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*Votare no per riformare la Costituzione* di Francesco Cossiga
8.06.2006
Caro direttore, riteniamo che la Costituzione della Repubblica Italiana del 1948 abbia costituito non solo il fondamento della nuova Italia democratica e repubblicana, non solo il patto tra gli italiani che in momenti di tragica contrapposizione tra visioni ideali e politiche ed interessi egemonici di potenza hanno diviso l´Italia, l´Europa e il mondo, non solo ha saputo mantenere l´unità fondamentale del Paese, ma anche il termine ed il coronamento del Risorgimento Nazionale, che dal Parlamento del Regno di Sardegna in Torino nel 1848 e definitivamente con l´Assemblea Costituente, ha unito in comunità e Stato la Nazione Italiana secondo i grandi ed immortali principi di libertà.
La Costituzione del 1948 fu la carta fondamentale di un paese sconfitto ed occupato dalle potenze belligeranti, che aveva riacquistato la sua dignità nella guerra di Liberazione Nazionale e nella Resistenza al nazi-fascismo, di un paese agricolo, che era soltanto lambito dalla moderna civiltà industriale.
Uscita dalla dittatura fascista che aveva visto la umiliazione del Parlamento e poi la sua soppressione, l´Italia si diede una Costituzione tutta volta a garantire, non solo la libertà e la divisione dei poteri, ma la conferma dell´assoluta supremazia ed onnipotenza funzionale del Parlamento; ed istituì nell´ordinamento dei poteri un sistema di garanzie, non solo per gli individui, ma per le due parti dolorosamente contrapposte di un Paese diviso.
L´Italia è oggi una delle maggiori potenze economiche mondiali, la gestione della cui economia in epoca di globalizzazione europea e mondiale richiede procedure ed organizzazioni decisionali democratiche più efficienti e più rapide. L´Italia fa parte dell´Unione Europea accanto a Stati più moderni di noi: donde la necessità di adeguare le nostre strutture e le nostre procedure istituzionali ai nuovi assetti intra-nazionali e sopranazionali. Il mondo, l´Europa e l´Italia non sono più istituzionalmente divisi al loro interno, e non vi è più l´esigenza di garantire meritevolmente una "parte" da "un´altra" parte di un Paese diviso, che è ormai in una ricostituita unità civile e morale.
La Costituzione non è per questo una tavola sacra ed immutabile: essa deve essere la forma istituzionale sempre viva e vivente della Comunità. I valori dell´antifascismo e della Resistenza rimangono a fondamento della Repubblica, ma anche a motivo dei nuovi assetti politici, culturali e ideali della comunità nazionale, che ha avuto come effetto una profonda trasformazione del sistema politico e delle sue organizzazioni in partiti e movimenti, occorre un nuovo patto nazionale e democratico tra gli italiani, che sia a fondamento delle nostre istituzioni democratiche e repubblicane. Per questo è necessario un processo di riforma costituzionale. Ma per fare questo occorre rivedere la riforma costituzionale del 2001, approvata dal centrosinistra, la riforma costituzionale del 2005 approvata dal centrodestra e soggetta alla conferma del voto popolare votando "no" a quest´ultima, e poi provvedere alla costituzione di una snella convenzione costituzionale con funzioni propositive nei confronti del Parlamento di riforme moderne ed affidando al popolo la definitiva sanzione di esse.
Numerose furono le proposte di riforma, a cominciare da quelle formulate dai Presidenti del Consiglio Forlani e Spadolini a quella proposta dal Governo Fanfani, che portò nell´VIII legislatura alla costituzione di una Commissione Bicamerale con il compito di formulare proposte di riforma costituzionale e legislativa, fino alla costituzione con legge costituzionale della Commissione Bicamerale che, attraverso le successive presidenze Iotti, De Mita e D´Alema, portò alla deliberazione di un testo di riforma larghissimamente condiviso ma che però fatti politici estranei alle proposta stessa non permisero di portare all´esame del Parlamento. Il nostro "no" al progetto di riforma della Costituzione sottoposto al voto confermativo del Popolo non è motivato dal fatto che si tratti di un progetto anti-democratico e "fascista", ma dal fatto che si tratta di un progetto non omogeneo, male strutturato, che vuole introdurre modelli di governo confusi e, sotto il nome del tutto difforme dalla realtà di "federalismo", vorrebbe un sistema complicato, ingovernabile e fortemente conflittuale di governo locale, in una confusione di istituzioni e competenze che della Corte Costituzionale farebbe il vero organo costituente! Il nostro "no" è un "no" a questa riforma ma un "si" alla riforma della Costituzione in senso moderno, democratico e partecipativo, per un´Italia che fa parte dell´Unione.

Lettera del Presidente Emerito Francesco Cossiga al quotidiano La Repubblica

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