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Anas, Di Pietro azzera i vertici |
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28.06.2006
Grosso guaio all´Anas, avere per ministro delle Infrastrutture un ex magistrato del pool Mani Pulite. Antonio Di Pietro è andato a ficcare il naso nei conti che non tornavano ed è rimasto allibito. «Mi chiedo: - ha commentato Di Pietro per cercare di spiegare lo sconcerto - ma questi dell'Anas sono impazziti o qualcuno glielo ha comandato? E allora chi e perchè? E loro sono andati ultra petita?». Ultra petita, al di là delle consegne e dei poteri. E anche somme inserite impropriamente fra le economie e quindi impegnate. Una gestione a dir poco "allegra" dei soldi pubblici. Così, carta e penna, Di Pietro ha segnalato la situazione dell'Anas alla Procura della Repubblica, oltre che alla Corte dei conti. E ha proposto il commissariamento.
Al di là delle esigenze finanziarie, c'è «un problema di credibilità patrimoniale per la sussistenza e l'esistenza dell'Anas», ha detto nell´audizione alla Camera sull´emergenza cantieri . A suo giudizio «ci sono ipotesi da valutare sotto l'aspetto delle false comunicazioni sociali e del falso in bilancio».
Del resto anche il primo ministro Romano Prodi oggi ha citato proprio Fs e Anas come esempi di «gravi squilibri economici» e di «carenza di risorse» necessarie per gli obiettivi del Paese ma, ha puntualizzato, «ciascun ministro ha trovato, nel suo ministero, una situazione che va al di là dell'immaginario».
«Qualcuno – ha chiarito più in dettaglio Di Pietro - ha fatto risultare a bilancio oltre 4 miliardi di euro» che non erano disponibili. Cosicché oggi «il patrimonio netto è minore rispetto all'indebitamento complessivo». Insomma, per il ministro il prossimo amministratore dell'Anas «come primo atto dovrebbe portare i documenti in Tribunale».
Un attacco durissimo ai vertici dell'Anas. Il problema della mancanza di fondi dell'Anas è nato «a cavallo tra il 2001 e il 2002 quando da ente pubblico fu trasformato in Spa», ha spiegato Di Pietro. Un errore dovuto all'aver destinato «gli stessi soldi» ad una «duplice attività ». E che oggi fa registrare nel bilancio Anas una «differenza negativa di 3,5 miliardi di euro».
Nel 2001, ha spiegato Di Pietro, c'erano «12 miliardi e 475 milioni di euro di residui passivi. Anas spa decide di rimodularli: 6 miliardi erano risultati vincolati a lavori effettivamente in corso, mentre 4 miliardi e 475 milioni erano legati ad opere da fare ma non più attuali. Nel 2003 – ha proseguito il ministro - viene varato un contratto di programma straordinario» e per i 4 miliardi e 475 milioni di euro «viene stilato un elenco di lavori importante» da finanziare con questi soldi». In realtà , ha continuato, di questi 4 milairdi e 475 milioni, 3 miliardi e 763 milioni di euro risultavano invece vincolati a impegni già presi». Non è vero dunque che erano opere che non si facevano più ma erano opere «in corso». Per Di Pietro da ciò è nato tutto: «questo è il motivo per il quale l'Anas non ha i soldi». Al «31 dicembre del 2005 il professor Laghi ha fatto un'analisi dei fondi da cui risultano 19 miliardi di impegni con una copertura per 15,5 miliardi». E dunque mancano 3,5 miliardi di euro.
Dunque ora non c´è altra via che il commissario straordinario, come per la Parmalat, se così si può dire. «La decisione sarà di concerto tra il ministro dell'Economia e la presidenza del Consiglio» ha affermato Di Pietro aggiungendo che si tratta di « un atto doveroso».
da www.unita.it
Welfare Italia
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