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Il papa, Hitler, l'olocausto e Rosenstrasse
10.06.2006

Le parole (e i silenzi) di Benedetto XVI durante la sua recente visita ad Auschwitz hanno innescato un vivo dibattito - anche su questa m.l. - sul rapporto tra la Chiesa e l'antisemitismo.
Per esempio - come ha evidenziato Furio Colombo in un commento apparso su l'Unita' - ha colpito il silenzio del Pontefice sul movimento della Rosa Bianca, un gruppo di coraggiosi cattolici antinazisti che pago' con la vita la fede nella liberta'.
Ma se si vanno a vedere le vicende che portarono all'ascesa del nazismo in Germania, quei silenzi di Benedetto XVI forse possono essere spiegati.
Spiegati con l'imbarazzo che il massimo rappresentante della Chiesa ha di fronte agli eventi di quegli anni.

A ripercorrere le vicende politiche che accompagnarono e portarono alla presa del potere da parte dei nazisti, ci si rende conto che l'unica vera forza che in Germania poteva ostacolare Hitler era il cattolicesimo politico.
Un movimento cattolico di base - ma che non interessava solo la base -, che aveva espressione politica nel Partito di Centro, e alla cui neutralizzazione contribui anche la politica del Vaticano, che sfocio' poi nella stipula del Concordato.
L'azione diplomatica del Vaticano, tutta orientata - dal suo punto di vista comprensibile - a "salvare" la Chiesa dall'imminente tragedia costituita dall'autoritarismo e dal nazionalismo tedesco, ebbe come conseguenze la gerarchizzazione ed il controllo sul clero tedesco da parte delle gerarchie vaticane, come risultava dall'interpretazione delle stesse norme Concordatarie: a causa di cio' il movimento cattolico tedesco fu messo in condizioni tali da non costituire piu' un problema per i nazisti e la strada per la definitiva conquista del potere da parte di Hitler fu ulteriormente spianata.
Tale scenario contrasta con quanto detto da Ratzinger a proposito del popolo tedesco ostaggio di una banda di gangsters.
In realta' i "gangsters" furono diligentemente aiutati da tutta una serie di fattori e di circostanze, di errori e di false aspettative.

Rimarchevole e' anche il silenzio del papa sulla vicenda di Rosenstrasse, che riecheggia il silenzio delle Chiesa di Roma dell'epoca; una vicenda, peraltro, che si concluse - e da questo punto di vista costituisce un vero caso - con la sconfitta dei nazisti in un momento in cui piu' feroce era il comportamento delle forze armate tedesche (siamo nel 1942, dopo la sconfitta di Stalingrado).
E' noto che da parte di alcuni storici si tende ad accreditare la teoria del "silenzio utile". Si sostiene cioe' che la Chiesa dovette attuare questa politica "con i regimi totalitari per salvare il salvabile, mentre le denunce pubbliche, plateali, e mondiali avrebbero provocato la distruzione della Chiesa stessa, l'impossibilitĂ  di aiutare chicchessia, e avrebbero ottenuto solo il cordoglio e la commiserazione delle potenze occidentali e degli ebrei, ma senza frutti concreti."
Ed invece la vicenda Rosenstrasse, avvenuta nel 1943, nella sua concretezza e nel suo esito sta' a dimostrare esattamente il contrario: i nazisti avevano paura della pubblicita', del clamore, della voce grossa e della protesta collettiva. Le mogli ariane di tedeschi ebrei che, tutte insieme, riuscirono ad ottenere la liberazione dei loro mariti destinati ai campi di sterminio, sono un esempio di come anche il piu' feroce dei regimi si arrenda di fronte alla protesta di massa ed all'unione delle persone ragionevoli.
Del resto il movimento cattolico, quando aveva manifestato in modo compatto contro il nazismo in passato, era riuscito ad influenzarne enormemente il potere. Un esempio importante e' costituito dalla protesta vigorosa dei cattolici tedeschi contro il programma hitleriano dell'eutanasia nel 1940-41, protesta che porto' i vertici nazisti se non a bloccare, quantomeno a ridurre le dimensioni del genocidio dei "disabili".

E allora viene legittimo chiedersi: quante vittime si sarebbero potute salvare se dalla Chiesa si fossero levate delle voci grosse contro i criminali nazisti in occasione, per esempio, dei pogrom antisemiti conosciuti come "la notte dei cristalli" o in occasione dello sterminio dei dissidenti politici (tra cui molti dirigenti cattolici) perpetrati durante la "notte dei lunghi coltelli"?

La stessa enciclica "Mit Brennender Sorge" giunse tardivamente e in essa, inoltre, non si parlava esplicitamente degli Ebrei e del loro sterminio pianificato. Senza contare che tale enciclica fu seguita, a breve tempo, da due documenti papali: uno diretto alla condanna del comunismo sovietico e l'altro indirizzato contro le persecuzioni dei sacerdoti nel Messico rivoluzionario.
Un atteggiamento questo che certo non contribui' a dare il giusto peso alla tragedia che stava avvenendo nel cuore dell'Europa, a due passi da S.Pietro.

Se davvero c'e' stata "l'eclissi di Dio", mai Dio fu oscurato come durante l'Olocausto. Ed in ragione di questa "eclissi" ci si aspetta che la Chiesa degli uomini continui quel percorso di disamina dei propri errori cominciato con Giovanni Paolo II.
Solo la consapevolezza degli errori compiuti nel passato puo' dare la forza per affrontare il presente ed il futuro.

Lantan

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