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Signor Savoia, gradisca! |
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30.06.2006
Ad un convinto repubblicano come me, un re o una regina sono graditi come le mosche nel brodo. So tuttavia distinguere ed ho grande rispetto per uno come Juan Carlos di Borbone, re di Spagna, che nonostante fosse stato tenuto sotto l’ala protettiva dal dittatore Francisco Franco, ha saputo interpretare magistralmente il ruolo di re democratico durante il farsesco tentativo di golpe del colonnello Tejero.
Quanto a casa Savoia, sostengo che non ne abbiano azzeccata una. Vogliamo ricordare qualche esempio ?
L’ignobile repressione dei moti liberali del 1821, che videro la partecipazione di Santorre di Santarosa, il “qui lo dico e qui lo nego” di Carlo Alberto, il cosiddetto Re Tentenna protagonista della sfortunata prima guerra d’Indipendenza del 1848; la sostanziale grettezza di Vittorio Emanuele II, che dal Cavour veniva giudicato poco più che un “minus habens”, la decorazione conferita da Umberto I al generale Bava Beccaris per il merito di avere ordinato di cannoneggiare ad alzo zero una manifestazione di lavoratori nel maggio del 1898. Poi il ruolo determinante avuto da Vittorio Emanuele III nel favorire l’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale (nonostante Giolitti sostenesse che la trattativa con l’Austria avrebbe consentito di ottenere “parecchio”), il rifiuto dello stesso re di firmare lo stato di assedio ai tempi della marcia su Roma nell’ottobre del 1922 e l’incarico conferito a Benito Mussolini con un vero e proprio golpe, la firma apposta alle vergognose leggi razziali del 1938, la fuga ignominiosa a Brindisi e l’8 Settembre 1943, quando la classe dirigente, re in testa, lasciò l’Italia senza guida e l’esercito senza chiare disposizioni. Per ultimo vorrei ricordare l’insensibilità dimostrata nei confronti della Divisione Acqui a Cefalonia, lasciata a se stessa senza aiuti in balia della furia nazista.
Forse la figura più pulita e tragica fu quella di Umberto II, che nel 1946 fu re d’Italia per un solo giorno.
Ce n’è dunque d’avanzo senza parlare della vita dell’ultimo Vittorio Emanuele, quello che avrebbe potuto essere il nostro re in carica.
Adesso scopriamo anche i suoi sordidi traffici e la sua foja per le prostitute. Torna alla mente la vicenda narrata in Amarcord di Federico Fellini; si vociferava sulla genesi del soprannome Gradisca dato ad una delle protagoniste del film, una specie di bella del paese. Questa, per favorire gli interessi immobiliari di un amico, avrebbe accettato un appuntamento galante con il principe ereditario Umberto, il padre dell’attuale Vittorio Emanuele.
Visto che Umberto continuava a cincischiare davanti allo specchio senza decidersi, lei da sotto le lenzuola lo invitò dicendo “Signor Principe, gradisca !” In questo, Vittorio sembrerebbe diverso dal padre perché pare non occorra esortarlo.
Gabrino Fondulo
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