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Società civile
21.06.2006
Piero Buscemi / girodivite.it

Sono di dominio pubblico, ormai, i tentativi più o meno discutibili, di rimediare al deturpamento del territorio siracusano che, dalle raffinerie di Priolo alla cementificazione selvaggia della costa, ha costretto gli amministratori della città a rivedere, in parte, l’idea di turismo ecosostenibile.

Tra questi, sembrerebbe prendere corpo il vecchio progetto, legato allo sfruttamento, e sottolineiamo sfruttamento, della vecchia cinta ferroviaria che, da Corso Gelone, giunge fino al quartiere Mazzarrona. Un progetto che, partendo dall’idea di realizzare una pista ciclabile, è stato più volte rivisto e ridiscusso, grazie anche alle proposte alternative che si sono susseguite negli anni.

Come quella del sindacalista Cgil Zappulla che ha suggerito di creare una sorta di metropolitana a cielo aperto per consentire una soluzione diversa ai siracusani e ai turisti, e raggiungere più agevolmente i punti estremi della città.

Un problema, inoltre, da non sottovalutare, è quello relativo alle reali finalità che, non solo in questi casi, completano e “perfezionano” l’intenzione iniziale, dando libero sfogo alla fantasia dei “pensatori” e dei politici. Questo per consentire di unire l’utile al dilettevole, soddisfacendo le richieste pervenute da più parti durante le campagne elettorali e gettare le basi per i compromessi del futuro.

Intanto, il progetto “pista ciclabile” sembra sia stato partorito, dopo un lungo ed estenuante travaglio. Questo non vuol dire che si realizzerà ad ogni costo e in tempi brevissimi. Anche la somma richiesta per il finanziamento dell’opera, rimane una porta aperta. Non a caso, noi preferiamo neanche menzionarla, vista la sua caratteristica di elasticità, tipica di questi casi.

Per farci un’idea più precisa sull’argomento, abbiamo intervistato il noto genio dell’antichità, Archimede. Quella che segue, ovviamente, non è un’intervista tradizionale, ma ci è stata gentilmente concessa da questo grande uomo dell’antichità, durante una notte insonne post-parmiggiana di melanzane.

Premettiamo che siamo coscienti del fatto che la questione merita un’attenzione maggiore e più seria. Ne siamo consapevoli e non vogliamo sminuire l’interesse, ma la nostra rimane una provocazione, ideata e realizzata dopo i nostri falliti tentativi di trovare un interlocutore tra politici, ambientalisti o semplicemente uomini di cultura, che accettasse di darne le risposte. Siamo, inoltre, disposti ad accettare gli eventuali interventi a posteriori che, chiunque informato sulla vicenda, si offrisse di avanzare.

Girodivite: Un progetto come quello della realizzazione di una pista ciclabile, dovrebbe rappresentare nella maggioranza dei casi, una notizia di buon auspicio per il futuro ambientale di una città. E’ un discorso che può valere anche per Siracusa?

Archimede: Devo precisare che, nei miei appunti personali scomparsi misteriosamente, l’idea di realizzare una strada carrabile che si affacciasse sul mare, era già presente. Certo, la città ha subito molte modifiche da allora. La cosa che mi preoccupa di più, è la gestione della ricchezza pubblica da parte dei nuovi principi di Siracusa che, da qualche tempo, non mi fa dormire. E non è soltanto il rumore rimbombante, anche di notte...

Girodivite: La zona scelta per la sua realizzazione è stata da tempo, abbandonata a sé stessa. Diverse diatribe del passato hanno fatto emergere anche problemi di competenza. Nel frattempo, il mare si è mangiato una parte della scogliera. Il sito, ricco di fossili databili a più di tre milioni di anni fa, di anfratti di indubbia bellezza e di grotte “misteriose”, non meritava forse, un’attenzione più ambientalista?

Archimede: Non so che valore voi, uomini moderni, date alla parola ambiente. La stranezza sta nel contesto nel quale si utilizza, molte volte a proprio uso ed abuso. Eppure, se ambiente corrisponde allo spazio geografico, al luogo in cui si vive, alle persone e, specialmente, alle cose con le quali si è a contatto, l’unica considerazione che mi sento di fare è: perché l’uomo moderno costruisce alveari dove andare ad abitare e poi partorisce leggi, che sarebbero giustificabili solo in una società di eremiti?

Girodivite: Il dubbio che altro cemento verrà versato sulla Storia e il Patrimonio siracusano, appare legittimo, dopo le vicende legate ad Asparano o all’Epipoli. Gli interessi privati dei politici sono sottintesi, ma un grosso problema a Siracusa, è quello che qui non si distingue più il buono e il cattivo. Ossia, il punto di riferimento sul quale aggrappare le nostre speranze di vero rilancio turistico. Quale è il suo pensiero, in merito?

Archimede: Diciamo che ai miei tempi, l’ospite spesso era indesiderato. Questo perché, il più delle volte, non erano visite, ma delle vere invasioni. Mi rendo conto che la Storia condiziona da sempre le nuove generazioni e sicuramente, la epocale diffidenza aretusea nei confronti dello sconosciuto è stata tramandata. Sarebbe così giustificata la politica adottata negli ultimi lustri, che ha rivolto la propria attenzione su investimenti sconclusionati e poco intelligenti, a meno che, quelle che vedo a Tapsos non siano fuoriuscite di nuovi siti termali.

Girodivite: In precedenti inchieste ed articoli dedicati a Siracusa, Girodivite ha voluto sottolineare il poco rispetto verso questo decantato Patrimonio dell’Umanità. In modo particolare, da parte del siracusano-cittadino. Alla zona dove dovrebbe sorgere la pista ciclabile, accostare l’attributo “discarica a cielo aperto”, è forse riduttivo. Il materiale rinvenibile, che va dai resti del motorino rubato, alle batterie auto, ai frigoriferi o al materiale edilizio dismesso, la dice lunga sulle abitudini del cittadino medio. Secondo lei, è ancora valida la teoria dell’informazione atta alla sensibilizzazione verso il rispetto dell’ambiente?

Archimede: Questa, scusi, è una domanda anacronistica. Tanto, da farmi sentire proiettato nel futuro. E’ da più di duemila anni che sento parlare di antico, barbaro, primitivo etcetera. Ammettiamolo: l’uomo da sempre, è stato un produttore inesauribile di scarichi più o meno, organici. L’evoluzione ha modificato la natura di queste “liberazioni”, ma rimane valido l’antico proverbio: “ciò che si butta a mare, prima o poi, il mare te lo restituisce”.

Girodivite: Fermandoci sulla zona interessata, i frequentatori abituali, quelli che, non trovando altro spazio per portare i loro cani a passeggio, vi si recano, hanno manifestato il timore che la pista ciclabile rappresenterà un altro limite invalicabile per gli onesti cittadini e un’altra via di scorribande motociclistiche senza scrupoli. Può la pista ciclabile, rappresentare per i maleintenzionati, addirittura, una strada di fuga a seguito di qualche azione criminosa, che ha già interessato la zona?

Archimede: Più che un’ipotesi, appare come un pensiero riduttivo della realtà. Ai miei tempi, lo ripeto, le esigenze erano diverse. Qualche senatore aveva la sua villa di lusso, costruita spesso, direttamente sugli scogli. Non occorrevano particolari concessioni e poi, ogni tanto un terremoto, copriva le vergogne. So che a distanza di secoli, oggi i resti di queste costruzioni sono ricercatissimi. E poi, noi ci divertivamo a giocare a cottabos, un gioco innocuo fatto con il vino. Oggi, i ragazzi si divertono con altre evasioni.

Girodivite: In un articolo dedicato ad Asparano, Girodivite in maniera provocatoria, propose la nomina di un assessore al turismo, scelto al di fuori della città. Si consigliò un esperto nel settore pluridecennale, magari della riviera romagnola, che non avesse interessi privati nella gestione della cosa pubblica. Lo suggerirebbe anche lei?

Archimede: Dell’antica regione romana Emilia conosco poco. Era difficile per noi, intraprendere viaggi così lunghi. La saggezza e l’intraprendenza del suo popolo, però, è giunta fino a noi. E la realtà, molte volte, ha superato la leggenda. Direi, al riguardo, che la proposta meriterebbe un seguito.

Girodivite: Chiudiamo con una domanda rivolta al futuro. Come lo vede lei, il futuro di questa città? E quali sono i progetti realizzabili, per provare a renderlo soltanto un po’ più umano?

Archimede: La prego di risparmiarmi certe provocazioni. Nelle mia vita ho già preso una coltellata per permetterle di mettere il dito nella piaga. E comincio a credere che, quella, non fu un errore di valutazione di un misero soldato romano...

Fonte: http://www.girodivite.it/Societa-civile.html

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