunque la platea dei delegati;
(d) i criteri del conferimento al nuovo partito, in sede nazionale e locale, dei beni e delle risorse organizzative appartenenti ai partiti e alle associazioni che in esso si fondono (...anche dei debiti, naturalmente);
(e) le regole del Congresso di Fondazione, a cui consegue lo scioglimento dei vecchi partiti e delle associazioni, e che ovviamente sono diverse da quelle dei congressi ordinari di partito previste dallo Statuto.
Non ci vuol molto a capire che si tratta di materie di estrema delicatezza e che il CC dovrà dare ordine ad una complessa trattativa che, di fatto, lo scavalcherà più volte e sarà presa in mano direttamente dai leader dei partiti maggiori.
Questo non solo è inevitabile, ma è giusto che avvenga: le risorse, sia di consenso, sia di natura materiale e organizzativa, sono di "proprietà" dei partiti.
Ciò nondimeno, il ruolo del CC, come "potere terzo", garante della coerenza delle soluzioni adottate con il fine di costituire un nuovo e vitale soggetto politico, può essere molto importante.

7. Al di là dei "criteri" di cui dicevamo, e che riguardano la fase di transizione, è la redazione di una proposta di Statuto del Partito e di un Manifesto di fondazione (Carta dei valori, Programma fondamentale, lo si chiami come si vuole) il compito fondamentale del CC: questi documenti riguardano il lungo periodo e sono destinati a regolare e indirizzare la vita politica del futuro partito.
Si tratta di proposte, ovviamente: esse devono essere fatte proprie dai congressi dei partiti e delle associazioni che deliberano l'adesione al nuovo Partito, designano i partecipanti al suo Congresso Costituente, e, così facendo, accettano lo scioglimento dei vecchi soggetti politici.
Da questo segue che le proposte vanno elaborate dal CC in continua consultazione con i partiti e le associazioni: esse vanno rese pubbliche solo quando si è raggiunta una ragionevole sicurezza che i partiti e le associazioni faranno proprie una di esse nei loro congressi: la platea dei delegati al congresso di fondazione la compongono i partiti e le associazioni secondo proporzioni da definirsi mediante una trattativa.
Il ruolo del CC è difficilmente sopravvalutabile in questa fase: i partiti e le associazioni eserciteranno un continuo "tiro della giacca" su entrambe le materie, sullo Statuto e sul Manifesto, perché si tratta di temi delicatissimi sia per i rapporti tra i partiti, sia, e soprattutto, per i rapporti interni ai partiti, tra le varie correnti e anime che coabitano nello stesso partito. Ciò è inevitabile e anche giusto: ma è compito del CC tenere la rotta, impedire che queste pressioni compromettano l'obiettivo di un partito "nuovo", democratico, coerente e vitale.
Ultima osservazione. Con la proposta appena descritta è perfettamente compatibile una convocazione del popolo delle primarie "a cose fatte", il cui senso è questo: siete voi disposti a iscrivervi a un partito che ha questo Statuto e questo Manifesto?
Anche se le cose "sono fatte" (in particolare è fatta la platea del congresso costituente e dunque gli organi che essa eleggerà) non si tratta di acqua fresca: la base per tutti i successivi congressi è costituita da coloro che parteciperanno alle primarie, chiederanno di iscriversi e pagheranno una quota d'iscrizione.

8. Quali sono le differenze tra la versione (CA) che è stata appena descritta nei paragrafi 6 e 7, e una versione (CB)?
Fondamentalmente esse riguardano un coinvolgimento deliberativo immediato della "base" di iscritti definita attraverso l'appello al popolo delle primarie.
I modi possono essere diversi.
Uno potrebbe essere questo. Si costituisce la base di iscritti come prevede la proposta (A): attraverso un appello aperto rivolto (anzitutto, ma non solo) al popolo delle primarie di ottobre - da qualche parte dovrebbero esserci nomi e indirizzi - si chiede quanti intendono partecipare alla costruzione del Partito democratico. Coloro che hanno risposto positivamente dovrebbero essere riconvocati, quando sarà il momento, su base locale per la presentazione, illustrazione, discussione di diverse proposte di Statuto e di Manifesto, nonché dei candidati ad esse associati per il congresso fondativo del partito.
L'articolazione e il ruolo del CC ovviamente cambiano.
L'articolazione, perché la costituzione di un gran numero di CC locali, possibile e utile anche nel caso della versione precedente, diventa in questo caso inevitabile.
E il ruolo: il CC non deve più produrre proposte su cui è scontato il consenso di massima dei partiti, ma sovrintendere alla formulazione di proposte provenienti dai partiti e dalle associazioni e che poi sono effettivamente sottoposte all'approvazione di una base diversa da quella dei partiti (anche se, come abbiamo già ricordato, è assai probabile che la maggioranza degli iscritti al PD, di chi risponderebbe positivamente all'appello della primaria, sarà costituita da iscritti ai partiti costituenti o da loro simpatizzanti).
E potrebbero esserci sorprese, sia nelle percentuali di consenso per le diverse proposte, sia nelle scelte dei delegati al congresso di fondazione. Inutile sottolineare che tra CA e CB possono stare numerose altre varianti: ad esempio la platea congressuale potrebbe essere costruita dalla somma di una parte eletta dai partiti tramite le loro procedure e un'altra eletta dalla base delle primarie, se da questa si riescono ad escludere gli iscritti ai partiti, per evitare un doppio voto.
Procedere ulteriormente non ha però molto senso, perché è difficile anticipare tutti i problemi e i contrasti che si porranno in corso d'opera.

Un commento finale Sono entrato nel dettaglio del percorso costituente quanto basta a dare una prima idea dei problemi che questo incontra e delle difficoltà che devono essere superate per dar vita al nuovo partito: i problemi e le difficoltà sono molto maggiori se si va più a fondo nell'ingegneria organizzativa, perché in questi casi "il diavolo sta nel dettaglio".
Sono problemi e difficoltà formidabili e confesso che, mentre scrivevo queste note, il mio entusiasmo per la costruzione del Partito democratico era sottoposto ad una dura prova di realismo.
E' inoltre possibile che la via effettiva che prenderà questa costruzione, se mai ne prenderà una, non assomiglierà molto alle tre o quattro ipotesi che ho descritto: "ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, eccetera", Amleto, atto I, scena V.
Ma una qualche via dovrà pur prenderla, se i due "piccoli" problemi cui farò riferimento fra poco saranno risolti: l'effetto di demoralizzazione conseguente al fallimento sarebbe molto forte per l'intero centrosinistra.
E allora, forse, queste note potranno essere utili: per non rassegnarsi a soluzioni "troppo" realistiche, ma soprattutto per non indulgere in illusioni, in progetti che realistici lo sono troppo poco.

Per concludere vorrei solo aggiungere alcuni commenti più personali.
Il disegno (B), "tutto dal basso", non solo è irrealistico, è sbagliato: non tiene conto della situazione di (scarsa) mobilitazione del momento e soprattutto del ruolo che i partiti, sia come organizzazioni, ma soprattutto come portatori di grandi tradizioni politiche, debbono avere nel processo di costruzione del PD.
Personalmente non sono interessato al disegno (A): è probabilmente il più "realistico", ma si tratterebbe di un realismo che non raggiunge lo scopo, se lo scopo è quello di fare un partito vero e non appiccicare collo sputo diverse cordate che si guardano in cagnesco e sono pronte a ridividersi.
Non ne vale la pena.
Mi vanno invece bene entrambe le versioni di (C): la CB, quella "più democratica", mi piace di più e è in astratto preferibile, ma se la sua adozione desse origine a tensioni troppo forti tra i partiti o all'interno di essi, la (CA) o una qualche sua variante non sarebbe una alternativa disprezzabile.
Prima però di partire in pompa magna per avviare il processo, i segretari dei partiti che ad esso intendono partecipare (Fassino e Rutelli sono strettamente necessari) devono aver trovato una soluzione ai due "piccoli" problemi cui facevo riferimento prima: se non risolti, essi rischiano di creare un tonfo a metà strada, ancor peggiore della demoralizzazione che conseguirebbe al gettare la spugna subito e neppure iniziare.
Uno è il problema del gruppo parlamentare europeo.
Il secondo è quello del gruppo dirigente del partito (e in particolare del segretario: che il presidente sia di diritto Romano Prodi mi sembra fuori discussione).
Circa il primo le posizioni dei due segretari sono al momento inconciliabili: uno vuole aderire al gruppo e al partito socialista europeo e l'altro no.
Quanto al secondo per ora ci sono solo schermaglie. A me sembra evidente che in entrambe le soluzioni (C), e soprattutto nella seconda, il gruppo dirigente debba essere eletto a norma di uno statuto democratico e senza preclusioni.
In altre, e più chiare, parole. Già trovo un po' tirata per i capelli la clausola che ha implicitamente funzionato per la designazione del presidente del consiglio ("non un ex-comunista"): ma per questa clausola implicita valevano soprattutto considerazioni di natura elettorale e di rapporto con il centrodestra.
Troverei imbarazzante che, mentre si costruisce con gran fanfara e sollecitando una forte adesione popolare un partito nuovo, fosse fatta valere la stessa clausola: essa equivarrebbe ad ammettere che il partito nuovo non c'è e avrebbero ragione coloro i quali, sia tra i Ds che in Margherita, credono che il PD sia un bizzarro ircocervo.

Cari Fassino e Rutelli, se non trovate una soluzione a entrambi i "piccoli" problemi in tempi rapidi, ditelo con chiarezza e spiegatene le ragioni: come si afferma in questi casi, ognuno si assuma le sue responsabilità e ne terremo conto.
Ma non partite senza averla trovata. Al Partito nuovo possiamo rinunciare - e chi scrive risparmierebbe un sacco di tempo - ma alla chiarezza e alla sincerità no. Adesso è veramente arrivato il momento di decidere.

da Il Riformista del 3 giugno 2006
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