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Intervento di Nando della Chiesa a Milano
27.06.2003

da parte di Nando dalla Chiesa- intervento davanti al Palazzo diGiustizia
25 giugno 2003, ore 11, davanti al Palazzo di Giustizia di Milano
Per ricordare che oggi il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto presentarsi davanti ai giudici, Nando dalla Chiesa - con la voce del capo del governo - ha tenuto un monologo processuale rivolto alla dottoressa Boccassini, raccontando la sua verità.
Cari sudditi magistrati,
la settimana scorsa avevo promesso che il giorno 25, mercoledì, avrei continuato la mia deposizione spontanea. Vi avevo promesso che lo avrei fatto e sono stato di parola.
Come sapete nel frattempo il parlamento nella sua sovrana autonomia ha varato una legge che per salvaguardare il prestigio dell¹Italia sospende questo processo, e tuttavia per senso del dovere e per rispetto nei vostri confronti io sono venuto, concludendo così il mio calvario giudiziario.
Mi hanno accusato di essere in guerra con i magistrati. Niente di più falso, questa è una menzogna. Io nei confronti dei magistrati ho sempre usato il metodo ³pacifico² che mi insegnarono alcuni anni fa degli amici avvocati romani e mi sono sempre trovato molto bene.
Non è dunque questo il mio atteggiamento nei vostri confronti e tuttavia ho dovuto subire da parte vostra molti torti. Come è stato detto autorevolmente in questa sede la settimana scorsa, "in sette anni sono state gettate su di me, che ho responsabilità istituzionali, tonnellate di fango, sia da giornali che da televisioni. Le accuse nei mie confronti sono solo fango basate su un teorema e il processo si è svolto senza che vi sia stato un morto né un movente per uccidere. Gettando ombra e fango sul presidente del consiglio si buttano sull¹intero paese. Un paese di cui io sono molto fiero".
Eccomi dunque qui per l¹ultima volta. Ho colto sui giornali l¹informazione che stareste accingendovi a contestare la validità costituzionale della legge che ha sospeso il processo. Io vi dico che questa legge è perfettamente costituzionale, perché non è anticostituzionale fare un lodo, non è anticostituzionale la sospensione dei processi. Si tratta di una legge perfettamente in linea con il dettato della nostra Costituzione; e se qualcuno pensa ­ io credo che voi non lo pensiate ­ ma se qualcuno pensa, dicevo, che questa legge sia una legge che porta il segno di un cambiamento di regime, o addirittura della nascita di un regime, io vi dichiaro qui che questo non è vero.
Perché ci fosse un regime occorrerebbe che il capo del governo avesse un controllo personale del parlamento, e questo con tutti i partiti che ci sono, è impossibile.
Perché ci fosse un regime occorrerebbe che il capo del governo avesse il controllo personale dell¹informazione, delle televisioni, e questo in un paese libero, con tante televisioni, non è possibile.
Occorrerebbe che il capo del governo potesse nominare lui, o far cambiare, i direttori dei grandi quotidiani, fare ispezioni nelle televisioni, censurare la presenza di questo o di quell¹altro personaggio. E anche questo dove ci sono tante testate è impossibile.
D¹altra parte il nostro sistema dell¹informazione ormai si regge economicamente sulla pubblicità, e dunque se uno volesse veramente controllare l¹informazione dovrebbe avere anche il controllo della pubblicità. E anche questo non è possibile.
Ma vengo anche alla magistratura, ai magistrati che sarebbero gli ultimi baluardi, secondo una certa lettura, della Costituzione.
Ebbene io dico che se a dei magistrati fanno ispezioni continue;
se i magistrati vengono accusati ogni giorno sui giornali del governo o sugli altri giornali dai ministri;
se vengono indicati come golpisti e come cancro della democrazia;
se vengono attaccati a reti unificate, in televisone, dal presidente del consiglio;
se dopo i processi gli imputati condannati vanno in prima serata tv ad attaccarli in loro assenza;
se vengono accusati e ricusati in continuazione ;
se si esortano i cittadini a fregargli le mogli;
se gli si tolgono le scorte e questi, nonostante tutto, continuano a fare i magistrati, allora vuol dire che il regime non esiste.
Perché ci fosse un regime occorrerebbe anche che il capo del governo avesse sopra di sé un re vanesio, un re pusillanime come Vittorio Emanuele III, ma anche questo non è possibile perché i Savoia non ci sono più, anche se sono tornati. Come dice il mio amico Tremonti, in questo paese i conti non tornano ma i principi ereditari sì.
Occorrerebbe ancora che ci fosse il culto della personalità. Per esempio che nei temi d¹italiano si dessero ai bambini da commentare delle frasi che ho detto io, ma anche questo se succedesse provocherebbe una rivoluzione.
Occorrerebbe, se ci fosse un regime, che il capo del governo si interessasse direttamente di rifare la lingua italiana, come se potesse, per esempio, diventare presidente di un Consiglio superiore della Lingua italiana. E anche questo non è possibile.
Occorrerebbe che il capo del governo si sottraesse per legge a tutte le leggi. E anche questo se accadesse sarebbe veramente al di fuori delle regole della civiltà di questo paese.
Occorrerebbe ancora, perché un regime si formi, che ci fosse un numero sufficientemente ampio di cretini che continuano a dire che il regime non esiste. E questo ovviamente in una società in cui tutti studiano non è possibile.
Allora non di questo si tratta. Si tratta invece di fare una riforma liberale della giustizia come quella che io sto immaginando e porterò in parlamento tra pochi giorni per far finire i calvari di coloro che possono subire la mia stessa sorte.
Ho in mente una riforma come quelle che si fanno nei paesi dove c¹è davvero la democrazia e la libertà individuale. Quando un magistrato rinvierà a giudizio un cittadino, il cittadino sarà libero di rispondere se vuole essere processato sì o no. In questo modo la libertà di ciascuno sarà salvaguardata, non ci comporteremo come nei paesi comunisti, dove la legge ti insegue in ogni angolo della tua vita, ma saremo finalmente in un paese democratico.
Voi, cari giudici ­ lei, dottoressa Boccassini non mi interrompa, per favore, questa non è un¹intervista dove parlo io e qualcuno cerca di parlare, ma qui esterno soltanto io perché sono dentro un tribunale e sono il presidente del consiglio ­, vi chiederete perché, se sono innocente, non mi sono fatto processare. Devo ammettere che questa è una bella domanda. Ma risponderò con un classico della storia dei diritti umani, l¹affermazione fatta in tribunale da Totò Riina: i giudici sono comunisti.
D¹altra parte noi lo abbiamo scoperto con le nostre ispezioni (perché le ispezioni servono, cari cittadini, non sono una vessazione), dicevo, noi abbiamo scoperto con le nostre ispezioni che cosa facevano i pubblici ministeri prima della caduta del muro di Berlino: abbiamo saputo che la dottoressa Boccassini si recava un giorno sì e un giorno no a fare scorpacciate di insalata russa in un ristorante di via della Moscova. E noi la paghiamo per questo!
Abbiamo saputo che il dottor Gherardo Colombo portava tutte le domeniche suo figlio sulle montagne russe e per questo gli sono venuti i capelli in quel modo indecoroso per un magistrato.
Avete creduto alla signora Ariosto che io non ho mai conosciuto e che comunque non è una contessina; l¹unica contessina che ho conosciuto è quella a cui ho fregato la villa di Arcore per quella modica somma che tutti sanno.
Avete accusato ingiustamente il mio caro amico Cesare Previti: con le vostre accuse e con i vostri processi, lo avete ridotto che sembra lo zio di Califano! Io gliel¹ho detto: devi resistere, con il solito incitamento gli ho detto: "Caro Cesare fagliela vedere". Lui saprà difendersi debitamente in questo processo, voi dovrete tener conto della sua innocenza.
La vostra incompetenza, cari magistrati, mi fa paura. Mi fa paura che non abbiate ancora saputo trovare quello che io con i miei investigatori ho trovato: un conto in Lussemburgo sulla vicenda Sme intestato ­ cifrato, ovviamente, perché si nascondono - intestato, dicevo, a Cicciobello; un conto cifrato nel Lichteinstein, intestato a Baffino. Certi dicono che si tratti di esponenti politici di primo piano di cui non faccio qui il nome per responsabilità istituzionale. E ancora due conti cifrati in Andorra intestati ad Oscar Maria. E anche qui non posso fare il nome per mantenere fede alle mie responsabilità istituzionali.
Voi avete pensato che davvero De Benedetti diventasse padrone della Sme con un contratto di poche paginette, quando io sono diventato padrone dell¹Italia con un contratto di una pagina sola (sventola Il contratto con gli italiani ) che ho firmato soltanto io!
Oltre alla vostra incompetenza, mi allarma la persecuzione che si è abbattuta su di me anche con la presenza di questo Avvocato dello Stato di cui voglio ricordare qui alcune paroleS scusate il sudore, mi devo detergere, poi per favore Panorama elimini queste fotografie, le compri tutte.
Dice l¹Avvocato dello Stato:
"che si tratti di corruzione è indiscutibile";
dice ancora l¹Avvocato dello Stato, che avrebbe dovuto difendermi:
"ci sono stati passaggi di denaro tra magistrati e avvocati che trovano la loro origine in Barilla e in Finivest.. La corruzione in atti giudiziari viene a far cadere una delle garanzie dello Stato di diritto, la Giustizia è uguale per tutti. La lesione alla credibilità della giustizia è stata particolarmente pesante";
"i tempi lunghi del processo sono stati determinati da questioni poste da alcune difese e che si sono rivelate completamente infondate: si sono difesi dal processo e non nel processo".
Dice ancora l¹avvocato dello Stato pagato dallo Stato, pagato da voi, pagato da me: "Silvio Berlusconi è il mandante di Italo Scalera attraverso Cesare Previti per l¹offerta di 550 miliardi di lire in relazione alla SME. E¹ Silvio Berlusconi che si dà da fare per organizzare la cordata. Erano anni drammatici per Fininvest, si parlava di accensione e di spegnimento di televisioni, alcune richieste erano ineludibili".
Ecco quello che io voglio segnalarvi: perfino l¹avvocato dello Stato è arrivato a dire queste cose sul mio conto. E¹ per questo che democraticamente noi ci accingiamo a fare una legge che elimini dai processi penali l¹avvocatura dello Stato.
Come vedete siamo sempre vigili per difendere le regole della nostra democrazia.
Voi avete, cari magistrati, dottoressa Boccassini non mi guardi, non mi guardi in quel modo per lo meno, avete calpestato la nostra dignità.
Non è vero che siamo tutti uguali, c¹è qualcuno più uguale degli altri. Voi avete vinto un concorso e basta, io rappresento la sovranità popolare, per questo non posso girare continuamente da un meandro all¹altro di questo tribunale perché il cittadino mi paga per governarlo e per comandare il paese, non certo per perdere tempo per ricordare che cosa ho fatto venti anni fa.
Mi sembra che davvero questo sia stato capito anche dal caro amico Carlo Azelio, il quale ogni tanto con la gentile consorte Franca avrebbe voglia di fare una specie di tumulto dei ciampi . Ma poi io lo faccio rigare dritto e fa quello che gli dico io.
Per la mia dignità allora io rifiuto questo processo, un processo che ricorda quelli descritti magistralmente dal grande filosofo africano F punto Kafka, che in francese si dice Kafkà.
Mi dovete obbedienza dal punto di vista di quello che viene chiamato il diritto positivo perché sono il capo del governo, mi dovete obbedienza dal punto di vista del diritto naturale perché, come ha detto di me - con la conseueta misura e con la consueta assenza di piaggeria ­ Giuliano Ferrara, io sono ³una forza della natura².
Venite con me, cari magistrati, lasciate che io perdoni quello che ho subito da parte vostra , che vi rivolga questo invito generoso a passare dalla mia parte. Sarete ricchi e potenti come tutti coloro che lo hanno deciso:
Io vorrei ricordare l¹ufficiale della Guardia di finanza Massimo Maria Berruti, che venne a fare un¹inchiesta nelle mie aziende immobiliari. Gli dissi che ero un consulente di passaggio, lui poi lasciò la Guardia di finanza, divenne mio consulente legale, naturalmente senza alcun rapporto con quella inchiesta, e poi venne candidato al parlamento e divenne deputato nelle mie file.
Mi ricordo ancora quel sottufficiale dei carabinieri, Felice Corticchia, che accusò il pool dei magistrati di Milano, di questi signori che rubano i vostri soldi, e giustamente raccontò quello che sapeva ai magistrati di Brescia. Venne condannato per quello che aveva detto. Hanno trovato misteriosamente il suo conto corrente in banca pieno di milioni e Cattaneo, l¹attuale direttore generale della Rai, quando era ancora alla Fiera lo ha assunto in quell¹ente prestigioso.
Ricordo ancora il giudice Metta che esaminò il Lodo Mondadori. Dopo quella decisione sofferta e difficile andò a lavorare allo studio Previti e non se n¹è più pentito.
Quindi vi ricordo anche la carriera strepitosa del mio amico, consulente e deputato Gaetano Pecorella, che credo non avrebbe mai immaginato venti anni fa tanti soldi e tanto potere.
Il mio messaggio dunque è: passate dalla mia parte, non ve ne pentirete.
Oggi, cari magistrati, la legge sono io, mettetevi in testa che quello del giudice è un mestiere finito. Una società come quella che sto realizzando non ha più bisogno di magistrati. Cara dottoressa Boccassini, lei è stata amica di un grande giudice come Giovanni Falcone, ebbene di quei giudici lì questo paese non avrà più bisogno, non ne avrà più bisogno perché ­ come si dice ­ beata la società che non ha bisogno di eroi. Noi non avremo più bisogno né di eroi né di giudici.
Io sto formando una società perfetta nella quale non ci saranno più reati per il semplice fatto che nessun comportamento sarà più considerato un reato.
Dunque io voglio ricordare in questo grande passaggio di civiltà come io sia stato sempre prosciolto e come arrivi candido a questo grande appuntamento che è il semestre europeo, al quale ci presentiamo orgogliosi di questo paese e delle leggi che questo paese ha saputo sfornare.

Vi ricordo che:
Per l¹accusa di aver giurato il falso sulla mia appartenenza alla P2, sono stato, è vero, dichiarato colpevole ma l¹amnistia dell¹89, cioè un grande istituto civile di diritto della storia dell¹umanità, mi ha reso giustizia

Per le tangenti alla Guardia di Finanza sono stato assolto in Cassazione per insufficienza probatoria, e lì mi hanno reso giustizia per le condanne in primo grado e per le prescrizioni in secondo grado.

Per il finanziamento illecito dei partiti (cosiddetto All Iberian - 1) la prescrizione del reato in Appello e in Cassazione mi ha reso giustizia della condanna in primo grado.

Per il falso in bilancio (All Iberian - 2) se verrà respinta l¹eccezione della Procura, godrò della prescrizione grazie a quella riforma dei reati societari che autonomamente, a mia insaputa e contro il mio volere, ha fatto il parlamento, davanti alla cui sovranità io qui mi inchino.

Per il falso in bilancio (Medusa cinematografica), l¹assoluzione con formula dubitativa mi ha reso giustizia della condanna in primo grado.

Per i terreni di Macherio, ho avuto l¹amnistia per uno dei due falsi in bilancio.

Per il falso in bilancio del caso Lentini ho avuto la prescrizione del reato grazie alla riforma dei reati societari voluta contro la mia volontà e in piena autonomia da questo parlamento, di fronte alla cui sovranità di nuovo mi inchino.
Per il falso in bilancio nel consolidato del Gruppo Fininvest, se tutto andrà bene, mi verrà resa giustizia per prescrizione del reato, grazie alla riforma dei reati societari, che contro la mia volontà è stata varata da questo parlamento, di fronte alla cui sovranità ancora mi inchino.
Per la corruzione nel Lodo Mondadori, ho avuto giustizia giusta con la prescizione scattata grazie alle attenuanti generiche che mi sono state riconosciute in quanto presidente del consiglio.
E infine, per corruzione in atti giudiziari nella vicenda Sme, il parlamento, nella sua autonomia e nella sua sovranità, di fronte alla quale ancora mi inchino con deferenza, ha stabilito di sospendere il processo, e di darmi finalmente immunità assoluta e totale: per il passato, per il presente e per il futuro.
Questa, cari magistrati, è la mia posizione. Contro tutte le dicerie, contro tutte le malignità che sono state profuse a piene mani da magistrati interessati.
Io esco immacolato da tutte le mie persecuzioni. Ed è per questo che mi presenterò di fronte all¹Europa a testa alta, difendendo il prestigio del paese, difendendo il prestigio dell¹Italia .
Vorrei dire due parole ancora a questi magistrati che in questo momento continuano il loro inutile processo. Io ve lo dico, dottoressa Boccassini, dottor Colombo, collegio giudicante tutto, vi dico addio. Sono tornato per onorare il mio impegno della settimana scorsa, non mi vedrete mai più. Addio ultimi vincitori di un concorso, d¹ora in poi si farà tutto a trattativa privata. Addio magistrati, specie in estinzione, questo paese nella sua marcia verso la civiltà non ne avrà più bisogno.
E se per cortesia istituzionale questo agosto vorrete mandarmi una cartolina, io ve ne sarò profondamente grato.
Grazie, e con questo vi saluto cari magistrati. Saluto i cittadini che hanno voluto presenziare a questo solenne addio, a questa mia deposizione. Grazie a tutti.
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Due parole soltanto per un dovere di coscienza mia e non perché voi non ve ne rendiate conto.
Questa presenza qui oggi è stata una presenza per nulla goliardica. Noi abbiamo voluto ricordare che la settimana scorsa un capo del governo è venuto a promettere che sarebbe tornato a parlare ai giudici, a fare una sua deposizione, avendo l¹aereo dietro l¹angolo pronto per portarlo a Roma, dove sarebbe stata approvata una legge che avrebbe eliminato questo processo.
Noi crediamo, io credo che sia stato colpito al cuore il principio fondamentale dell¹uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Questo si è voluto testimoniare oggi qui, non altro, niente di più e niente di meno.
Ricordando che questa democrazia oggi dobbiamo difenderla noi, con la nostra coscienza civile, politica e istituzionale.
Tranne alcuni istituti di legalità, tranne alcuni mezzi di informazione, non c¹è altro più che difenda questa democrazia, che è malata, che sta male e chiede a tutti un supplemento di impegno e di lavoro.
Lo dico con la massima coscienza, con la massima serietà, la satira è il vestito di una testimonianza che oggi ha voluto essere drammatica. Per questa ragione stamattina non sono stato in parlamento, perché quando in parlamento di queste leggi, di leggi che spaccano il paese, 315 senatori, tutti insieme, possono discutere, presentare gli emendamenti e discuterli, fare le dichiarazioni di voto in un giorno solo, il mio diritto di parola come parlamentare non può che essere anche al di fuori del parlamento, per fare il lavoro che mi è stato chiesto di fare. Grazie.

Nando dalla Chiesa

Milano, 25 giugno 2003









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